Da Mussolini a Monzeglio, quei pregiudizi sui calciatori

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Romano Floriani Mussolini (foto dalla pagina FB Juve Stabia Fans)

Ecco di nuovo “siamo al Fascismo!“, ci sono “i fascisti al governo!“. Motivo? Il video dell’esultanza dei tifosi della Juve Stabia dopo il gol segnato da Romano Floriani Mussolini. Un evento che ha fatto molto discutere per le scene di tripudio dei sostenitori e il cognome del calciatore scandito in risposta allo speaker che urla il suo nome.

La prima rete siglata tra i professionisti dall’esterno destro di proprietà della Lazio (è in prestito alle ‘vespe’ fino al 2026) è stata emozionante per il ragazzo che ha provato ebbrezza ed euforia per aver dato la vittoria ai campani nella sfida di Serie B contro il Cesena. Sensazioni dal retrogusto finora agrodolce per i pali centrati contro Palermo e Sampdoria. Il giocatore è figlio di Alessandra Mussolini, nipote del Duce, e non è certo la prima volta che si trova a fare i conti, suo malgrado, con il peso di quel cognome che ha sulle spalle. Floriani porta il nome del nonno, Romano, uno dei cinque figli avuti dal dittatore con la moglie Rachele (insieme a Edda, Bruno, Vittorio e Anna Maria).

Viene in mente un grande giocatore come Eraldo Monzeglio. Fu terzino della Nazionale e due volte campione del mondo nel 1934 e nel 1938. Piemontese di Vignale Monferrato, Eraldo Monzeglio giocò nel Casale, nel Bologna e nella Roma dove da direttore sportivo vincerà anche uno scudetto. Frequentando la spiaggia di Riccione, divenne amico dei figli del Duce e a un certo punto fu maestro di tennis di Benito. Popolarissimo campione, per propagandare l’impegno dell’Esercito nel conflitto indossò la divisa grigioverde, partendo per il fronte russo nel 1942 (come fece Marinetti). Dopo l’8 settembre seguì Mussolini a Salò ed entrò a far parte della sua segreteria. Nel 1946 allenò il Como, poi seguirono Pro Sesto, Napoli, Sampdoria e Juventus. La sua storia intreccia più volte quella dei protagonisti della sua epoca, attraversandone i trionfi come i momenti più bui. A lungo schierato col Fascismo, contribuì però, grazie ai suoi contatti con la Resistenza, a salvare un partigiano, Giuseppe Peruchetti, ex portiere dell’Inter e della Juve colto dai fascisti a trasportare armi e condannato a morte. Ebbe come allenatore il grande Árpád Weisz, l’ebreo ungherese che terminò i suoi giorni ad Auschwitz; assistette alla storica lite tra donna Rachele e Claretta Petacci; sfidando i nazisti, accompagnò Edda Ciano dal marito Galeazzo, in prigione a Verona dopo il 25 luglio 1943, e conobbe agli allenamenti della Nazionale Michele Moretti, poi partigiano nella brigata che arrestò il Duce, eliminato a Giulino di Mezzegra.

Fu a Como nelle ore drammatiche e fitte di interrogativi irrisolti in cui la Rsi si dissolse. Ma di quel periodo non parlò quasi con nessuno, nonostante le insistenze di giornalisti come Antonio Ghirelli, Gino Palumbo, Giovanni Arpino. Che cosa sapeva Monzeglio dei tentativi di Mussolini di agganciare gli Alleati, dei carteggi con Churchill, dell’oro di Dongo? Su verità e misteri della sua vita ha scavato a fondo Alessandro Fulloni in bellissimo libro “Il terzino e il Duce. Eraldo Monzeglio, il romanzo di una vita. Dai Mondiali del 1934 ai misteri di Salò”, Solferino Editore, Pagine 336, euro 20,00, per ricostruire la prima affascinante e controversa biografia di un campione sportivo e di un protagonista dimenticato della storia italiana.

Ora anno di grazia 2024, «Ha segnato Romano…» e lo stadio risponde con le mani al cielo «Mussolini», come in qualsiasi stadio, per qualsiasi giocatore. In gol contro il Cesena, nella partita del 22 dicembre allo stadio Romeo Menti di Castellammare di Stabia (Napoli), è infatti andato Romano Floriani Mussolini, terzino destro della Juve Stabia in prestito dalla Lazio. Il ragazzo ha 21, la sua rete ha permesso alla squadra, che milita in serie B, di agganciare il quarto posto in classifica. Sulla maglia ha voluto tenere il cognome ingombrante, e abbreviare quello del padre con una «F.». Nulla di male fin qui, nessuna polemica fino a quando il suo gol non ha fatto esplodere di gioia i tifosi. Le immagini sono sfocate e lasciano qualche dubbio sull’esultanza degli ultras, ma non c’è nessun ritorno al fascismo, dopo ottant’anni anni, e parliamo di un giovane, bravo giocatore di calcio. Tutto qua.

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