Eduardo De Crescenzo: il canzoniere napoletano arriva a teatro

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La canzone “Ancora” scritta da Claudio Mattone lo ha reso famoso da un giorno all’altro

Nel 1981 la canzone “Ancora” non vince il Festival di Sanremo, ma fa centro al primo colpo. Oggi, il cantautore e musicista napoletano è ricordato soprattutto per quel brano diventato, successivamente, anche sigla del programma tv di Rai Uno “Sottovoce” condotto da Gigi Marzullo. Oggi, Eduardo De Crescenzo porta avanti il progetto ambizioso, “Avvenne a Napoli”, e ripercorre la storia del Canzoniere Napoletano dai suoi esordi, intorno al 1800, fino al 1950. Una nuova veste, quindi, per “Fenesta vascia”, “Luna nova”, “Era de maggio”, “Te voglio bene assaje”, “Luna rossa” e altri capolavori.

Mi racconti com’è nata l’idea di “Avvenne a Napoli”, quest’opera teatrale che porti in giro da diversi anni?

Sono un musicista, sono un interprete, sono napoletano… ovvio che lo penso da sempre. Prima, però, ero intento a realizzare la mia musica. “Avvenne a Napoli – passione per voce e piano” è stato prima un concerto, poi un album per voce e pianoforte perché è così che queste canzoni venivano scritte ed eseguite e poi un libro “Storie del Canzoniere Napoletano” di Federico Vacalebre, critico e storico della Canzone d’Arte, tutto edito da La nave di Teseo. Ora è un’opera teatrale che prova a tenere tutto insieme.

Quanto è importante riscoprire e raccontare la Canzone Napoletana dai suoi esordi?

E’ uno dei capitoli più importanti e prestigiosi della storia musicale italiana ma anche il più trascurato e ingiuriato. Ancora oggi, nel mondo, quando si parla di musica italiana ci riconoscono per L’Opera lirica e per la Canzone classica napoletana, non per altro. Eppure, nella percezione comune, non è ancora nell’olimpo dei grandi classici. Ancora oggi regna una vergognosa confusione culturale che spesso riduce questo repertorio a folklore per turisti ingenui e ascoltatori da trattoria, sommerso da mille rifacimenti insensati, confuso con qualunque idiozia cantata in napoletano.

Ci sarà anche qualche chicca dal tuo album del 1983, quello cantato interamente in napoletano?

No, nessuna concessione fuori traccia. Insieme con Julian Oliver Mazzariello, pianista geniale, ci siamo proposti di andare a scoprire cosa questi autori avessero veramente scritto. La missione era ritrovare il loro “suono”, trasportare il pubblico nel loro tempo, prima che arrivasse la nostra musica.

“Nudi” è il tuo primo vero album da cantautore e dentro c’è la bellissima “L’odore del mare”. Come mai nei tuoi primi dischi hai fatto solo l’interprete?

Sono un musicista, un compositore, un interprete, un cantante … riesco a imprimere il mio stile su qualunque esecuzione. Agli inizi la cosa più importante per me era la riconoscibilità. Poi ho desiderato comporre, cantare cose composte da me. Raramente ho scritto testi anche se non ho mai cantato nulla che fosse contrario ai miei pensieri. Non so se posso definirmi un canta-autore, un canta-compositore … è una fissa tutta italiana quella di voler racchiudere tanti talenti in un unico corpo, inevitabilmente qualcosa ci starà stretto.

Hai partecipato cinque volte al Festival di Sanremo. Ce n’è uno che ti è rimasto particolarmente nel cuore? Ci torneresti?

Sicuramente il primo, l’emozione che provai è ancora molto forte e molto presente in me. Ci sono tornato più volte per impegni contrattuali con la mia casa discografica ma con sempre meno convinzione. Non ci tornerei, c’è un tempo per tutto. Oggi conosco meglio anche il mio pubblico e so dove mi viene a cercare.

Che rapporto hai con “Ancora”, il brano con il quale hai conquistato tutti nel 1981?

Di grande riconoscenza. Mi ha reso famoso da un giorno all’altro, è un evergreen ancora oggi amato e suonato in tutto il mondo.

Chiudere gli occhi e suonare la fisarmonica: possiamo definirla magia?

Non proprio. Il talento è così, è una conoscenza che possiedi senza che nessuno te l’abbia insegnata. Io lo scoprii a soli tre anni. Poi devono arrivare studio, esercizio e disciplina, altrimenti la magia svanisce.

​”Le mani” è il titolo di un’altra bella canzone dei tuoi primi successi, ma è anche il titolo di un dvd dal vivo. Quant’è importante la dimensione live per un artista come te?

Per me è vitale. La mia musica è essenzialmente live.

“Avvenne a Napoli” è anche un doppio vinile con gli spartiti, ma il nuovo tour sarà documentato per un’eventuale uscita in dvd?

Non so, non ci ho ancora pensato. La musica non si giova molto dell’immagine registrata. Io l’ascolto sempre a occhi chiusi e ci metto le immagini che più mi piacciono in quel momento. Però è anche giusto lasciare documento del lavoro che si fa. Ci penserò più avanti.

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