Pasolini-Pound. Con Ezra due universi eternamente liberi

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I due grandi intellettuali si incontrarono a Venezia per un’intervista della RAI. Ecco un estratto dell’articolo sul numero 60 di CulturaIdentità.

Pier Paolo Pasolini ed Ezra Pound. Due nomi che continuano a suscitare discussioni, passioni, contrasti. Due autori lontanissimi per provenienza, lingua, storia personale e politica, ma accomunati da una radicale estraneità al conformismo e da una irriducibile capacità profetica. Non sono figure da museo: le loro parole, rilette oggi, nel 2025, hanno ancora la forza di mettere in discussione i nostri schemi, di aprire ferite e di indicare possibilità.

Pound, l’americano nato nel 1885, che fece dell’Europa la sua patria intellettuale, ha segnato la poesia del Novecento con i «Cantos», labirinto di lingue e miti, musica e citazioni, in cui tentò di costruire un cosmo poetico universale. Ma la sua adesione al Fascismo e l’antisemitismo gli costarono condanna e isolamento: prigioniero nella «gabbia di Pisa», esposto al sole e ai riflettori notturni, e poi internato per tredici anni nel manicomio criminale di St. Elizabeth a Washington. Uomo capace di intuizioni geniali quanto di errori madornali, resta il simbolo di un’arte che non si lascia ridurre a misura politica. Pasolini, nato nel 1922, poeta e regista, scrittore e polemista, fu a sua volta emarginato e processato. Espulso dal PCI, accusato di oscenità, divenne una delle voci più isolate e allo stesso tempo più lucide della cultura italiana. Vide prima di altri l’avvento di un nuovo potere omologante, più devastante del Fascismo: la società dei consumi e la televisione, capace di lacerare per sempre l’anima popolare. La sua scrittura era un misto di lirismo e invettiva, di disperazione e di profezia, e conserva ancora oggi una forza che mette a disagio.

Due destini così lontani si incrociarono il 26 ottobre 1967 a Venezia, nella casa di Pound in Calle Querini. Fu il regista e giornalista Vanni Ronsisvalle a organizzare quell’incontro per la RAI. Pasolini, con la sua intelligenza spietata e la sua capacità di ascolto, si sedette di fronte al poeta reduce dal silenzio. In quella conversazione, Pasolini prese una poesia che Pound aveva dedicato a Whitman e ne cambiò il nome: «Stringo un patto con te, Ezra Pound, ti detesto ormai da troppo tempo. Vengo a te come un fanciullo cresciuto…». Pound rispose con poche parole latine: «Pax tibi, pax mundi». Pace a te, pace al mondo. Due universi, in quell’attimo, trovarono un punto di contatto. Cosa li univa davvero? Entrambi rifiutavano la logica del profitto e del mercato. Entrambi difendevano la tradizione, la musica, la natura, il mondo popolare. Pound vedeva nell’usura la radice del male, Pasolini nell’omologazione consumistica. Due diagnosi diverse ma convergenti […]

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