Che noia la finta rivolta dei testimonial dell’indignazione

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Ogni anno, con la precisione di un orologio svizzero, l’apertura di “Più libri più liberi” a Roma innesca il rito dell’indignazione. E ogni anno, gli stessi attori salgono sul palco per recitare la stessa stanca pièce: l’eterna lotta tra le “giuste” letture e la minaccia fascista. L’articolo di Linkiesta che solleva la polemica su Passaggio al Bosco, citando i “giganti” Antonio Scurati e Zerocalcare, non è un’analisi, ma un involontario, sublime pezzo di marketing.

Il punto non è la sostanza. Il punto, lo ribadiamo, è che nella società moderna, vince la quantità, non la qualità. E la quantità si traduce in un solo, inconfutabile, dato: i soldi. Quando Linkiesta riporta, con cifre da capogiro, che Scurati ha generato vendite per tre milioni e Zerocalcare per quasi cinque milioni di euro nel solo 2024, non sta parlando di letteratura. Sta parlando di brand.

Scurati non è un fine storiografo in grado di rivelare al lettore moderno ciò che Renzo De Felice o Ernst Nolte non avessero già detto e archiviato. Scurati è l’abile narratore di un “fantasma” che garantisce il sold out e il plauso mediatico. È l’intellettuale di sistema che ha saputo trasformare l’antifascismo in un prodotto editoriale mainstream, confezionando storie “di fantasia su fatti realmente accaduti” che solleticano la coscienza borghese senza mai mettere in discussione il sistema che lo celebra. È la versione pop della Storia, venduta al chilo. Chi non vorrebbe, del resto, fare soldi “sconfiggendo” il fascismo (di carta) ogni anno, dalla copertina patinata di un bestseller?

Zerocalcare, d’altro canto, rappresenta l’apoteosi del fumetto “impegnato” che piace a tutti: disegnini che non graffiano davvero, ma creano una confortevole sensazione di consapevolezza sociale.

​La loro “indignazione” contro una piccola casa editrice come Passaggio al Bosco non è una difesa della democrazia: è la difesa della quota di mercato.

​L’autore/autrice di Linkiesta (che ammettiamo con il dovuto rispetto per ogni identità fluida) ci offre involontariamente l’epitaffio della sua stessa professione. Ammette di scrivere “oltre 500 articoli di cui ricorda nulla”. Cinque-cento. Articoli. L’anno. Questa è la vera cifra della società moderna che vince sui “giganti” come Scurati e Zerocalcare: la produzione compulsiva. L’autore di Linkiesta è l’esecutore perfetto di questo sistema, scrivendo quantità per riempire i giornali e garantendosi lo stipendio, in un moto perpetuo che non lascia spazio a Stendhal, a De Felice o, Dio ce ne scampi, a una riflessione non allineata. ​È un’etica del fast-food applicata alla cultura: ingurgitare in fretta, dimenticare subito.

​Ed è qui che si inserisce, in tutta la sua irriverenza, la realtà di chi pubblica con Passaggio al Bosco. Mentre i brand dell’antifascismo mainstream monetizzano il dibattito, e gli scribacchini di regime riempiono le colonne con articoli usa e getta, noi scegliamo la strada opposta. Non dipendiamo dalla pubblicità dei grandi gruppi, non ambiamo ai milioni di euro né al plauso del salotto radical-chic.

Per noi, il libro non è un prodotto, è una scelta (a volte scomoda). Non puntiamo alla quantità di vendite, ma alla qualità delle idee e alla riscoperta di autori e prospettive relegate al “bosco” della non-conformità. È una battaglia di retroguardia, certo, ma è anche l’unica che valga la pena combattere: quella che non accetta che la Storia e la Cultura siano dettate dai capricci del mercato o dalle urla ben pagate dei testimonial dell’indignazione.

Scurati e Zerocalcare possono protestare quanto vogliono. I loro milioni sono la prova che hanno vinto la battaglia del marketing.
​Ma la vera libertà, quella che non si compra con un bestseller né con 500 articoli senza memoria, è la nostra: quella di scegliere chi e cosa leggere, lontano dal rumore assordante e ipocrita.

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Fabrizio Fratus
Ha contribuito allo sviluppo di un dibattito scientifico e letterario sul neodarwinismo e la pornografia sviluppando diversi concetti antimodernisti e a favore dell’ideologia comunitarista basato sull’idea di un ritorno ad una vita sociale di tipo organicista in opposizione al modello dominante dell’individualismo, contribuisce a sviluppare un nuovo paradigma di vita comunitaria grazie alla decrescita felice, all’economia dell’autoconsumo partendo dal pensiero aristotelico in cui la famiglia è il centro della comunità. Si oppone fortemente al consumismo e al modello capitalista di tipo anglosassone. Convinto che presto vi sarà un ritorno al valore della famiglia naturale e alla vita comunitaria a causa della fine del ciclo economico denominato post-industriale. Sia la visione antidarwinista come quella sulla pornografia sono interpretazione per cui l’uomo viene condotto a una vita di tipo individualistica ed egoistica assolutamente da rigettare.

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