Non c’è termine migliore da poter utilizzare per spiegare quel triste fenomeno che già lo scorso anno ha visto miracolosamente ammessi alle classi successive di istituti secondari di secondo grado, a seguito di un decreto ministeriale che non ammetteva la possibilità ad alcuno di essere fermato didatticamente, centinaia, se non migliaia di alunni. E così, fiumi di studenti italiani, già da aprile, quando si cominciò a vociferare di questo provvedimento di un’assurdità inaudita, cominciarono ad adagiarsi su un lassismo che sapeva di arroganza e supponenza.
Dopo un’ammissione sconcertante di centinaia di alunni, che avrebbero di sicuro meritato di ripetere lo stesso anno scolastico o quantomeno di portarsi dietro debiti formativi, questa volta si era quasi convinti dell’irripetibilità di tale infelice gesto. Ed invece, seppur formalmente nulla è dato per certo, già si vocifera dell’estrema difficoltà, ancora una volta, per il corpo docente, di giustificare un ‘fermo didattico’ per un alunno completamente assente in Dad, presente a singhiozzi sui banchi di scuola, o del tutto latente dal punto di visto produttivo-didattico.
Pertanto, tutto è pronto per un “condono-bis”. I docenti si ritroveranno a giugno a ‘portare avanti’ ancora una volta degli alunni che durante un intero anno scolastico per nulla hanno dato prova o dimostrazione di tenere alla scuola come istituzione formativa. Un danno enorme, non solo per il sistema didattico che fa acqua da tutte le parti (per non parlare dei docenti precari che superano di tre volte il numero di quelli di ruolo, accollandosi casi e situazioni che davvero hanno dell’incredibile), ma uno stato di cose che penalizza la credibilità di un intero Paese.
Gli studenti di oggi saranno i lavoratori di domani e se pensano che ci sarà sempre un decreto, un provvedimento, una legge a salvare la loro condotta, non del tutto lodevole o ammirabile, cresceranno convinti che tutto sarà loro dovuto e quando si scontreranno con una triste realtà fatta di gomitate, schiaffi morali e porte sbattute in faccia, non avranno quella capacità, né fisica, né morale, di tirarsi su e di affrontare il mondo.
La scuola è, dopo la famiglia, la seconda cellula di società, ma deve tornare ad averne i giusti requisiti per essere definita tale e a riappropriarsi di quel ruolo formativo, severo quanto basta, per formare un uomo.















