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Qui si tiene il più antico palio d’Italia: una tradizione ininterrotta dal Duecento
Un “gioiello” con radici profonde, incastonato in una terra divenuta famosa nel mondo per le sue eccellenze enogastronomiche. Asti è probabilmente uno dei migliori esempi di quanto il medioevo abbia lasciato di eredità in terra piemontese. Torri, case-forti e vie tortuose dai nomi evocativi a rappresentanza di chi animava la vita della prospera città. Il palazzo del Podestà, ad esempio, è uno dei più interessanti e ben conservati palazzi medievali. Situato tra via dei Cappellai e via dei Pellicciai, è meta per tutti quei turisti che vogliano addentrarsi in un tour alla scoperta dell’identità cittadina. La struttura del complesso è quella di una tipica della casa-forte, ovvero un imponente e sobrio palazzo con spessi muri in mattoni cotti. Nell’area, pare sorgesse anche una torre di notevoli dimensioni, poi abbattuta, ma è sufficiente fare qualche passo ed alzare lo sguardo per veder svettare torri che trasportano subito in un’atmosfera fuori dal tempo. Torre Comentina, Torre Guttuari, Torre Ponte di Lombriasco, Torre De Regibus, Torre dei Natta, Torre Rossa, Torre Troiana. Una sfida verso l’alto che ben rappresenta lo spirito di chi ha sempre abitato queste terre. Una tensione verso l’eccellenza, che portò i signori dell’Asti medievale a divenire famosi in tutta Europa. La Lombard Street di Londra, ad esempio, non prenderebbe il suo nome da qualche collegamento con la Lombardia, bensì dai banchieri Lombriasco, che per centinaia di anni prestarono denaro ai Re d’Inghilterra tanto da meritarsi una strada. Quando nel libero Comune di Asti si batteva moneta, mercanti e banchieri svilupparono reti del credito in tutto il continente accumulando enormi ricchezze, e tanto bastò a qualche turista americano per rivedere nella massiccia torre dei Lombriasco addirittura il celebre deposito di monete d’oro di Zio Paperone della Disney. Fascinazioni senza alcuna prova, certo, ma un’occasione di curiosità in più, per una città che tanto può offrire. Asti, però, è anche e soprattutto il suo Palio. Il Palio più antico d’Italia. La prima notizia certa della corsa risale al 1275, quando il cronista locale Guglielmo Ventura riporta che, nel 1264, gli astigiani corsero il palio consueto nel giorno di San Secondo per dileggio sotto le mura della città nemica Alba, devastando le vigne circostanti. Considerando che Ventura presentò il palio come una consuetudine, è probabile che questo fosse ormai in calendario dagli anni a cavallo tra i secoli XII e XIII, periodo di massimo splendore del Comune. Fino al secolo XIV, la corsa si svolse “alla tonda”, cioè in un percorso circolare in un terreno chiamato curriculum. Gian Galeazzo Visconti, divenuto signore di Asti nel 1382, fece costruire una cittadella proprio in corrispondenza del curriculum e spostò la tenzone in un campo in cui si sarebbe corso, da allora in poi, “alla lunga”, cioè linearmente. Quando la città passò sotto il controllo di Emanuele Filiberto di Savoia, nel 1545, questi confermò le antiche consuetudini per le quali ogni chiesa, confraternita, collegio, università, società e cittadino, nonché la stessa città, potevano presentare un cavallo alla corsa. Al termine della corsa si decretava il cavallo vincitore che riceveva il palio, anche qualora il fantino fosse caduto e il cavallo fosse arrivato da solo al traguardo. Fino all’epoca moderna, venivano consegnati premi anche al secondo, terzo e quarto classificato: il secondo vinceva una borsa di monete d’argento, il terzo gli speroni e il quarto un gallo vivo. Negli anni con molti partecipanti, tuttavia, venivano presentati anche altri premi piuttosto bizzarri: al quinto classificato spettava un cespo d’insalata, al sesto una cipolla e al settimo un’acciuga. Gioco e tradizione, goliardia e attaccamento alla propria anima più profonda, arrivate intatte fino ad oggi.