Ancona

Ancona

Ancona, la città che affascina «da mare a mare».

Radici greche, tradizioni d’orgogliosa indipendenza, fra porto, fortezza e splendide passeggiate

Il veliero scuola Vespucci della MMI nel porto di Ancona – foto CC 4.0 by SA Diego Baglieri

Ankon, che in greco significa «gomito», è città spiccatamente identitaria come poche. Per quell’insieme eterogeneo e multicolorato che ne ha fatto la città che è, frutto di dinamiche storiche accese e tormentate, di una geografia non meno avvolgente e caratterizzante. Ancona nasce con una indelebile impronta greca che risale al IV secolo a.C., quando i Greci provenienti da Siracusa vi fondarono una prima importante colonia. La città ebbe una acropoli e con essa il tempio di Afrodite. Siamo oggi di fronte alla città dorica, perché di quella stirpe furono i coloni ellenici. All’alba greca seguirà poi il lungo mattino romano, che si riconosce in quella Lex Sempronia Agraria del 90 a.C. quando Ancona divenne municipio romano, intersecando comunque, sempre, il sostrato linguistico greco, in una miscellanea culturale che ne connoterà il carattere e l’antropologia. Nulla dura per sempre. Decade l’Impero romano e Ancona non può che essere trascinata nelle vicende della Guerra gotico-bizantina divenendo parte della Pentapoli marittima per inserirsi poi nel più ampio perimetro storico del Sacro Romano Impero.

Sarà nel secolo XI che Ancona diverrà una fiorente repubblica marinara, ma soprattutto «libero Comune» difendendo una difficile indipendenza al cospetto della non lontana potenza veneziana e delle sue mire espansionistiche. Ancona agli inizi del XVI secolo era ancora una città vitale e florida, anche se proprio queste sue caratteristiche la porteranno ad essere inglobata nelle ambiziose mire di papa Clemente VII, il quale non esitò a soggiogare Ancona entro i domini pontifici mediante l’erezione della famosa Cittadella, vero e proprio fortilizio con il quale si poteva controllare militarmente l’intera città. Con l’elezione di papa Paolo III Farnese, Ancona ritroverà una seppur parziale autodeterminazione, che comunque non eviterà quella decadenza generale che conoscerà il suo arresto solamente con il riconoscimento di «porto franco», libero cioè di commerciare senza imposizioni delle imposte doganali, da parte dell’illuminato papa Clemente XII. Sarà proprio questo pontefice che incaricherà Luigi Vanvitelli di restaurare ed ampliare il porto, autentico polmone commerciale di Ancona. Dopo la parentesi napoleonica, Ancona farà il suo attivo ingresso nel vortice del Risorgimento, divenendo «benemerita del Risorgimento Nazionale» per quell’anelito alla indipendenza che aveva mostrato nel 1849, essendosi opposta al dominio austriaco durante un durissimo assedio che aveva rappresentato un episodio non certo secondario della Prima guerra d’Indipendenza.

Ancona si presenta oggi attraverso l’imponente anfiteatro del suo promontorio, con una collana di bellezze artistiche, architettoniche e naturali che brillano di luci secolari, rappresentate dal Duomo di San Ciriaco con i suoi ventiquattro secoli di Storia, dalla Loggia dei Mercanti, dai portali delle chiese di San Francesco alle Scale e di Sant’Agostino, opere dell’architetto dalmata Giorgio di Sebenico. Qui operò Luigi Vanvitelli che ridisegnò profondamente una città dalla posizione strategica, in virtù di quei commerci marittimi che la resero fiorente. Ancona dalle tante salite e discese che mostrano un dinamismo urbano unico nel suo genere e quel promontorio che offre la possibilità di vedere sia l’alba sia il tramonto nello stesso giorno. Segno del suo continuo affacciarsi sul proscenio della Storia, forte di una incontestabile e solida identità. Città che presenta un mosaico di bellezze capace di unire armoniosamente l’Ottocento con il famosissimo Teatro delle Muse dall’ampia facciata neoclassica, e il Novecento, testimoniato dal liberty del Mercato delle Erbe e dal Monumento ai Caduti, di grande impatto scenografico. Dalle banchine del porto al belvedere del Passetto, congiungendo i due lati del promontorio, è possibile effettuare quella fascinosa passeggiata, «da mare a mare», di una città che racchiude due diverse visioni in un mondo solo. [Max Baronciani]

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