
Da Norcia l’impulso alla rinascita europea
Il sindaco Alemanno per la Basilica punta a una ricostruzione all’avanguardia
Tra le tante icone che rappresentano San Benedetto da Norcia, ve n’è una gravida di senso. In essa il monaco è raffigurato mentre sorregge su una mano una miniatura di una cittadella tipica dell’Europa medievale, con i suoi campanili e le sue solide mura. L’immagine sembra voler sottolineare un aspetto: il Santo Patrono d’Europa custodisce e salvaguardia la manifestazione concreta – in pietra e malta – di quella civiltà cristiana di cui è stato propugnatore. La cittadella che stringe al petto è il modello di uno dei tanti borghi dell’Italia profonda, inerpicati sulle colline e sulla dorsale appenninica. Potrebbe essere proprio Norcia, città che a Benedetto diede i natali. Città che oggi, a quattro anni di distanza, prova faticosamente a rialzarsi dalle polveri e dalle macerie del terremoto che nel 2016 ha fatto crollare la Basilica dedicata proprio a San Benedetto. L’edificio sacro, di cui è rimasta in piedi la sola facciata, è ancora ingabbiato dai ponteggi. Dinnanzi, sulla piazza antistante, si erge la statua del Santo che punta l’indice verso l’avvenire. Anche questa è un’immagine iconica, che compendia l’impronta lasciata sulla storia d’Europa dall’esperienza terrena del monaco nursino. È lui ad insegnarci che il sangue di una ferita è un insuperabile fertilizzante spirituale. Nel ventre dell’Italia tramortita dalla caduta dell’Impero Romano, violata dalle scorribande dei barbari e disorientata dalla perdita del suo centro politico e culturale, il Santo diede impulso al grembo della rinascita. Recatosi a Roma per compiere gli studi, il giovane Benedetto rimase negativamente colpito dall’aleggiante clima di dissolutezza. Si ritirò così a vita eremitica nei boschi, divenendo oggetto di curiosità e ammirazione di tanti giovani confusi dal vuoto di valori. Lui li accolse, e insieme formarono comunità inserite nel tessuto sociale, capaci di gettare le basi per la civiltà che sarebbe rinata dalle ceneri del grande Impero. Si affermò con loro il concetto di stabilitas, di radicamento in un luogo, di amor patrio, da contrapporre all’idea per cui si dovesse migrare a seguito di un evento specifico. La vita eremitica intesa non come via di fuga, ma come fucina di scienza e fede, agricoltura e artigianato: in questi borghi i monaci accesero la luce del Medioevo europeo.
Nella Norcia di oggi l’esempio del suo celebre concittadino rifulge e dona speranza. La ricostruzione della Basilica sarebbe un simbolico passaggio verso la normalità per una popolazione che vive ancora nei container. Il recupero dei materiali e la pulitura delle macerie hanno impiegato molto tempo. Il sindaco della città, Nicola Alemanno spiega: «La commissione, di cui fa parte anche il Comune, ha stabilito che la ricostruzione dovrà essere fedele al suo aspetto originario, ma all’interno dovrà avere sistemi di sicurezza all’avanguardia». Nessuno stravolgimento estetico dunque, bensì un connubio tra tradizione e modernità. Ma quando si potrà finalmente ammirare la nuova Basilica? Sono 14 i progettisti che hanno risposto al bando. Intanto, il mese scorso, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in visita a Norcia, ha annunciato la disponibilità di Eni a collaborare per la ricostruzione, forse anche a livello progettuale. «È una notizia molto positiva – commenta Alemanno – abbiamo già avuto modo di constatare, con la ricostruzione della torre campanaria del nostro municipio finanziata da Brunello Cucinelli, che l’intervento dei privati velocizza i lavori». La stima è che entro la fine del 2021 possa essere aperto il cantiere. Trapela ottimismo in amministrazione: «Il nuovo commissario per la ricostruzione dei territori colpiti dal terremoto del 2016, Giovanni Legnini, ha accolto le nostre istanze, sono partite già ordinanze che accelerano l’iter», afferma Alemanno. Giorni intensi in consiglio comunale, dove sta per essere approvato il nuovo piano regolatore (l’ultimo risale a 30 anni fa). «L’approvazione – osserva il sindaco – sarà propedeutica a una ricostruzione di qualità». Intanto una boccata d’ossigeno è giunta l’estate scorsa, dalla riscoperta da parte di molti vacanzieri italiani del patrimonio artistico e paesaggistico del Belpaese. «Le nostre attività produttive hanno lavorato molto, il numero di turisti è stato persino superiore a quello dell’anno prima del terremoto», afferma Alemanno. Norcia quindi rivive, i suoi polmoni tornano a gonfiarsi assumendo un respiro europeo. Come europeo è il valore della Fiaccola Benedettina, che ogni anno viene accesa in prossimità della festa del Santo, il 21 marzo, per essere portata attraverso una staffetta in una città del Vecchio Continente, per irradiare simbolicamente la luce del Santo Patrono. Lo scorso anno fu scelta Budapest, quest’anno – spiega Giuseppina Perla, assessore del comune di Norcia ai Servizi Sociali e Culturali – la pandemia rende più incerta l’organizzazione. Ecco, in una fase di incertezza quella luce dipana le nubi. Da Norcia arriva l’impulso della rinascita: San Benedetto insegna.
Federico Cenci