Diletta Fosso, 15 anni: “un pop al gusto di violoncello”

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A soli 15 anni la violoncellista Diletta Fosso viene premiata al NYCanta 2025 e apre il concerto dei La Crus conquistando tutti.

Diletta Fosso è un’artista straordinaria di soli 15 anni, canta e suona il violoncello, confezionando un pop leggero ma raffinato. Durante l’estate 2025 ha aperto il concerto dei La Crus nell’ambito del Finale Music Festival, regalando al pubblico un mix di emozioni attraverso i suoi inediti e curiose rivisitazioni di classici come “Luce (Tramonti a nord est)” di Elisa e “Shallow” di Lady Gaga. Al NYCanta – Festival della Musica Italiana di New York, organizzato dall’Associazione Culturale Italiana di New York sotto la direzione artistica di Tony Di Piazza, Diletta Fosso è stata premiata con “Belli/e”, che aveva già ricevuto il Premio CRI per la canzone più internazionale.

La prima volta che mi hai scritto su Instagram, mi hai detto: “Ho 14 anni, ma sono vecchia dentro”. Perché ti sei presentata così?

Era un po’ per scherzare, ma anche per raccontare una parte di me che sento vera. È come se avessi già vissuto tante cose, non so, dentro ho un’anima un po’ antica, piena di pensieri e sensazioni a cui forse i miei coetanei non pensano. Forse è perché la musica mi porta a esplorare emozioni complesse: canto di temi importanti, come il cyberbullismo, che ho vissuto, o la guerra… Non mi tiro indietro davanti alle cose difficili. 

A marzo è uscito il tuo primo singolo “Nuvole” e me lo hai fatto ascoltare in anteprima. Com’è nata questa canzone?

“Nuvole” è nata in un momento in cui mi sentivo un po’ come un funambolo, in bilico tra il desiderio di rimanere bambina e la voglia di spiccare il volo. È un brano che parla di quell’equilibrio sottile tra sogni e realtà e di come trovare il proprio posto nel mondo senza rinunciare a chi sei davvero. Spero che chi ascolta trovi in questa canzone uno spazio per rallentare e connettersi con il proprio cielo.

Il 25 aprile, per la Festa della Liberazione, è uscito un nuovo singolo dal titolo “Oltre il rumore” che parla della guerra. Che cosa ti ha toccata al punto di scrivere un testo così?

“Oltre il rumore” è una canzone che mi ha toccata nel profondo, nata da una foto su Instagram di una bambina in zona di guerra. I suoi occhi raccontavano un dolore così grande che ho sentito il bisogno di dare voce a quella sofferenza. Alla fine ho scritto un inno alla pace, un grido di resistenza per lottare sempre per un mondo più giusto.

Perchè un videoclip a cartoni animati?

Il cartone animato di “Oltre il rumore” è stato pensato così perché volevo raccontare la guerra attraverso gli occhi di una bambina. Le immagini sono delicate ma fortissime, un po’ poetiche e un po’ crude. Credo che l’animazione dia un tocco di delicatezza a un tema così forte, rendendolo più accessibile ma anche più toccante.

All’inizio dell’estate hai pubblicato il terzo singolo “Il vento sale”. Di quale mondo nuovo parli?

“Il vento sale” è una canzone sulla libertà e sul viaggio come metafora della vita. È un invito a lasciarsi trasportare dal vento delle possibilità, a non fermarsi mai e a esplorare ogni nuova opportunità che la vita ti offre. Il “mondo nuovo” è quello che si apre quando decidiamo di vivere con curiosità, un mondo dove siamo liberi di essere noi stessi e di vivere ogni istante! 

Che cosa sogna un’artista così giovane e piena di talento?

Sogno di continuare a scrivere canzoni sperando che possano fare la differenza, che arrivino dritte al cuore delle persone e le facciano sentire meno sole. Spero di crescere sia come musicista che come persona, e magari di contribuire nel mio piccolo a cambiare il mondo in meglio. Non ho un piano B, nel senso che per me vivere di musica è proprio il sogno più grande: componendo, suonando in una band o in un’orchestra, o magari un giorno insegnando violoncello. 

Come sarà il primo album di Diletta Fosso?

Mi piacerebbe scrivere delle canzoni che parlino a tutti senza rinunciare a toccare temi importanti. Non voglio fare un album solo di canzoni impegnate, perché la vita è fatta anche di momenti spensierati. Però, credo che anche nelle canzoni più leggere si possa nascondere una scintilla di profondità. Se riusciamo a far passare messaggi importanti con una melodia che ti entra in testa, allora perché no? 

Come ti sei sentita dopo l’esibizione al Finale Music Festival?

Salire sul palco in apertura ai La Crus è stato un vero e proprio tonfo al cuore! Mi porto dentro il tifo, gli sguardi del pubblico, le chiacchiere coi tecnici del suono, il calore delle luci, l’odore del mare e la voglia di condividere storie che ci assomigliano. Ci tornerei anche domani! 

Che cosa ascolta Diletta Fosso in privato?

Tra i miei artisti preferiti c’è sicuramente Elisa, che per me è un mito assoluto, sia per la voce che per i testi. Poi c’è Olivia Rodrigo, che adoro perché è giovane, ha una grinta pazzesca e non ha paura di essere ironica. Ascolto tantissimo rock/grunge/metal alternativo degli anni ’90-2000, tipo Nirvana, White Stripes, System of a Down e Radiohead, ma anche i Cranberries. Sono fissata con le colonne sonore, soprattutto quelle di Morricone, John Williams, Hans Zimmer e ho nel cuore la musica classica di Vivaldi, Saint-Saëns, Debussy e Prokof’ev.

C’è una tua canzone nella quale credi tantissimo, ma che non hai ancora tirato fuori dal cilindro magico?

Ho in cantiere un brano sull’apparenza dei social, uno su un amore fugace e poi questa canzone importantissima sul femminicidio. Mi sta particolarmente a cuore perché è su un tema che sento fortissimo e che purtroppo è sempre attuale. Ma non è facilissimo scrivere un testo soddisfacente per cui ci sto lavorando con pazienza. Spero che possa far riflettere e in qualche modo contribuire a un cambiamento.

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