Djokovic, il campione più forte del mondo, l’uomo più libero

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“Resta il fatto che in questi tre anni, lui (a sinistra) pretendeva di dire a me (a destra) cosa dovrei fare per proteggere la mia salute. Buon anno a tutti i complottisti”. Quello che avete appena letto racchiuso fra virgolette è il testo di un tweet pubblicato lo scorso 27 dicembre. Ho trovato questo pensiero così delizioso che non ho resistito alla tentazione di rilanciarlo e commentarlo. L’autore non è un personaggio famoso. La localizzazione visibile del luogo da cui questo tweet è partito indica San Bartolomè de Tirajana, Spagna. Nessun controllo nascosto. Chi vuole può inviare un tweet facendo sapere dove si trova. Dell’autore del tweet poco sappiamo ma in una delle due foto allegate (quella visibile a destra appunto) lo si vede immortalato a torso nudo in quella che sembra essere a tutti gli effetti la camera di un residence. Probabilmente il nostro amico è in vacanza in Spagna. Ritratto di tre quarti. Forma fisica perfetta. Addominali scolpiti. Fisico longilineo ma definito dai muscoli. Volto sorridente. Una persona in pace con sé stesso e con il proprio corpo. Si capisce che fa molta attività fisica e che si alimenta con cura senza mangiare schifezze. Si intuisce inoltre abbastanza chiaramente che sia una persona non vaccinata contro il Covid 19. Lo si comprende non solo dal testo ma anche e soprattutto e guardando la foto allegata a sinistra. Si vede un medico basso ed in evidentissimo sovrappeso. E cerco di contenermi nella descrizione. Il dottore in camice è ritratto con una mascherina. Già avverto la fatica con cui respira a malapena date le condizioni fisiche e la bocca coperta dalla FFP2. Viene ritratto all’interno di un classico capannone open space accanto. Accanto la cosiddetta “vela” dove vediamo scritto “campagna di vaccinazione anti covid-19” e sotto in maiuscolo: “CENTRO VACCINALE”. Leggendo e commentando questo tweet affiora in me il pensiero di una viro celebrità. Al secolo Roberto Burioni.  Lo scorso 8 gennaio 2022, quindi poco più di un anno fa, commentava sarcastico: “Nel 2019 Djokovic ha guadagnato oltre 50 milioni di euro. Mi chiedo perché non si sia preso -magari strapagandolo- un consulente migliore di quello che gli sta definitivamente rovinando la carriera”. Il riferimento evidente è alla cronaca di quei giorni. Il tennista numero uno al mondo, Nole Djokovic, veniva escluso dagli Australian Open di tennis in quanto non vaccinato. Subito Djokovic è diventato un simbolo. Osannato da quelli che la stampa e la televisione mainstream chiama e deride con disprezzo “novax” e insultato dalla maggioranza delle altre persone. Fra cui anche quelli che mi piace definire scherzosamente turbo vaccinisti ossessivo-compulsivi. Djokovic è un campione. Incidentalmente numero uno al mondo. Un corpo straordinario. Una vera macchina da guerra. In pace con il mondo ma soprattutto con sé stesso. Essendo il suo corpo il vero strumento di lavoro, e che lavoro, nessuno meglio di lui può sapere cosa sia giusto e cosa no. Del resto, il vecchio adagio recita. “tu sei il miglior medico di te stesso”. Djokovic è un professionista straordinario. Le sue performance parlano da sole. Ha scelto liberamente e legittimamente di non vaccinarsi. Ma il sistema non lo ha evidentemente tollerato. Avrebbe potuto comodamente farsi iniettare soluzione fisiologica al posto del vaccino. Credo proprio che un campione pieno di soldi come Djokovic, avrebbe potuto tranquillamente trovare un medico compiacente. Una tennista italiana professionista molto meno famosa di lui è accusata dai magistrati di averlo fatto pur di conquistare l’agognato Green pass. E sia chiaro, non mi sento affatto di condannarla; tutt’altro! Rimane il fatto che Djokovic si è permesso pure il lusso di combattere un’ingiustizia a testa alta. Pagandone sulla propria pelle le conseguenze. Dal momento che è stato escluso da un torneo che con ogni probabilità avrebbe vinto consentendogli di guadagnare qualcosa come due milioni di euro. E così incamerare i punti necessari a rafforzare il suo primato nel ranking mondiale. Sullo sfondo rimangono le parole di Burioni ampiamente commentate in quei giorni. Cosa avrebbe voluto dire? Se la sua era una considerazione da medico rimane il fatto che è abbastanza curioso come possa dare via twitter prescrizioni così nette senza aver mai visitato l’atleta. Ammesso e non concesso che il suo mestiere di virologo preveda un’esperienza clinica col paziente. Qualora ciò non fosse, a maggior ragione trovo il tweet quanto meno incauto. Chi può a distanza insegnare a Djokovic ciò che è bene o ciò che è male per il suo corpo? E da qui quale sarebbe lo step successivo? Insegnare a Rocco Siffredi come si intrattiene a letto una donna? Vi potrebbe però essere una seconda interpretazione molto meno sanitaria. Del tipo: “ma chi te lo fa fare di non vaccinarti e perderti l’opportunità di vincere gli Australian Open? Rischi di rovinarti la carriera”. Premesso che la carriera di Djokovic finirà prima o poi come quella di tutti i campioni, pure questa seconda interpretazione è invecchiata malissimo dal momento che di lì a qualche mese il campione serbo ha vinto per l’ennesima volta il torneo più prestigioso al mondo giocato sull’erba di Wimbledon. Ma se questa fosse la giusta interpretazione del tweet di Burioni, emergerebbe plasticamente ciò che già sappiamo ormai da due anni. Non c’è niente di sanitario in tutto questa bruttissima storia. È solo politica. È solo ideologia. L’ideologia totalitaria comunista (oggi astutamente dissimulata in un insopportabile liberalismo di maniera politicamente corretto) si nutre di miti che mirano a spogliare l’individuo dei suoi averi e della sua libertà pur di perseguire un bene comune superiore. La massima uguaglianza. Non puoi avere una macchina a benzina o una casa non in classe A perché danneggi il clima. Non devi mangiare la bistecca, ma farina di scarafaggi. È più sostenibile per il pianeta. Ma di una cosa l’uomo non può essere spogliato finché è in vita. Il suo corpo. Ebbene l’obbligo vaccinale mira a suggellare questo trionfo ideologico: spogliare l’uomo di ogni cosa. Anche del suo corpo. Benvenuto 1984.

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