“Il giovane principe” delle Arene Candide

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Non tutti i principi vivono in un castello. Questo era un principe diverso, ma non meno importante. Viveva in una grotta, era un abile cacciatore e il suo corpo è stato ritrovato, ormai tanti anni fa, nella Caverna delle Arene Candide di Finale Ligure.

Situata all’interno del promontorio della Caprazoppa che divide Finale Ligure da Borgio Verezzi, la Caverna prese il nome di “Arene Candide” per la presenza di una duna di sabbia silicea bianca che si estendeva dalla riva del mare alle sue pendici, almeno fino ai primi anni venti del Novecento. Inizialmente era conosciuta come Grotta dei Frati o “Armassa”, ma passò all’attuale nome dopo la visita di Arturo Issel, fondatore dell’Istituto di Geologia dell’Università di Genova. Infatti, nel giugno 1864, diede il via ad una serie di ricerche e scavi archeologici fino al 1876. La sua importanza internazionale deriva dagli scavi condotti da Luigi Bernabò Brea, Soprintendente archeologo della Liguria, e Luigi Cardini, membro dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana, dal 1940 al 1950 nella parte sud orientale della caverna. Utilizzando un metodo stratigrafico per condurre le ricerche, sono stati scoperti reperti che vanno dal Paleolitico superiore all’epoca bizantina.

La Caverna delle Arene Candide è oggi un sito archeologico di un valore straordinario per la sua lunga frequentazione umana. Infatti, un tempo gli uomini nascevano, vivevano e morivano nelle grotte. In una zona all’interno della caverna, sono state rinvenute oltre venti sepolture paleolitiche con un’ottima conservazione, soprattutto delle ossa. I corpi ritrovati sono per la maggior parte allungati sulla schiena in una fossa e con una massiccia presenza di ocra, mentre i corredi sono composti da molte decorazioni di conchiglie e osso, manufatti di selce e piccole parti del corpo di mammiferi e uccelli. Ma uno tra tutti si è rivelato più ricco rispetto agli altri: quello di un giovane cacciatore di circa quindici anni e vissuto circa 28mila anni fa, definito subito come il “Giovane Principe”, molto alto per l’epoca (1.70 metri circa), forse era il capo della piccola comunità.

Un giorno successe un tragico incidente: il giovane venne colto di sorpresa da un grosso carnivoro, che lo attaccò e lo uccise. La sua morte suscitò profonda tristezza nella comunità per aver perso uno dei suoi membri più abili, perciò si decise di dargli sepoltura con tutti gli onori; una sepoltura quasi unica al mondo ed è una delle testimonianze più importanti della preistoria europea.

Il suo corpo, deposto in posizione allungata presso la parete rocciosa, è stato rinvenuto su uno strato di ocra rossa, rivolto a sud, con numerosi ornamenti a base di conchiglie, ossa, corna di cervo e un coltello di selce in mano. La ferita mortale al mento è stata ricomposta con ocra gialla prima della sepoltura.

Attualmente il Giovane Principe continua il suo eterno riposo nel Museo di Archeologia Ligure di Genova Pegli, mentre nel Museo Archeologico del Finale è presente una copia della sepoltura.

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