Ieri sera, 24 agosto, Reggio Calabria ha vissuto un evento destinato a imprimersi nella memoria collettiva. L’Arena dello Stretto Ciccio Franco, sospesa tra il profilo della città e il respiro del mare, si è trasformata in un luogo simbolico di rinascita e testimonianza. A vent’anni dall’incidente che privò Giusy Versace delle gambe, la città non ha celebrato una tragedia, ma la capacità di trasformare il dolore in energia creativa, in forza generativa, in esempio per tutti.

La manifestazione si è aperta con l’esibizione della ballerina Samuela Piccolo, allieva della scuola Professione Danza di Antonio Piccolo, lo stesso luogo dove Giusy mosse i primi passi nella danza da bambina. Le sue movenze leggere e misurate hanno subito trasportato il pubblico in un racconto poetico. Ogni gesto del corpo, ogni flessione, pareva suggerire che anche ciò che sembra impossibile può diventare armonia, che il limite non è mai definitivo. La regia e la conduzione di Edoardo Sylos Labini hanno dato ritmo e coerenza a una narrazione che alternava memoria, arte e testimonianza.
Accanto a Giusy, ospiti che hanno reso la serata ancora più intensa. Il cantante Daniele Stefani ha intessuto la narrazione con brani capaci di accompagnare l’animo in un viaggio tra ricordo e futuro, mentre Raimondo Todaro, ballerino di grande talento, ha trasformato i passi di danza in dialogo silenzioso tra forza e leggerezza. L’allenatore di Giusy e della Nazionale di atletica Andrea Giannini che ha raccontato come ha trasformato la Versace in atleta paralimpica con i suoi record italiani e un titolo mondiale. Ogni nota e ogni gesto rimandavano alla stessa idea: il limite può farsi opportunità, la ferita può aprire a nuove possibilità.

Tra le esperienze che hanno segnato Giusy in questi vent’anni, un ruolo particolare ha avuto il pellegrinaggio a Lourdes, un momento di raccoglimento e riflessione, di incontro con se stessa e con la dimensione più alta della speranza. Quella esperienza, vissuta lontano dai riflettori, ha contribuito a forgiare una visione della vita dove la fragilità diventa forza, dove il dolore può diventare seme di rinascita e compassione.
La dimensione istituzionale ha conferito ulteriore solennità alla serata. Il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà ha sottolineato l’orgoglio di una città che riconosce in Giusy un simbolo di forza e determinazione. Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha evidenziato come la sua vicenda personale si sia trasformata in patrimonio collettivo, ispirazione per l’intera comunità. Tra il pubblico era presente anche la senatrice Tilde Minasi, insieme ad altre alte cariche dello Stato, la cui partecipazione ha testimoniato il riconoscimento di una storia che appartiene non solo a Giusy, ma all’Italia intera.

Il pubblico, attento e partecipe, è stato catturato dalla forza di una storia che parla a tutti. Non c’era compiacimento né retorica, ma la sobria grandezza di una donna che ha conosciuto il buio della perdita e ha saputo rialzarsi, restituendosi alla vita e agli altri. L’Arena, gremita di cittadini, ha restituito il senso di un rito laico e insieme spirituale, dove musica, danza e parola si sono fuse in un unico messaggio di rinascita. Le performance, orchestrate con cura, hanno reso tangibile il percorso umano e interiore che Giusy ha compiuto in questi due decenni.



Il messaggio consegnato da questa sera è chiaro: la caduta non è mai definitiva. Può diventare nuovo inizio, generare possibilità inattese, indicare strade ancora da percorrere. Vent’anni dopo l’incidente, Giusy Versace non ha solo ricostruito la propria vita; l’ha moltiplicata, aprendola allo sport, alla scrittura, alla danza, alla politica e all’impegno sociale. La sua storia, narrata tra musica e parole sul mare dello Stretto e illuminata anche dall’esperienza di Lourdes, non appartiene più soltanto a lei: è patrimonio comune, lezione viva, promessa di futuro.