Ci sono storie che hanno subito la damnatio memoriae, pagine “strappate” su Donne che nel ‘900 hanno dato un bellissimo esempio di tenacia, determinazione e coraggio da far impallidire la vuota retorica delle femministe e delle sentinelle del politically correct. E’ proprio il caso di Maria Elia De Seta Pignatelli, nobildonna nata a Firenze nel 1894, che fece del motto “vivere pericolosamente” la sua filosofia di vita. Nel 1919 dovette scappare dalla Toscana, a causa del biennio rosso, e dietro consiglio di un sacerdote che le aveva descritto la bellezza dei monti calabresi si trasferì nella Sila catanzarese. “La Madonna Silana“, come la definì D’Annunzio, donna di grande cultura e amante dell’arte, iniziò una intensa attività volta al recupero e alla promozione dei beni culturali calabresi attraverso la creazione di appositi gruppi di lavoro composti da archeologi di fama mondiale e storici dell’arte. Il suo impegno la portò a conoscere tutta la regione e con la nomina di prima ispettrice onoraria delle antichità della Calabria rappresentò l’elitè culturale del mezzogiorno.
Una donna tenacia e coerente che pagò a caro prezzo la sua scelta di “sedersi dalla parte del torto”, organizzando la Resistenza del Sud contro l’occupazione anglo-americana, venne imprigionata nel campo di concentramento inglese di Padula subendo torture. Dopo la guerra, come è nella tradizione delle grandi Donne, mentre ancora si nascondeva sotto nomi di copertura fondò il MIF (Movimento Italiano Femminile, Fede e Famiglia) mediante il quale propose il diritto alla retribuzione per le casalinghe.

Nel suo libro “Introduzione alla Calabria”, pubblicato nel 1966 due anni prima di morire in un tragico incidente stradale, ci lascia il suo amore per la terra che diede i natali alla Magna Grecia con delle bellissime descrizioni sulla bellezza delle foreste della Sila e delle aree archeologiche. In questo testo racconta i personaggi storici legati alla Calabria: Cassiodoro “l’unico romano sopravvissuto alle rovine dell’Impero”, Gioacchino da Fiore, San Francesco di Paola e Federico II di Svevia. Nella sua ricerca sulle tracce dell’antichità sognava che “Tutta la 106 potrebbe diventare un giardino nel quale sorgono le antiche città greche e romane che ridate alla luce costituirebbero la più bella via archeologica del mondo“. Con i bellissimi occhi chiari e intelligenti della marchesa Pignatelli, ritratti nel 1937 dal pittore futurista Severini, andrebbe vista la Calabria per poterla riscattare e farla ritornare ai fasti di un tempo.
Maria Pignatelli e la Calabria, unite nello stesso destino, entrambe dimenticate proprio come la tomba dell’aristocratica fiorentina- ubicata nel cimitero di Sersale (provincia di Catanzaro)- che ancora oggi si trova in un totale abbandono e degrado. In questa epoca buia l’unico rimedio è attuare la pratica del coltivare la bellezza, la tempra di Maria Elia de Seta Pignatelli è un esempio e un vero modello di Donna
Una storia di amore per le sue idee.