Se Zuckerberg censura Canova

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Ph Rodney via Flickr

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Le Big Tech del nuovo millennio, da miliardi di dollari di fatturato e che alimentano le proprie casse grazie allo share garantito dagli utenti oramai assuefatti e inglobati nel mondo virtuale, sembrano avere il potere assoluto sul controllo dei contenuti veicolati sulle piattaforme da loro gestite.

La censura è dietro l’angolo, dal mondo politico a quello dell’arte. Da profili chiusi e silenziati senza preavviso a contenuti bannati senza criterio e una reale giustificazione. A subire le conseguenze delle regole di policy dei social network ancora una volta è la bellezza, la cultura, l’arte e a farne i conti nuovamente, nelle ultime ore, uno dei suoi più illustri esponenti: Antonio Canova, il più grande scultore di tutti i tempi, il massimo esponente del Neoclassicismo. Italiano e immortale.

Lo rende noto Vittorio Sgarbi, Presidente della Fondazione Canova di Bassano, alle prese con le attività di promozione culturale per celebrare il secondo centenario della morte di Antonio Canova, promosse dal Ministero della Cultura. Sgarbi e i suoi legali si ritrovano in queste ore a fare i conti con le grane degli algoritmi social che censurano le linee, le forme e la delicatezza dei corpi di Canova, “il nuovo Fidia”, perché nudi e paradossalmente non in linea con le logiche etiche dei social.

E allora ci chiediamo: ma come è possibile? Siamo subissati quotidianamente, minuto dopo munito, secondo dopo secondo, da corpi nudi in ogni angolo del mondo, da contenuti ambigui, da pose ammiccanti talvolta trash e al limite del porno, da atteggiamenti diffusi e lontani dai canoni etici e morali così tanto difesi (a quanto pare) dai proprietari del mondo virtuale da doverci scandalizzare, ora, per un corpo di marmo seppur nudo?

É davvero improponibile in questo mondo parallelo l’erotismo sottile e raffinato di “Amore e Psiche” o la grazia del corpo languidamente semidisteso di “Paolina Borghese”, o forse la forza che trasuda dai corpi di “Ercole e Lica”? È davvero possibile tollerare che il più grande scultore di tutti i tempi possa essere silenziato dal trentottenne Zuckerberg? La cultura italiana nel mondo dunque è in pericolo?

Certamente saremo tutti d’accordo che la bellezza e la perfezione delle sculture di Antonio Canova, così come dei più grandi artisti italiani, non possono essere condannati all’oblio virtuale. Perché, in Italia, è proprio la cultura a spingere il Pil, anche attraverso la promozione sulle piattaforme e canali di comunicazione che il mondo contemporaneo ci mette a disposizione affinché si possa arrivare a tutti con l’augurio che la filiera culturale possa riprendere quota.

Ed è proprio sulla cultura che ci auguriamo lavori a pieno ritmo il nuovo governo che sta per insediarsi e a cui chiediamo tutto l’impegno possibile affinché le nostre opere e la nostra identità non siano vittime del colonialismo digitale.

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