Spoleto, terra degli dei, grandiosa e romanica

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Arte, natura e fede. La perla umbra è protagonista della storia d’Italia


Spoleto, situata lungo le pendici del colle Sant’Elia e raggiungibile attraverso la via Flaminia, ha un’antichissima storia che affonda le sue radici alla fine dell’età del bronzo. Abitata in un periodo ben anteriore alla fondazione della stessa Roma, cui fu assoggettata a seguito della battaglia del Sentino (295 a.C.), divenne colonia romana con il nome di Spoletium, dotandosi di una struttura urbana regolare a “schema romano” e di cinta murarie munite di porte dandole quella fisionomia forte e arroccata, che tuttora conserva.
La fama della città in epoca romana è legata ad un celebre episodio della II guerra punica quando nel 217 a.C. Spoleto dimostrò una irremovibile resistenza all’aggressione dell’esercito cartaginese guidato dal condottiero Annibale – che avanzava verso Roma dopo aver sconfitto i romani nella battaglia del Trasimeno -, infliggendogli perdite talmente ingenti da convincerlo a desistere dal proposito di occupare Roma e a deviare verso Sud.
Questo famoso episodio storico ha trovato risonanza nell’immaginario cittadino a tal punto da conservare nel nome di una torre la memoria di quel passato: la Torre dell’Olio, infatti, prende il nome da questo pregiatissimo prodotto locale che si narra sia stato gettato bollente sull’esercito cartaginese, mettendolo in fuga. L’evento è ricordato in un’iscrizione posta sulla porta romana, denominata dal fatto “Porta Fuga”.
Ben presto Spoleto divenne sede episcopale e sviluppò una solida organizzazione ecclesiastica, influenzata, tra l’altro, da elementi orientali dovuti alla presenza sul Monteluco di una colonia di monaci siriani, ivi stabilitisi sin dai primordi dell’epoca cristiana. Passata sotto la dominazione longobarda, la cui giurisdizione si estendeva dalle coste dell’Adriatico al fiume Tevere, Spoleto continuò ad esercitare un ruolo politico di fondamentale importanza, divenendo sede di uno dei più importanti ducati d’Italia. Dal XII sec. Spoleto è stata protagonista di un susseguirsi di capolavori come la basilica romanica di S. Eufemia, dalla facciata sobria, dalla quale si distingue la forte influenza architettonica lombarda, quando a Spoleto, i maestri scalpellini lavoravano sotto l’egida influenza di colleghi lombardi (maestri comacini), coniugando forme dello stile romanico e lombardo.
Il Duomo, edificato nel luogo in cui sorgeva un primitivo tempio cristiano, distrutto qualche decennio prima da Federico Barbarossa e le sue truppe, è di inarrivabile bellezza. La superba veduta si apre con la scenografica scalinata, la cui facciata, sulla quale si scorgono le arcate del portico, è impreziosita dal mosaico di Solsterno, eseguito in stile bizantino, opera di un artista romano che creò delle botteghe veneziane che determinarono la diffusione di questo stile in ambito romano.
L’interno del Duomo lascia letteralmente estasiati dalle numerose opere di grande rilevanza, tra le quali si citano: la Croce dipinta di Alberto Sotio, l’iconografia del Cristo vivo, i lavori del Pinturicchio e l’abside, con il notevole ciclo di affreschi dipinto da Filippo Lippi e dai suoi collaboratori tra il 1467 e il 1469, intitolate le Storie della Vergine.
Sulla sommità del colle sant’Elia svetta la Rocca, un’elegante fortezza che domina la città, pensata principalmente come baluardo difensivo militare, venne in seguito utilizzata come confortevole residenza da molti ospiti illustri, tra i quali Bonifacio IX, Niccolò V durante la peste di Roma e in diverse occasioni da Lucrezia Borgia, terzogenita di papa Alessandro VI e figura femminile più controversa del Rinascimento italiano.
Adiacente alla Rocca, a congiungere le pendici di Monteluco, si scorge l’immenso Ponte delle Torri. L’antico acquedotto romano aveva l’ingegnosa funzione di trasportare l’acqua dal monte alla città. La superba opera architettonica è percorribile a piedi e consta di dieci arcate su piloni, due dei quali, quelli centrali, cavi all’interno e con delle porte di accesso somiglianti a delle torri, diventando così simbolo della città e caratterizzando la città di Spoleto nei secoli a venire, e detenendo ancora oggi il primato di ponte antico più alto d’Europa. L’importante opera, ha affascinato viaggiatori ed illustri personaggi storici. Il più antico ricordo del ponte medioevale è nel poema Dittamondo di Fazio degli Uberti e non ultimo ha ispirato lo scrittore e poeta Goethe una pagina del suo saggio viaggio in Italia, dove osserva che alcuni antichi edifici si legano come in unico universo con l’ambiente circostante, in un atto di congiunzione fra l’uomo e la natura. Il centro storico della città è un intrico di stradine strette, scale, archi che congiungono casa a casa, improvvisi piazzali su cui si affacciano palazzi, chiese, fontane e meravigliosi scorci, con vedute sulla campagna circostante.
Spoleto porta con sé secoli di storia, che come cicatrici di un grande gladiatore ne rendono evidente a tutti la fierezza e la beltà.
Francesco Saverio Andreani

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