Il XXXVI Festival delle Ville Vesuviane esplora «Radici e Identità» con concerti e teatro che celebrano la grande cultura e la tradizione napoletana
C’è un patrimonio artistico in Italia di eccezionale valore, che milioni di turisti da tutto il mondo prendono d’assalto ogni anno. Parliamo delle Ville Vesuviane, situate nell’area del Miglio d’Oro, ossia tra i quartieri della VI Municipale di Napoli e Torre del Greco, comprendendo anche i comuni di Ercolano, Portici, San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata.
Già gli antichi Romani scelsero Ercolano come luogo d’elezione per le loro vacanze. Secoli dopo, poi re Carlo di Borbone a rimanere affascinato dal paesaggio e dal clima partenopeo, in seguito a una visita al Duca d’Elboeuf. Così, progettata da Antonio Canevari nel 1738 la Reggia di Portici, su commissione di Carlo come personale residenza, furono edificate in successione tutte le altre sfarzose abitazioni, volute dai nobili alla corte del Re per rimanere vicini a lui durante le vacanze estive. In totale si contano 122 ville. Ineguagliabili bellezze architettoniche, immerse in giardini rococò e affacciate sul magico Golfo di Napoli, contribuiscono quindi a fare della Campania un’eccellenza internazionale, storicamente desiderata da personaggi dell’alta nobiltà.

È proprio il lusso di queste ville con vista su Capri, Ischia e Procida, unitamente alla ricchezza paesaggistica in cui sono immerse tra i pometi, a dare al territorio il nome di Miglio d’Oro. Attraverso eventi e celebrazioni che attirano tantissimi visitatori, l’area è costantemente teatro di numerose iniziative che riscuotono sempre più successo. Dal 4 luglio, per esempio, ha preso il via la XXXVI edizione del Festival delle Ville Vesuviane. Fino al 27 luglio ogni sera va quindi in scena un appuntamento con la cultura e quest’estate lo fa con un tema fil rouge che non possiamo che apprezzare particolarmente, come si evince dal titolo: «L’età del Miglio d’Oro – Radici e Identità». L’obiettivo è unire innovazione e tradizione con eventi teatrali e musicali: canti popolari e arte contemporanea uniti in una grande kermesse.
Si torna dunque a respirare quei luoghi come punto di incontro fra creatività e storia. Il direttore artistico Bruno Tabacchini ha voluto sottolineare il messaggio sin dalla conferenza stampa di presentazione: «Per andare avanti bisogna voltarsi indietro. In questo modo saremo sempre in contatto con la nostra terra, incontrando i Maestri e proiettandoci nella contemporaneità delle arti. Senza l’idea di un futuro identitario dominerebbe un globalismo impersonale».
Concerti e spettacoli teatrali a un prezzo popolarissimo coinvolgono quindi il pubblico. Dopo il debutto trionfale di Mario Biondi, che il 4 luglio ha aperto la kermesse con la sua voce calda creando un’atmosfera di familiarità in mezzo a una folla gremita di spettatori, nelle prime due settimane il Festival ha già raccolto numerosi applausi. Particolarmente apprezzati anche gli omaggi musicali a Pino Daniele e lo show di Simona Molinari che, tra jazz e antichi miti, si è esibita accompagnata dall’Orchestra della Magna Grecia. Grande successo per Francesco Paolantoni, che ha raccontato con la sua inconfondibile ironia «Pierino e il lupo» da Sergej Prokofiev, eseguito musicalmente da nove artisti jazz, e per intramontabili testi del palcoscenico come «La bisbetica domata» e l’«Edipo Re».
Nella seconda metà del mese, tra gli altri eventi ecco un omaggio di Corrado Veneziano al padre del Futurismo, Tommaso Marinetti, con Marco Prosperini, condotto dalla stessa nipote del poeta, Francesca Barbi Marinetti, quindi il Gran Galà della Danzacon la Compagnia Almatanz, un omaggio dell’attore Maurizio De Giovanni ad Andrea Camilleri, un concerto di Peppe Barra. Fino al gran finale con la prima nazionale di«Il sogno di Pulcinella», ossia la leggenda della celebre maschera della Commedia dell’Arte tradotta in uno spettacolo danzante diretto dal coreografo Luigi Martelletta. Villa Campolieto, Villa Vannucchi, Villa Mascolo, Palazzo Vallelonga e Palazzo Bisignano diventano quindi per l’intero luglio 2025 cornici di uno dei Festival più importanti che, nel frattempo, sta costruendo la sua storia al servizio della storia. Nulla come la reinterpretazione di grandi classici aiuta alla diffusione delle nostre origini.


















