“Guai a dire che la teoria gender non deve essere studiata nelle scuole, si rischia la galera”. Esordisce così, con il piglio della provocazione che da sempre è la sua cifra stilistica, Edoardo Sylos Labini nel suo spazio settimanale in onda su Rai2, Commedia Divina, dove veste i panni di un moderno Dante Alighieri alle prese con personaggi del mondo dello spettacolo e della politica, che condanna o assolve in base a vizi e virtù. E facendo riferimento alle ‘pericolose perquisizioni’ subite nei giorni scorsi da giornalisti e professori universitari per avere espresso opinioni personali non allineate al pensiero unico, l’attore attacca “In un’Italia senza lavoro, dove la disoccupazione sta aumentando, una legge conquista le prime pagine dei giornali”. Per chi si apriranno allora questa volta le porte dell’Inferno? Proprio per Alessandro Zan, espressione di quella sinistra che “parla di diritti e poi chiede la chiusura di un programma libero come Anni 20”. “Galeotta fu la libertà d’espressione”, conclude lapidario Sylos Labini. Come dargli torto, dopotutto.
Non fa sconti a nessuno l’attore che se la prende anche con l’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, condannato a scontare nel limbo una pena eterna per l’ostinazione con cui “dopo aver disastrosamente governato il Paese piegato dalla pandemia”, ha deciso di rifondare il movimento 5 stelle. Un’impresa bollata come “ardita e temeraria”, per non dire impossibile!
“Ego te absolvo”, è invece la formula con cui Sylos Labini conclude la puntata, rivolgendosi al leader della Lega, Matteo Salvini. Il riferimento è chiaro. L’ex ministro dell’Interno, infatti, è stato di recente assolto per il caso Gregoretti, perchè “difendere un confine non è reato – dice Sylos Labini che conclude – finalmente una procura l’ha sentenziato, andando contro quel sistema che vuole usare la magistratura per fare politica”. E allora vola in Paradiso, Matteo.
Agli italiani di buonsenso non resta così che il limbo.
Ma oggi, 23 maggio, è anche il 29esimo anniversario della strage di Capaci. E, in questo Paese in cui sembra che tutti, tranne gli italiani, possono avere voce in capitolo, per la prima volta, la maggioranza dei parlamentari e degli italiani sembrano essere d’accordo su un punto: Falcone va ricordato. E non poteva essere diversamente. Falcone va ricordato. Ed è anche sacrosanto che lo sia. Fino alla notte dei tempi. Ma, soprattutto, andrebbe approfondito. Invece, ancora non tutto quello che riguarda Falcone sembra uscito dall’ombra in cui, nel bene e nel male, è stato avvolto.
«Falcone -dice infatti Martelli, proprio in merito all’approssimarsi dell’evento – non si spiegava gli attacchi di Orlando”». Tuttavia, il nocciolo della questione, che poi non è un nocciolo ma una montagna, dietro la quale si può nascondere di tutto, non è che Falcone non si spiegava l’atteggiamento ostile di Orlando Cascio, ma il perché quell’allora e ancora primo cittadino volesse intimidirlo e, soprattutto, screditarlo. A che pro? Eppure la procura di Palermo quella matassa non l’ha voluta mai dipanare. Perché? Già, perché?