Oggi la premier Giorgia Meloni, in viaggio diplomatico, ha visitato a Tokyo il santuario shintoista in cui riposa l’imperatore giapponese Meiji con sua moglie, l’imperatrice Shoken. Un gesto molto significativo, perché Meiji Tenno è stato un imperatore rivoluzionario. Chi era questa figura cardine della storia nipponica?
Meiji, il cui nome mortale era Mutsuhito, fu il 122° imperatore del Giappone. Quando ascese al trono, l’Impero era governato solo formalmente dalla famiglia imperiale – la più antica regnante ininterrottamente – mentre il potere effettivo era nelle mani del Bafuku, il governo militare dello shogun, detenuto dalla famiglia Tokugawa fin dal 1600. Questa dittatura militare aveva mantenuto il paese isolato e in pace, dopo secoli di guerre feudali, evitando al Giappone di fare la fine della Cina, invasa dalle merci – e dalla droga – portata dagli occidentali e ridotta in grave stato di crisi.

Tuttavia, l’apparizione delle “navi nere” americane al porto di Yokohama cambiò la storia, perché molti capirono che il Giappone non poteva più continuare nella sua politica di dorato isolamento: gli occidentali sarebbero arrivati con la loro tecnologia superiore e avrebbero occupato l’arcipelago, trasformandolo in una colonia. Così nel 1867 il giovanissimo Mutsuhito, nato solo 15 anni prima, divenne il perno di una restaurazione del potere imperiale il cui scopo era modernizzare il Giappone per renderlo in grado di resistere alle potenze bianche.
Dopo una dura guerra civile – la guerra Boshin – Mutsuhito trasferì la corte da Kyoto a Edo, la vecchia capitale dello shogunato, che fu ribattezzata Tokyo. Qui iniziò un’epoca di profonde riforme, che trasformarono il paese in una nazione industrializzata, moderna e avanzata. Nel 1869 a Tokyo fu costruito anche il tempio Yasukuni, che commemorava tutte le vittime della guerra Boshin, imperiali e shogunali, e che sarebbe diventato l’equivalente del nostro Milite Ignoto: il santuario di tutti i caduti di tutte le guerre.
Durante il regno di Meiji il Giappone sconfisse prima la Cina e poi la Russia: fu la prima nazione non europea a battere una potenza europea in una guerra di grandi dimensioni. Nel 1912 Mutsuhito morì, a soli 59 anni, assumendo il nome postumo di Meiji e divenendo un Kami, una divinità, nel tempio-santuario che gli fu dedicato a Tokyo, quello visitato oggi da Giorgia Meloni.
Meiji nel 1890 diffuse un proclama ai suoi sudditi, il Rescritto Imperiale sull’Educazione, che incitava i giapponesi a percorrere la via della virtù e della cultura. Il testo, commovente testimonianza dell’amore dell’Imperatore per il proprio popolo, è intriso di filosofia confuciana che sarebbe divenuta ideologia di Stato. Fino alla fine della Seconda guerra mondiale tutti gli studenti dovevano imparare a memoria il testo, pratica che venne abolita durante l’occupazione per ordine del governo militare americano.
Il testo recita così:
Sappiate, Nostri sudditi:
I nostri antenati imperiali hanno fondato il Nostro Impero su una base ampia ed eterna e hanno impiantato la virtù in modo profondo e saldo; i Nostri sudditi, sempre uniti nella lealtà e nella pietà filiale, di generazione in generazione ne hanno resa luminosa la bellezza. Questa è la gloria del carattere fondamentale del Nostro Impero, e qui risiede anche la fonte della Nostra educazione.
Voi, Nostri sudditi, siate filiali con i vostri genitori, affettuosi con i vostri fratelli e sorelle; come mariti e mogli siate armoniosi, come amici sinceri; comportatevi con modestia e moderazione; estendete la vostra benevolenza a tutti; perseguite l’apprendimento e coltivate le arti, sviluppando così le facoltà intellettuali e perfezionando le virtù morali; inoltre, promuovete il bene pubblico e gli interessi comuni; rispettate sempre la Costituzione e osservate le leggi; in caso di necessità, offritevi coraggiosamente allo Stato; e così custodite e mantenete la prosperità del Nostro Trono Imperiale coevo al cielo e alla terra.
Così non solo sarete Nostri buoni e fedeli sudditi, ma renderete illustri le migliori tradizioni dei vostri antenati. La Via qui esposta è infatti l’insegnamento lasciato in eredità dai Nostri Antenati Imperiali, che deve essere osservato sia dai Loro Discendenti che dai sudditi, infallibile per tutte le epoche e vero in tutti i luoghi. È Nostro desiderio metterlo a cuore in tutta riverenza, in comune con voi, Nostri sudditi, affinché possiamo così raggiungere la stessa virtù.
Il 30° giorno del 10° mese del 23° anno Meiji (30 ottobre 1890)
Anche per questa esortazione dell’Imperatore a coltivare la cultura, il santuario che gli è dedicato è il centro della festa della Cultura, che viene celebrata il 3 novembre, e che attira decine di migliaia di giapponesi, spesso abbigliati con eleganti abiti tradizionali.
Una curiosità: fino a Meiji pochissimi giapponesi avevano potuto vedere l’imperatore. Mutsuhito, sebbene restio, si convinse a farsi scattare un ritratto fotografico ufficiale. Protagonista di questo passaggio epocale, fu un artista italiano, Edoardo Chiossone che insieme al fotografo Maruki Riyou realizzò nel 1873 il ritratto ufficiale di Sua Maestà con un collage di foto. Il ritratto fu diffuso fra il popolo ed ebbe incredibile successo nel diffondere fra i giapponesi il culto per l’Imperatore.