Milano, 4 agosto 2025 – “Il Comune di Milano, anziché rispondere nel merito alle mie denunce, ha scelto di denunciarmi per diffamazione. Un gesto disperato per mettere a tacere chi, come me, ha il coraggio di chiedere trasparenza sulla gestione dei beni pubblici”. Questo è il commento di Massimiliano Lisa, direttore e co-fondatore del Museo Leonardo3.
La Giunta Sala non risponde, ma denuncia
La Giunta comunale ha deciso di non confrontarsi, ma di attaccare. Hanno scelto (con voto unanime su proposta del Direttore Generale Christian Malangone, riferisce Lisa) di denunciare con urgenza un cittadino che ha cercato di gettare luce su questioni che ha sollevato, documentandole, con un esposto alla Corte dei Conti e tre esposti in Procura.
“Le mie dichiarazioni, sia online che durante l’incontro con il Consiglio del Municipio 1, non hanno mai avuto l’intento di diffamare l’Amministrazione, ma di sollevare questioni legittime e documentate riguardo alla gestione degli spazi pubblici in Galleria Vittorio Emanuele II. Le mie parole sono state una richiesta di trasparenza e un appello a proteggere il Museo Leonardo3, un’istituzione che attira ogni anno centinaia di migliaia di visitatori e contribuisce al prestigio culturale della città”.
“Come possono giustificare un cambio di rotta a 180 gradi – continua Lisa – quando due anni fa, nel maggio 2023, la presidente del Consiglio Comunale, Elena Buscemi, lodava il nostro museo definendolo “un pezzo importante dell’offerta culturale di Milano”? In pochi mesi, da “eccellenza della città”, siamo diventati abusivi da cacciare. Questa è la prova di un doppio standard che non ammette critiche.
Non ho fatto altro che porre interrogativi precisi su come vengono assegnati gli spazi pubblici, su assegnazioni dirette, su bandi, su facilitatori e su decisioni che sembrano favorire interessi privati a scapito di un’attività culturale di successo. L’idea che sollevare questi interrogativi equivalga a diffamazione è preoccupante e getta ben più di un’ombra sul dialogo tra cittadini e Amministrazione. L’Amministrazione comunale avrebbe dovuto ricevermi e indagare su quanto ho scoperto e rispondere nel merito alle mie preoccupazioni, anziché ricorrere alle vie legali”.
Un sistema che non ammette dialogo né confronto
“La mia battaglia è contro un sistema di potere che preferisce le querele al dialogo. Non è un caso che la Giunta abbia già in passato denunciato un giornalista come Gianni Barbacetto, per poi ritrovarsi con un’inchiesta della Procura, che per quanto emerso finora, ha confermato le sue accuse. È un modus operandi che ripete lo schema: attaccare il messaggero per non affrontare il messaggio.
Le mie denunce sono precise e documentate. Ho prove che riguardano l’affermazione che ho attribuito alla responsabile che ho citato e il presunto “facilitatore”. Ho presentato esposti con dettagli che superano quanto finora reso pubblico. Questa denuncia non mi fermerà. Anzi, la considero la prova che ho toccato un nervo scoperto.
La mia battaglia non è più solo per il Museo Leonardo3, ma per un sistema che deve essere cambiato. Se la Procura ha avviato un’inchiesta sull’Urbanistica, è giunto il momento di allargarla e di fare luce su tutte le aree della nostra Amministrazione. I milanesi hanno il diritto di sapere come vengono gestiti i loro beni e chi viene realmente favorito e perché” conclude Lisa.

















