La bella Loano tra il Carnevale e il ritorno dei Doria
Stretto fra mare e montagne, il borgo ligure è il centro di un’intensa vita culturale
Il toponimo di Loano, di origine preromana, deriva da Logano, o Lodanis, o Loenis e “le uniche attestazioni che abbiamo lo menzionano così: loco qui Lovenis vocatur” (fonte comuni-italiani.it). Ma quale che sia l’origine del toponimo, se dici Loano non puoi non dire Doria, l’illustre famiglia genovese che dal 1575 governò la contea (Loano era un piccolo Stato, sede di zecca) fino al XVIII secolo, cioè più di 200 anni durante i quali questa splendida cittadina della Riviera di Ponente sotto la signoria dei conti Zenobia Del Carretto (e soprattutto con la prinicipessa Zenobia del Carretto Doria) e Gianandrea Doria (nipote del grande ammiraglio Andrea Doria e operativo nella celeberrima Battaglia di Lepanto) conobbe una fase storica di grande sviluppo economico e artistico, messo in opera proprio da questa famiglia di veri e propri mecenati che investirono nel borgo arricchendolo con palazzi e monumenti. Ai Doria è infatti intrinsecamente legato un forte e visibile patrimonio storico architettonico, come il palazzo comunale realizzato per i Doria nella seconda metà del Cinquecento, il castello dei Doria fatto costruire da Giovanni Andrea Doria sulla precedente roccaforte dei vescovi di Albenga, il convento di monte Carmelo con le tombe dei Doria, la chiesa di San Giovanni Battista, eretta nella seconda metà del Seicento dai Doria, la chiesa di Sant’Agostino o N. S. della Misericordia, il primo complesso religioso imponente costruito a Loano dai Doria. Ma degni di menzione sono anche la settecentesca Porta Passorino (una delle quattro porte che si aprivano nella cerchia muraria, detta anche Porta dell’Orologio perché nel 1774 le fu innalzata sopra una torretta che avvertiva i cittadini dei pericoli) e il palazzo del Comandante. Loano, con il suo lungomare di quasi 3 Km, è una perla del turismo, con una spiaggia ad alta frequentazione; ma, essendo circondata da un arco di montagne, qui si possono fare anche escursioni e camminate in montagna. Storia, arte, bellezza, che fanno di Loano «un luogo del cuore» come recita il FAI: e di fatto nel suo piccolo, Loano è il microcosmo di quella che è la ricchezza dell’Italia, cioè il turismo legato alla cultura. Ciò del resto hanno potuto toccare con mano i tanti che la scorsa estate si sono trovati qui per il Festival delle Città Identitarie guidati dal sindaco Luca Lettieri in un viaggio tra i simboli identitari di Loano, vivendo un’esperienza immersiva tra turismo e cultura che in questo 2024 si rinnoverà con un calendario fitto di appuntamenti, come ci ha anticipato il primo cittadino Luca Lettieri, che ha accettato di parlare con CulturaIdentità: «Nel predisporre il calendario di manifestazioni, ogni anno la nostra amministrazione cerca di coniugare l’aspetto ludico e piacevole con quello culturale. Eventi come il CarnevaLöa, cioè il nostro carnevale, o Il ritorno dei Doria, la grande festa che rievoca la proclamazione della libera contea di Loano avvenuta nel 1575 durante la signoria dei conti Zenobia Del Carretto e Gianandrea Doria, sono sì momenti di intrattenimento, ma anche occasioni per mantenere vive, tramandare e far conoscere ad un pubblico il più ampio possibile la storia e le tradizioni della città e del territorio. È per questo che la scorsa estate abbiamo ospitato con grande piacere il Festival Città Identitarie, che si propone di recuperare e divulgare le radici storiche delle località in cui si svolge coniugando la cultura locale con i moderni linguaggi dell’arte e dello spettacolo. Le tre serate in piazza Italia hanno registrato un ottimo successo di pubblico e tanti dei nostri ospiti e concittadini ci hanno manifestato personalmente il loro gradimento per l’iniziativa. Questo è il segno migliore della bontà della nostra scelta come amministrazione e, soprattutto, del fatto che veicolare in modo “leggero” importanti contenuti sia il modo migliore per far sì che questi mettano radici profonde». Una nota a margine: loanesi furono il generale del Genio Navale Filippo Bonfiglietti (che sovrintese alla costruzione della corazzata Regina Elena, che con le sue 13.800 tonnellate di dislocamento fu nel 1901 fra le più grandi navi da guerra costruite in Italia) e lo scrittore e saggista Vincenzo Accame. [Emanuele Beluffi]