Ignazio: il patriota di tutti gli italiani

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Orgoglioso, di parte, conciliante. A tratti anche “scorretto”. Se giudicato attraverso gli standard e la retorica che siamo abituati a sorbirci in queste occasioni. In realtà molto corretto da un punto di vista istituzionale. Il discorso di insediamento pronunciato dal neoeletto Presidente del Senato Ignazio La Russa segna un momento di discontinuità col passato. Parte coi ringraziamenti al Presidente della Repubblica in carica rievocando il suo passato da politico (quindi pure lui di parte!) ed ideatore di una legge elettorale maggioritaria che porta il suo nome. Quella è per lui l’occasione di ricordare il collega di partito ed amico scomparso Pinuccio Tatarella. Rievocato ancora più avanti in concomitanza con un applauso.

Un saluto al presidente emerito Napolitano di cui ricorda posizioni politiche “distantissime” dalle sue e la commemorazione di Sandro Pertini con “di estrazione non certamente identica” alla sua. “La lotta non avviene solo quando pensi di poter vincere, ma quando pensi che quell’occasione valga la pena di essere vissuta”. La Russa è un lottatore. Quelli che la stampa mainstream avrebbe in passato etichettato come picchiatore. E uomo “di parte più che di partito”. Lo ricorda in più di un’occasione. Ma promette anzi giura di essere il Presidente di tutti i senatori: maggioranza ed opposizione. Il ricordo non scontato di tre vittime del terrorismo durante gli anni di piombo: Sergio Ramelli, militante di destra che lui ha conosciuto e di cui è stato avvocato di parte civile e “due di sinistra, i cui assassini non sono mai stati trovati: Fausto e Iaio”.

Tanti i valori tipici della destra: il ricordo degli uomini e delle donne in divisa. Il deferente omaggio ai militari tornati dall’Afghanistan in bare che lui ha portato in spalla. Dalla parte delle donne e dei minori contro ogni violenza. Ed il richiamo alla natalità. Ce n’è a sufficienza per fare arricciare il naso agli opinionisti da salotto radical chic. Ignazio La Russa non soffre dei complessi di inferiorità tipici di chi sta a destra. Quello di voler per forza piacere alla gente che piace. Quello di voler dimostrare di sapere stare a tavola. Ringrazia la Segre presidente “non provvisoria” della prima seduta ma “morale” e di tutto il senato. Cionondimeno raccoglie la sfida e reagisce fiero di fronte al 25 aprile usato come clava contro chi sta a destra da parte della sinistra. Il 25 aprile, il 1° maggio, il 2 giugno sono tutte ricorrenze in cui si riconosce la “Repubblica”. Forse la parola più pronunciata nel suo discorso. Ma che a questo si aggiunga la ricorrenza della nascita del Regno d’Italia. È il guanto di sfida di “Gnazio”.

Lui si candida ad essere il patriota di tutti gli italiani. Il ricordo sentito del commissario Calabresi, di Falcone e Borsellino. La Russa è un uomo di destra. Non si vergogna a farlo capire ai suoi interlocutori. E quando parla di Unione Europea nel finale recupera un termine felice: “comunità”. Il meglio di sé questa disastrata istituzione non a caso l’ha dato quando si chiamava CEE: Comunità Economica Europea. Il termine comunità, del resto, implica una pluralità di soggetti indipendenti, distinti, ciascuno con la propria identità ma che intendono cooperare lealmente per la prosperità e la pace.

Gnazio è la faccia un po’ pop della destra di governo. Una grande mano gliela dà l’inconfondibile timbro vocale per primo consacrato al grande pubblico da Fiorello. Quella destra che giornaloni e televisioni etichettano e ghettizzano sempre come “estrema”. Quella che l’elettore medio non confessa di votare in pubblico perché “c’è la fiamma nel simbolo”. Quella fiamma su cui però viene poi messa convintamente ma segretamente la croce con la matita copiativa. La sfida è aperta. Tutta da giocare!

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