Ignazio La Russa: “Il mio primo amore per una ragazza ebrea”

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Ignazio La Russa sta per diventare la seconda carica dello Stato: vi proponiamo l’intervista cult che Edoardo Sylos Labini ha fatto al futuro Presidente del Senato nel 2015 in occasione della rassegna Riccione Incontra: perché le interviste sulla vita sono dei sempreverdi (Redazione)

Voce mefistofelica e una passione inossidabile, angelica, per la politica. Un virus familiare, la politica. Ignazio La Russa, che nel MSI ha creduto e militato fino ad essere eletto per la prima volta deputato nel 1992 – “ricordo che poco prima di essere votato ero andato a teatro a vedere Beppe Grillo. Lo spettacolo mi piacque molto. Grillo non è mica cambiato: solo che allora pagavi per vederlo, adesso basta andare ai suoi comizi” – dalla guida del Fronte della Gioventù è passato al Ministero della Difesa del Governo Berlusconi, è l’anima della destra italiana.
I siciliani sono un’isola. “Lo diceva Pirandello: i siciliani sono un’isola nell’isola. I siciliani si integrano ovunque, ma restano isole. Sono nato a Paternò, alle pendici dell’Etna, abito a Milano da cinquant’anni, so anche parlare il milanese. Ma con accento rigorosamente siciliano”.

Dalla Sicilia alla Svizzera, sola andata. “Mio padre, con qualche idea di grandezza, mi spedì a studiare a San Gallo, in un collegio svizzero internazionale. Avevo 13 anni. Non è stato facile adattarsi, eppure lì ho imparato il rispetto per le idee degli altri. Pur restando fedele alle proprie. Poi mi sono laureato in Giurisprudenza, a Pavia”.

Il primo comizio. A 10 anni. “Mio padre doveva tenere un comizio a Ragalna, un piccolo comune sull’Etna. Fu trattenuto da un impegno e spedì un suo amico. Il quale ebbe la brillante idea di battere a macchina un discorso e di farmelo leggere, ‘non c’è Antonino La Russa, ma c’è pur sempre un La Russa’, disse. Buttai il foglio. Improvvisai, imitando mio padre. Ovviamente, ricevetti uno scroscio di applausi. Ma perdemmo le elezioni per 12 voti”.

Almirante vs. Berlinguer. “Giorgio Almirante era un oratore straordinario. Non ‘tromboneggiava’, colloquiava. Riusciva a conquistare. Poi, certo, se quelli che lo ammiravano lo avessero votato… valeva la legge ‘piazze piene, urne vuote’. Berlinguer, al contrario, era un modestissimo oratore, ma sapeva andare al cuore del suo elettorato. A Riccione vedo che c’è una Villa Mussolini e un viale Berlinguer. Mi sembra una cosa bella. Vorrei però che ci fosse una via Almirante anche sotto la casa di Berlinguer”.

Il primo amore per un ragazza ebrea e l’esame di coscienza della destra italiana. Proprio giovanissimo al collegio in Svizzera ci fu la prima cotta per una giovane ragazza ebrea. “Le leggi razziali promulgate da Mussolini furono un’assurdità pazzesca, non ho problemi a riconoscerlo. Occorre ricordare che nel 1995 Alleanza Nazionale nasce sulla base di un profondo esame di coscienza, testimoniato dalle ‘Tesi di Fiuggi’. In esse un capitolo intero è dedicato al ripensamento critico del fascismo. Un ripensamento che a sinistra non è mai stato fatto. Quale politico di sinistra ha il coraggio di dire apertamente che il comunismo è stato una dittatura becera, terribile?”.

Il “caso Ramelli”. “Da avvocato, non ho mai voluto difendere chi avesse imputazioni di mafia o riguardanti reati a sfondo sessuale. Non ho mai voluto difendere gli imprenditori durante Mani Pulite. Sono fiero, però, di aver preso le parti di Sergio Ramelli, il diciassettenne del Fronte della Gioventù che è stato barbaramente ucciso nel 1975 di fronte a casa a colpi di chiave inglese da alcuni estremisti di sinistra, appartenenti ad Avanguardia Operaia. Ucciso perché di destra, perchè a scuola fece un tema contro le Brigate Rosse e per questo accusato di essere fascista. Ci vollero dieci anni per risolvere una inchiesta continuamente ostacolata”.

Milano come Belfast, nel mezzo della guerra civile. “Non era facile essere di destra, tra le file del Fronte della Gioventù, nella Milano degli anni Settanta. Eravamo consapevoli di vivere in una Belfast, in piena guerra civile. La sproporzione con i movimenti della sinistra extraparlamentare era pazzesca, ma non ci sentivamo eroi. E non eravamo, nonostante la fama, aggressivi. Entravamo e uscivamo dai cinema a film iniziato, andavamo allo stadio con la sciarpa che ci copriva il volto, ci sedevamo nei ristoranti con la schiena appoggiata alle pareti. Ci aggredivano in venti contro uno. Una volta mia moglie mi salvò letteralmente la vita frapponendosi tra me e una chiave inglese, che le ferì la spalla. La colpa di quel momento è tutta delle istituzioni: la lotta tra generazioni fu l’alibi per realizzare il ‘compromesso storico’ tra DC e PCI”.

Che cos’è la destra, cos’è la sinistra? “La spiritualità della vita è di destra, il materialismo di sinistra; la meritocrazia è di destra, il 6 politico di sinistra; la famiglia come cellula dello Stato capace di generare cittadini è di destra, la famiglia in cui conta soltanto l’affetto è di sinistra”.

A proposito di Berlusconi… “Berlusconi è stato un genio della politica. Capì che solo mettendo insieme Umberto Bossi e Gianfranco Fini si poteva battere la sinistra. Creò un collante politico che adesso manca al centrodestra”.

Dica qualcosa di destra. “Fin da piccolo mi appassionava la storia dei fratelli Bandiera. Ecco, quando in certe circostanze il valore della Patria è più importante di se stessi, della famiglia, dell’amore per la democrazia, ecco, questo è qualcosa di destra”.

Capotribù. “Mia moglie aveva una passione per gli Indiani d’America, così ai miei figli, come secondo nome, ho attribuito dei nomi indiani: Geronimo, Cochis, Apache. Per fortuna non ho avuto una figlia, come l’avrei chiamata, Raggio di Luna?”.

Fiorello e i Simpson. “Mi hanno imitato in tanti, il più bravo è senza dubbio Fiorello. Il male dei politici italiani è che aspirano di piacere a tutti; a me basta piacere alla mia tribù. L’esperienza di doppiaggio dei Simpson è stata una delle cose più divertenti che abbia mai fatto. Divenni amico di un grandissimo direttore del doppiaggio, che faceva la voce di Homer Simpson e che era un nostro simpatizzante. Quando morì, di un brutto male, andai al funerale. I doppiatori e gli attori lì raccolti mi guardavano stupiti, ‘ma che ci fa La Russa in mezzo a tutta questa gente di sinistra?’”.

Un po’ di politica. Marò e il “caso Battisti”. “Penso che ormai non esista più il sentimento di orgoglio nazionale. Siamo un Paese che ha restituito i Marò dopo che ce li hanno concessi, perché l’allora premier Monti non poteva rovinare certi rapporti economici con l’India. Basterebbero i nostri corpi speciali, rispettati in tutto il mondo, per riprenderceli in 5 minuti. Ricordo che quando ero alla Difesa rifiutai di firmare accordi con il Brasile, pretendendo la restituzione di Cesare Battisti, un assassino condannato all’ergastolo dalla giustizia italiana che continua a sbeffeggiare il Paese dalle spiagge brasiliane”.

Isis: una soluzione. “Non abbiamo ancora capito che dobbiamo difenderci contro chi vuole scardinare la nostra visione del mondo. In questo senso, un accordo con Putin è necessario, altro che fargli la guerra…”.

Un accordo contro gli sbarchi. “L’emergenza degli sbarchi in Italia si può risolvere. Con Berlusconi siglammo un accordo con Gheddafi per interrompere il traffico di uomini all’origine. Ora non si può? Occupiamo militarmente i porti libici”.

La cultura è sempre di sinistra. “Il PCI, secondo i patti postbellici, non poteva governare l’Italia. Così, occupò, attraverso una azione davvero rivoluzionaria, le scuole, i tribunali, la cultura. Un esempio. Il ballerino degli 883 era un militante del Fronte della Gioventù. Per questo, quando fondammo AN, chiesi a Max Pezzali di darci una mano nel comporre l’inno del partito, cosa che lui fece. Ma quando qualche giornalista lo scoprì, negò con una pervicacia che mi fece arrabbiare. Poi capii: se ammetteva di aver dato una mano a comporre l’inno di AN, non avrebbe più lavorato nello spettacolo”.

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4 Commenti

  1. Certo, come no! Bisognava però sentirlo questo furbone che sta nelle istituzioni prendendo stipendi a 4 zeri da tempi immemori, quando è caduto il governo Draghi (per inciso fatto cadere da Conte e non da questa supposta “destra”) a garantire che mai e poi mai il CDX avrebbe rotto con il patto atlantico, la NATO, i cari alleati a stelle e strisce e union jack paladini delle democrazia e dei diritti umani (leggi le lobby finanziarie piratesche di Wall Street e della City che di fatto hanno impoverito l’Europa e l’hanno trasformata in una pattumiera mondiale, il sistema bellico industriale americano che guadagna solo se ci sono guerre e se non ci sono le crea e quelli del genitore 1 e 2 e dell’LGBT forever e schifezze affini) e adesso dice che vuole fermare l’invasione pianificata oltreoceano… ops! Scusate: l’immigrazione di “coloro i quali scappano dalla guerra”, occupando militarmente i porti libici (da morir dal ridere!). Bene, chieda il permesso prima al massone Mario Draghi e a quelli che stanno a Tel Aviv, visto che magari ha ancora il contatto della ex fidanzatina ebrea, e vedrà come glielo concederanno. Vedrà ben! Mamma mia quante fregnacce … mamma mia.

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