Il cromatismo del Sarzana tra sacro e profano

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Nato a Sarzana (La Spezia) il 12 agosto del 1589, Domenico Fiasella ebbe la sua formazione a Roma dando poi sfogo alla sua attività assai prolifica, oltre che nella sua città natale, a Genova. Proprio nel capoluogo ligure divenne uno dei principali esponenti della scuola barocca. Detto anche il Sarzana, Fiasella fu capace di ispirazione equamente suddivisa tra sacra e profana. Vu grazie all’intercessione di Monsignor Salvago vescovo di Sarzana, all’epoca cittadina di prosperi commerci, che il giovane Domenico ebbe modo di andare a bottega nel cuore di Genova da Giovanni Battista Paggi. Non accontentandosi di coltivare studi manieristici, ambì ben presto a trasferirsi a Roma dove, soggiornando dal 1607 al 1616, ebbe modo di trovare feconda ispi- razione, sia attraverso l’osservazione di tutta la scuola rinascimentale rappresentata da Raffaello Sanzio, Michelangelo Buonarroti e Tiziano, sia di confrontarsi con quanto prodotto dai suoi contemporanei come Carracci e Caravaggio. Poco più che ventenne, grazie a un arguto espediente, riuscì a ottenere l’apprezzamento di Guido Reni esponendo una sua opera, senza firma, presso la chiesa di Santa Maria della Scala, di cui il pittore bolognese rimase particolarmente stupito.

Mentre l’inclinazione caravaggesca del Sarzana virava sul cromatismo, anche a causa di una stretta amicizia con Gentileschi, lasciando la crudezza propria del Caravaggio, così da realizzare, anche durante la sua futura carriera, un caravaggismo di raffinata bellezza ingentilito da una luminosità meno sciabolata e più pacata.

Sarà proprio Orazio Gentileschi ad introdurlo presso il marchese, di origini genovesi, Vincenzo Giustiniani, banchiere, intellettuale e grande collezionista anche dell’opera di Caravaggio. Sarà il 1616 a vedere il ritorno di Fiasella a Sarzana dove realizzerà per conto dell’Opera di Santa Maria il dipinto San Lazzaro implora la Vergine per la città di Sarzana in cui naturalismo e classicismo si fondono in modo sublime.

L’opera contiene anche un omaggio ad Andrea Del Sarto attraverso il posizionamento di un ferma capelli nel capo di Maria e una rappresentazione dall’alto del cittadina ai piedi dei protagonisti così da ingraziarsene le autorità locali. Due anni dopo Fiasella sarà a Genova in fissa dimora dopo aver realizzato un importante ciclo di affreschi nelle sale di Pa- lazzo Lomellini alla Zecca dicati ad Ester, e nel piano superiore del pa- lazzo costruito da Giacomo Lomellini detto il Moro, dipinge il Re che celebra il Convito, nel portico la Di-
struzione di Gerusalemme. Fiasella, grazie a queste commissioni, sale rapidamente la scala della notorietà artistica, divenendo uno dei pittori più in vista, così che, nel 1622, gli viene richiesto di realizzare un’altra importante opera il Martirio di Santa Barbara, per l’altare in capo alla navata della Chiesa di San Marco al Molo.

Sono molte le rappresentazioni e i disegni che a seguire negli anni Fiasella realizzerà a Genova, come ad esempio quello per la statua della Madonna di Porta Pila. È nel 1632 che realizza l’Assunzione della Ver- gine, dove insieme ai dodici apo- stoli, compaiono i due committenti dell’opera Pier Francesco e Giacomo Saluzzo. Le opere di Fiasella sono presenti oltre che a Genova e Sarzana anche a Massa, Napoli, Piacenza e Palermo, molti altri, sono finiti all’estero durante l’Ottocento in cui avvenne la massima dispersione
del Seicento genovese.

Nel 1990 una mostra monografica, a cura di Piero Donati gli è stata dedicata a Genova e Roma, sempre sotto la stessa curatela la mostra organizzata da Fondazione Carispe nel 2007 alla Spezia e Sarzana.