Il mistero pasquale della Redenzione

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Ripercorrere la Via Crucis è entrare nel Mistero della Redenzione. Siamo Membra del Cristo, uniti al Cristo, chiamati a ripercorrere l’ultima parte della Sua Passione. La pia pratica della Via Crucis è sinonimo di compartecipazione al patimento salvifico e al dolore “intenzionato”: è sollecitazione all’imitazione del Cristo, che dovrebbe essere senza tentennamenti sentiero della nostra vita , pur nella nostra inevitabile compromissione dopo la caduta dall’Eden; è la chiamata costante delle Scritture alla Santità e alla Perfezione, per mezzo della totale aderenza al “fiat” del Padre , alla sua Volontà: quel “fiat” che è recitato milioni di volte ogni giorno nel “sia fatta la Tua Volontà” (Fiat Voluntas Tua) nel Padre Nostro in ogni parte del mondo.

Preghiera che recitiamo al plurale non al singolare! E’ pregando il Padre per ognuno e dunque per il bene di tutti imploriamo per ogni Fratello e Sorella: che sia pane soprannaturale dunque Eucaristico- o che sia liberazione dal male e perdono dai nostri peccati, salvezza, noi sempre invochiamo per tutti.

La Via Crucis è continuo Ringraziamento e glorificazione del Padre da parte del Figlio ed è insegnamento e invito per noi ad una incessante pratica nel ringraziare Padre, Figlio e Spirito nelle gioie quanto nelle sventure: poiché insieme di un disegno divino ordinato per il nostro bene spirituale, in una trama il cui svolgersi non possiamo -e non dobbiamo- aver modo di sapere.

La Via Crucis è rammentare le basi del Cristianesimo: conoscere, amare e servire Dio: è l’essere inseriti in Cristo e Lui in noi. Due parole sono -per noi- la piu’ vera sintesi della Via Crucis: Riparazione e Oblazione.

Nell’interezza del compimento della rivelazione pubblica, la Via Crucis è l’ ultima parte del giorno in cui si compie la Passione salvifica di Gesù Cristo; un giorno iniziato con l’addio a l’Essere Perfetto, la Santissima Vergine Sua Madre, per poi incamminarsi verso il Cenacolo. E nella cena legale e nell’Eucaristica egli ci consegna ,sino alla fine dei tempi, due meravigliosi regali: un Uomo-Dio che -da semplice pane e da vino – crea se stesso in corpo e sangue costituendo l’Eucaristia; il Figlio di Dio che fonda il primo elemento della Chiesa, con la consacrazione dei discepoli, dunque primi Sacerdoti e Vescovi, che da allora uniti ai Fedeli rappresenteranno la Chiesa, suo Corpo Mistico e membra.

Ma soprattutto, nel celebrare e meditando la Via Crucis, ripercorriamo l’interezza dell’atto riparatorio: egli altro non fa in ogni momento che glorificare il Padre e accollarsi tutti i peccati di una intera umanità nel disegno prestabilito della Salvezza. E questo attraverso il martirio che è -pur tuttavia- inevitabile: senza martirio e Passione , torture e umiliazioni e il poter arrivare a far Sua la Croce, non vi sarebbe stata Salvezza.

Il Martirio è indispensabile condizione : è “volere” del Padre assolto dal Figlio e lo è proprio e assolutamente nella prospettiva e nella mistica della Riparazione; lo è inevitabilmente con quel carico di indicibili torture e umiliazioni. Solo un uomo Dio sarebbe stato capace di sopravvivere e arrivare alla Croce, all’abbracciarla , simbolo della Sua Passione , significato e mezzo della nostra Redenzione , segno Universale di pace e di Amore del Cristianesimo: Croce che nella sua verticalità è già ascensione del Cristo, e nostro aspirare al Cielo.
Di qui si incomincia anche a vedere -per noi – in modo pieno il motivo e il Valore del Dolore e del sacrificio -volontario o meno – che è rappresentato nell’intero libro di Giobbe: il dolore , il senso del dolore innocente, il Dolore che salva, purifica; quello stesso dolore e sacrificio volontario che la Vergine santissima chiede ai pastorelli Francesco, Giacinta e Lucia nelle Sue apparizioni a Fatima: “Volete voi offrirvi al Signore disposti ad accettare tutte le sofferenze che vorrà inviarvi in riparazione dei peccati così numerosi che offendono la Sua Divina Maestà?” la risposta fu ” Sì!”. E questa è Riparazione .

Ebbene l’Uomo-Dio ripara -dunque – i peccati dell’umanità attraverso un atto assoluto d’amore passando prima anche e soprattutto attraverso l’agonia del Getsemani , in espiazione per tutti i peccati passati di ogni uomo in ogni tempo.

Ed è nella mistica agonia del Getsemani – che l’amato Gesù’ si prepara per quel che avverrà nel sacrificio finale e inizia a mostrare la dimensione- umanamente fuori scala poiché Divina- del Suo amore per noi.

In solitudine – i discepoli sonnecchiavano- egli espiava sudando sangue nel tetro gelo del Getsemani ma è tanto a noi vicino e umano nel ” rivolgersi al Padre” in cerca di aiuto e forza chiedendo ” «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!»”(Mat 26:39 CEI2008) per poi glorificarlo e fare unicamente la Sua Volontà .

Nella “attualità” cristocentrica – e non potrebbe essere altrimenti- della Via Crucis si manifesta quel disegno di salvezza di un popolo che tende sempre a far la cosa sbagliata, tanto da indurre l’Eterno Padre a pentirsi di averlo creato e volerlo cancellare. Ed è il Grande Patriarca Mosè a compiere – forse- il primo grande gesto di Riparazione: mentre L’Eterno Padre consegna a lui le Tavole della Legge, il popolo in sua assenza si costruisce il Vitello d’Oro da adorare: in Esodo 32.10 e 33 il popolo “scelto da Dio” vedendolo tardare nel ritorno, contravviene al primo e piu’ importante comando e idolatra un pezzo di metallo , apice del paganesimo. E L’eterno Padre a Mosè: “Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori Di te invece farò una grande nazione». Mosè supplicando il Signore, suo Dio: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente?” (Es 32:10–11 CEI2008) ” Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.”(Es 32:14 CEI2008) .

Dunque Il Grande Patriarca riesce a disarmare la Divina Giustizia anzitutto con la sua la Preghiera – potenza e forza della supplica incessante ,è ovunque nelle Sacre Scritture. Ma poi ritornato da Dio va oltre: “Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato… Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto! ». (Es 32:32 CEI2008) . Mosè ripara per tutti, si accolla i peccati del suo popolo, dei suoi Fratelli: o tutti o nessuno: o perdoni tutti o cancella anche me dal Tuo Libro: Mosè da la Vita per i suo popolo. Ed nella prima lettera di Giovanni ritroviamo poi l’invito alla Riparazione sino alle estreme conseguenze: “In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.” (1Giovanni 3:16 CEI2008).

Arriviamo al conclusione: dalla Via Crucis come pia rappresentazione è lo spunto per giungere alla definizione del fine piu’ alto del Cristiano: la Riparazione , nell’oblazione totale, donandosi. Dunque l’atto di Riparazione è l’atto supremo di carità: noi ripariamo in quanto uniti al Cristo, in quanto In Cristo ( ovviamente se in Grazia). Ma se siamo In Cristo siamo in unione con tutti i fratelli e la nostra unione con Cristo , il nostro essere in Lui è essere in unione con il Padre, con Dio.

Ecco che – citando Don Ivo Barsotti” Non è mai separabile , nel cristiano, il fondamento ontologico della attività morale , ma l’attività morale procede dal fondamento ontologico… Ora se la dottrina della riparazione trova un suo fondamento ontologico nel fatto che noi siamo cristiani, inseriti nel Figlio, nel fatto che facciamo presente nella nostra vita il suo stesso mistero, nel fatto che la nostra natura cristiana altro non è che un certo prolungamento del mistero dell’Incarnazione divina , questo fondamento ontologico è in ordine a una attività morale. Infatti la nostra unione con Cristo esige poi la conformità di tutta la nostra vita con Lui” e ancora: “Il nostro inserimento nel Cristo, che avviene mediante il battesimo, fonda la sua legge di una conformità morale con Lui.” Con San Paolo: noi siamo morti e sepolti con Cristo: “Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.”(Romani 6:4 CEI2008), (eppure dobbiamo ancora morire!),… Noi siamo nel Cristo per vivere la Sua Vita. Nella Misura in cui Egli vive in noi, noi viviamo la stessa vita di Dio, la vita di un infinito amore. Dio è Amore e la Riparazione è l’atto supremo di amore “In chiusura vogliamo rammentare la “Passione” esemplare di una Giovane e recentissima Beata diciannovenne , Chiara Luce Badano. Una ragazza bella , giovane , normale e innamorata di Cristo e che in Cristo come celeste sposo di tutte le anime, ci ha insegnato a dare – come tutti i Santi – il vero senso al dolore e alle “sventure”. Atteso che per una gran parte di mondo soi disant “credente” ma completamente secolarizzato, è un esempio incomprensibile. Invece è per il fedele una gioia intima e invidiabile leggere le parole della Beata Chiara Luce che nel rifiutare la morfina per alleviare i dolori della neoplasia , diceva: “Mi toglie lucidità , ed io a Gesù Eucaristia posso solo offrire il mio Dolore”.

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