Il murale dell’uomo che allatta era una ciofeca, altro che opera d’arte

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Sia chiaro, qui non si vuol fare la morale a nessuno: se un’opera d’arte è brutta lo è a prescindere e se per sovrapprezzo l’autore l’ha fatta per la solita provocazione allora la critica è doppiamente legittima. Del resto, oggi 50 anni fa moriva Picasso e chi se la sente di giudicare l’artista con l’uomo che è stato? Quindi: arte e morale sono due cose diverse, idem per la politica. Bon, a Rimini tal Oliver Vincenzi in arte Kage e all’anagrafe registrato come Veronica Vincenzi davanti alla chiesa di San Niccolò fa un murale che raffigura un barbuto con la canotta abbassata sul petto oversize modello lattaia di Fellini mentre, appunto, allatta un bimbo. Qualcuno non gradisce e col favore delle tenebre cancella l’opera maestra del Caravaggio con una mano di bianco che più bianco non si può.

Il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad (padre iraniano e madre italiana, eletto due anni fa) sguinzaglia la Digos per scovare il censore misterioso manco fosse il capo dei capi di Cosa Nostra e si lascia pure scappare un “potremo dare della merda (testuale, n.d.r.) a chi ha compiuto il suo capolavoro notturno”.

Per usare il suo stesso vocabolario, il sindaco s’è incazzato come una biscia, del resto è il copione dei volenterosi pasdaran dell’ideologia woke per cui se uno fischia quando passa una fanciulla gridano al sessismo ma se De Benedetti in tv dice che Giorgia Meloni è demente loro muti e fischiettando si voltano dall’altra parte.

Il murale dell’uomo che allatta era una ciofeca non tanto per quello che rappresentava, quanto piuttosto perché era brutto proprio. E qualcuno lo deve pur dire. Bisognerebbe fare altrettanto con altre imprese spacciate per opere d’arte: a Milano per esempio non ne mancano, vedi la statua di Montanelli ai giardini di via Palestro (fra l’altro imbrattata lo scorso anno dai soliti indignati speciali) e la cialtronata di Cattelan davanti a Palazzo Mezzanotte (qui mission impossible, nel 2010 Palazzo Marino aveva dato l’ok alla sua inamovibilità sempiterna).

Ma gli è che i sinistri preferiscono gli imbratta monumenti, non chi, magari con gesto artistico pure il suo, elimina gli inestetismi degli aspiranti artisti. Hai voglia a dire che l’arte è libera: e se nessuno fiata quando buttano la vernice lavabile sulla teca con un Van Gogh dietro, allora chi fa il beau geste di cancellare un orrore sconosciuto merita un applauso. O la cancel culture vale solo se a farla sono gli autoproclamati buoni? Del resto chi provoca deve prendersi tutto il pacchetto, gli applausi e i fischi.

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