Gli eroi di El Alamein? L’Italia li ha sempre onorati

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“Carri armati nemici fatto irruzione sud Divisione Ariete. Con ciò Ariete accerchiata, trovasi 5 km nord-ovest Bir-el-Abd. Carri Ariete combattono“. È questa una delle frasi più eroiche, belle, epiche, commoventi che la storia ci ha tramandato. È l’ultimo messaggio del marconista di ciò che restava della Divisione Ariete, a El Alamein, il 4 novembre 1942. I nemici l’hanno accerchiata, ma nonostante tutto suoi ultimi uomini combattono.

Queste parole, e tutto ciò che vi è stato attorno, sono state ricordate e celebrate ogni anno da quel 1942. E non dai “fascisti”, o “nazifascisti”, come li chiama Ivan Scalfarotto, ma da tutta la nazione italiana. Da quella nazione che l’anno successivo, per volontà del re Vittorio Emanuele III, prese la decisione più dura della sua storia, l’armistizio, il passaggio dalla parte delle Nazioni Unite e – conseguentemente – la guerra civile. E che poi divenne repubblicana, superò l’umiliazione del trattato di pace imposto dagli ex nemici e con la ricostruzione, interna e internazionale, divenne uno dei pilastri della nuova Europa.

Sì, quell’Italia della “costituzione antifascista” (termine alquanto tirato per la giacchetta, ma qui ci sta), celebrò i suoi caduti, i suoi eroi, a El Alamein e non si permise mai di dire che erano “nazifascisti”. E a far tacere certe lingue, basta il profilo di colui che fu il principale protagonista della memoria di quell’epica, sfortunata battaglia: quel maggiore del Regio Esercito nato a Nerviano nel 1896 che risponde al nome di Paolo Caccia Dominioni.

Paolo Caccia Dominioni (1896-1992)

Scomparso nel 1992, Caccia Dominioni fu medaglia di bronzo nella Grande Guerra, partecipò alle campagne coloniali fra le due guerre (Libia e Africa Orientale, dove fu nuovamente decorato) e poi di nuovo in Libia, nel Genio Guastatori. In Nordafrica fu decorato da Erwin Rommel in persona (quel Rommel che alcune testate hanno definito “gerarca nazista”, ignorando che venne contattato dai congiurati che volevano assassinare Hitler nel 1944 e fu condannato a suicidarsi per questo, proprio dal dittatore tedesco). Dopo la partecipazione alla battaglia di El Alamein, riuscì a tornare in Italia, dove continuò a comandare reparti del Genio Alpini, fino all’armistizio. Nel settembre 1943 Caccia Dominioni sfuggì alla cattura da parte dei tedeschi e si diede alla macchia, entrando nella Resistenza.

Ebbene sì. Paolo Caccia Dominioni fu anche partigiano. Prima nella 106^ brigata Garibaldi, poi come capo di Stato Maggiore del Corpo lombardo Volontari della Libertà. Fu catturato più volte ma riuscì sempre a fuggire.

Dopo la guerra, Caccia Dominioni si dedicò al compito pietoso di raccogliere le salme disperse nel deserto di El Alamein. Ingegnere e architetto, oltre che finissimo illustratore, disegnò personalmente il sacrario italiano in quei luoghi e lo stesso fece per molti altri luoghi della memoria nel nostro paese, fino alla morte, nel 1992.

Nel 2002, sessantesimo della Battaglia, l’allora presidente Ciampi decorò alla memoria Paolo Caccia Dominioni di medaglia d’Oro, proprio per il suo lavoro di recupero delle salme: 2.500 italiani e 300 di altre nazionalità secondo quanto recita la motivazione, segno che l’onore di combattente non guarda alla divisa del caduto che ha davanti, ma lo rispetta punto e basta.

Interno del Sacrario dei Caduti italiani a El Alamein

Come si può conciliare una vita splendente come quella di Caccia Dominioni con le parole che in questi giorni sono state vomitate contro la celebrazione dei caduti di El Alamein fatta dal ministero della Difesa e della capogruppo di FdI in Commissione difesa alla Camera, Paola Chiesa? Sarebbe un “nazifascista” pure l’eroe di guerra (e aggiungiamo noi, della pace) e partigiano Paolo Caccia Dominioni?

La storia è un racconto complesso, incoerente, e solo i cretini la dividono in “buoni” e “cattivi”. In tempi migliori dei nostri, però, l’umanità ha reso omaggio al bel gesto, all’eroismo, al valore a prescindere dalla bandiera alzata da chi l’ha compiuto. I Greci celebrarono Ettore, più valoroso combattente fra i loro nemici Troiani. I Romani scolpirono busti di Annibale, loro nemico mortale. E anche gli antifascisti, quelli veri, quelli che hanno combattuto durante la Resistenza come Paolo Caccia Dominioni, hanno onorato il valore dell’altra trincea. Anzi – pensa un po! – ne hanno perfino fatto parte…

Sono solo i loro cosplayer moderni a voler combattere tutto ciò che c’è di bello del passato, in quell’ansia di distruzione indiscriminata e cieca che si chiama cancel culture.

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