Da subito contrari alla proposta della Commissione EU di abbattimento del 100% delle emissioni delle auto in vendita a partire dal 2035, sono stati proprio l’Italia, di cui tutta la coalizione di centro destra con il suo Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin, insieme a Germania, Polonia e Bulgaria.
Da qui, oggi il voto per lo stop al commercio delle auto diesel e benzina è stato con successo rinviato a data da destinarsi. Notizia che riempie le pagine social dei partiti di governo.
Tra i primi ad aver condotto convintamente la battaglia, la Lega di Matteo Salvini che oggi scrive: “è stata ascoltata la voce di milioni di italiani, e il nostro governo ha dimostrato di offrire argomenti di buonsenso sui tavoli internazionali, a difesa della nostra storia e del nostro lavoro. La strada è ancora lunga ma non ci svenderemo alla Cina. La Lega c’è.”
Anche il Ministro Fratin che aveva già definito la proposta come “ideologica e poco concreta” ha prontamente commentato il nuovo rinvio dicendo: “L’Italia ha una posizione molto chiara: l’elettrico non può essere l’unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come è oggi, ad essere una filiera per pochi. Puntare inoltre sui carburanti rinnovabili – ha spiegato il Ministro – è una soluzione strategica e altrettanto pulita, che consente di raggiungere importanti risultati ambientali evitando pesanti ripercussioni negative in chiave occupazionale e produttiva”.
“La decarbonizzazione del settore dei trasporti, che resta obiettivo prioritario deve tenere conto delle peculiarità nazionali e di tempistiche compatibili con lo sviluppo del settore dell’automotive”, ha concluso Pichetto augurandosi che questa pausa “consenta anche ad altri Paesi e alle stesse istituzioni europee una ulteriore riflessione su un tema così importante per cittadini ed imprese”.
Ma poi, lo stop del motore endotermico è realmente una volontà a favore dell’ambiente o forse di un altro tipo di industria più profittevole a terzi?
Il Global Carbon Budget calcola le emissioni di CO2 generate da attività umane. L’UE è responsabile del 7,5% delle emissioni globali. Di queste solo l’1,5% deriva dal trasporto stradale. Questa quantità di CO2 equivale a 80.000 MW di potenza elettrica generata a carbone.
Nel frattempo la Cina ha in programma (nel solo 2023) di realizzare 73.000 MW di potenza elettrica bruciando proprio carbone!
Se per magia sostituissimo ora i 286 milioni di veicoli presenti in Europa con modelli elettrici (costo stimato 8.100 Miliardi di Euro), la quantità di CO2 evitata sarebbe pari a quella emessa dalla sola Cina in un anno, per ottenere poi elettricità comunque dal carbone.
La produzione di CO2 sarebbe solo che delocalizzata in altri Paesi. Costringere al solo elettrico perciò non aiuterebbe affatto l’ambiente, ma provocherebbe al contrario un danno irreparabile e a doppio taglio: limiterebbe la ricerca invece utile e necessaria di altre e pronte soluzioni ed ucciderebbe l’industria europea dell’auto, di cui l’Italia è un’eccellenza mondiale e tra i primi paesi a goderne in termini di mercato economico.
Sarebbe quindi una scelta folle e tecnologica, che, imposta per legge, ucciderebbe il libero mercato a vantaggio di altri Paesi. Primo fra tutti proprio il dragone Cinese, monopolista delle terre rare e produttore principale delle macchine elettriche.