La difesa di Casale Monferrato ed il rigore istituzionale di Giovanni Lanza

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Fu Presidente del Consiglio durante la breccia di Porta Pia, fine del Risorgimento

Si può dire che l’inizio del Risorgimento a Casale abbia una data precisa: il 19 settembre 1837. In questa data, re Carlo Alberto ricostituì, con un editto, il Senato a Casale, soppresso nel 1730, da Carlo Emanuele III, come suprema magistratura d’appello per il Piemonte orientale (quello che sarà più tardi detta Corte d’Appello).

Intorno al Senato si costituì quel cosiddetto “partito degli avvocati” (Rattazzi, Pinelli, Cobianchi, Mellana e molti altri), di cultura e mentalità liberale e unitaria, che darà un contributo fondamentale al Risorgimento.

In questa temperie culturale e politica si formò anche Giovanni Lanza (Casale Monferrato, 1810 – Roma, 1882). Aderì alla torinese Associazione Agraria, da poco fondata, nel 1842 e ne divenne segretario; conobbe in questo periodo Cavour e Cesare Balbo.

Proprio in occasione del V Congresso Agrario, tenutosi a Casale nel 1847 presso il Collegio Trevisio, Lanza fu tra i principali promotori della celebre petizione inviata a Re Carlo Alberto, che chiedeva l’impegno della casa regnante a favore della causa patriottica, divenendo così una delle premesse alla Prima Guerra d’Indipendenza (1848-49).

E a quella guerra lo stesso Lanza partecipò come volontario, divenendo regio commissario straordinario per le milizie cittadine, ricoprendo così un ruolo, anche se indiretto, nell’episodio della difesa di Casale, nel marzo del 1849.

Carlo Alberto, dopo la sconfitta di Custoza l’anno precedente, decise di riprendere la guerra contro l’Austria in marzo. All’alba del 24, – la decisiva sconfitta di Novara era del giorno prima – a Casale Monferrato la guardia nazionale e gli abitanti insieme al piccolo presidio militare affrontarono l’attacco di un’avanguardia austriaca.

Lo scontro a fuoco proseguì il giorno successivo, finché gli austriaci, informati della firma dell’armistizio, si ritirarono, senza essere riusciti a entrare in città.

La difesa di Casale – episodio in sé piuttosto modesto – dimostrò l’attaccamento di tutti gli strati della popolazione alle riforme liberali, e confermò una volta di più il valore delle milizie popolari.

Intanto, nell’aprile del 1848, Lanza veniva eletto per la prima volta deputato nel collegio di Frassinello. Sarà, in vari collegi, ininterrottamente riconfermato per 14 legislature.

Fu più volte ministro (Istruzione, Finanze, Interni) e tre volte presidente della Camera e soprattutto in questo ruolo si guadagnò l’appellativo di ‘carabiniere’, un po’ per una certa asprezza di carattere, un po’ per il rigore istituzionale che gli era proprio. Nel 1869 divenne Presidente del Consiglio. In questo ruolo riuscì a guidare la diplomazia italiana a raggiungere il grande obiettivo, in un quadro internazionale favorevole, o quantomeno neutrale, della conquista di Roma, il 20 settembre 1870, che costituisce l’atto conclusivo del Risorgimento. A Lanza si dovette anche l’abile e rapida conduzione del favorevole plebiscito d’annessione di Roma al Regno d’Italia, il 2 ottobre dello stesso anno.

Si dovette all’iniziativa politica di Lanza anche la cosiddetta Legge delle Guarentigie, che proteggeva la persona del Papa e che concedeva una serie di garanzie nei confronti dello Stato italiano che, benché non riconosciuta dalla Santa Sede, regolò i rapporti tra l’Italia e il Vaticano fino ai Patti Lateranensi del 1929.

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