Come rilanciare il Centrodestra

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Camillo Benso conte di Cavour detestava Giuseppe Mazzini, che sinceramente ricambiava il disprezzo. Cultura e identità diverse. Ma decisero di non farsi sopraffare da questi sinceri sentimenti di diffidenza -se non disistima- pur di arrivare all’obiettivo cui entrambi miravano. L’Italia unita e soprattutto sovrana. Autonoma dal giogo degli Asburgo. Se vi sono riusciti loro perché non dovrebbero riuscirci Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini? Non avranno forse la statura dei predecessori ma l’obiettivo -oggi come allora- rimane tutto sommato lo stesso. Recuperare autonomia e sovranità rispetto alla Vienna di oggi: Bruxelles appunto. Non più gli Asburgo ma l’UE. Una maggiore autonomia risponde agli interessi del Paese semplicemente perché delegare ad altri la facoltà di decidere per noi non può mai essere irreversibile soprattutto quando i risultati di tale privazione decisionale sono fallimentari.

Una situazione descrittami come meglio non si potrebbe da Edward Luttwak. Con la semplicità tipica degli americani. Storico, saggista ed analista di geopolitica nato in Romania e naturalizzato statunitense conserva con l’Italia un rapporto speciale. Tanto da riconoscere gli accenti delle varie regioni fra cui il mio toscano. In un’intervista concessami nell’estate del 2021 ebbe a dirmi: “L’Europa è stato un fenomeno unico in questo pianeta quanto a dinamismo. Da sempre. I belgi erano quattro gatti e sono riusciti a colonizzare intere regioni africane a partire dal Congo. Come spiegarselo? Semplice. La concorrenza fra vicini. In passato ha generato guerre. Ma anche tantissima energia. Ora metti al di sopra di questi stati una rigida struttura burocratica come l’Unione Europea. Che non risponde a nessun impulso. Immune da qualsiasi fallimento. Prenda la funzionaria Sandra Gallina incaricata di gestire l’approvvigionamento dei vaccini. I ritardi e i fallimenti dell’Europa sono visibili a tutti. O figure tristi come Gentiloni che si sono in passato distinte soprattutto per assegnare la guida di importanti colossi come Leonardo Finmeccanica all’amico di famiglia. L’energia europea è sfumata. È rimasta la burocrazia”.

Di fronte a tutto questo un partito che si chiama Forza Italia -e guidato da chi ha provato a cambiare il Paese all’insegna del nuovo miracolo italiano-, assieme a chi ha deciso di chiamare il suo movimento Fratelli d’Italia per poi finire a chi come Salvini -nel nome dell’euroscetticismo- è cresciuto fino ad essere nel 2019 il primo partito possono forse non provare a mettere da parte ruggini personali e differenze ideologiche tutt’altro che insormontabili?

Si tratta semplicemente di dimenticare gli slogan e tutti i vari “ismi” che questi portano con sé: europeisti contro sovranisti. Non si sfascia un bel nulla. Anche perché nessuno è abbastanza potente da rompere alcunché. Bisognerà essere pronti invece a gestire l’emergenza quando il terremoto arriverà. E non dipenderà da noi. Si tratta di tornare a fare politica. A fare gli interessi del Paese partendo da pochi semplici punti. Tutto sommato due. Un’idea di fondo e la leadership condivisa in vista delle prossime elezioni politiche.

Quanto alla prima, il mainstream racconta che il sovranismo non sarebbe una risposta. Provo a fingermi d’accordo. Ma bisogna pure riconoscere, al contempo, che l’europeismo non è una proposta. Tutto sommato, per usare le categorie di un politologo attento alle cose di destra come Giovanni Orsina, in Europa esistono tre categorie di schieramenti politici: i sovranisti di nome, i sovranisti di fatto (e questi due insieme sono la larga maggioranza), e una minoranza di federalisti veri. Se smontare l’Europa è un’operazione mostruosamente costosa, finirla di costruire può essere addirittura impossibile. I “sovranisti di fatto” (ben più di quelli dichiarati) le impediscono di procedere in questa direzione federalista, e in mezzo al guado non si riesce a far funzionare nulla. Pensate ai popolari tedeschi oggi guidati da Mertz. Sfido chiunque rimanendo serio a sostenere che vogliano far sparire la Germania dentro l’accozzaglia europea. Forza Italia fa parte di questo schieramento: quello del PPE ovvero i “sovranisti di fatto”. Poi ci sono i sovranisti di nome: lo schieramento identitario cui appartiene la Lega e quello conservatore di cui fa parte Fratelli d’Italia. Impossibile non trovare una mediazione. Partendo da dove? Dai “dimenticati”. Le imprese e i lavoratori. E dal principio che la Costituzione serve a limitare il potere di chi governa e non la libertà di chi quel governo alla fine elegge. Non è permesso solo ciò che dice la legge, ma semplicemente quello che questa non vieta espressamente. Ciò che si chiama libertà per il comunista è un “vuoto legislativo”.

E da qui condividere una leadership. Nessuno dei tre leader può, chi per un motivo chi per l’altro, oggi aspirare ad essere il futuro premier del centrodestra in questo momento. Forse in futuro. L’anagrafe sta dalla parte di Giorgia Meloni. Chissà se ora è il suo momento. Serve un nome condiviso. Che sappia rappresentare al meglio le istanze dei sovranisti di nome o di fatto che siano. Che abbia maturato negli anni una profonda sensibilità politica. Che abbia robuste competenze tecniche. Che sappia rappresentare il Paese nei consessi internazionali. E sappia stare a quei tavoli con schiena dritta e cognizione di causa. Uno che non va a quei tavoli cercando un lavoro per quando non sarà più premier. Ma per rappresentare al meglio il Paese. Antonio Socci ha avanzato una proposta solo apparentemente provocatoria: Giulio Tremonti. Ma è solo un esempio. Di fronte a questo ragionamento, vale la pena chiedersi: perché no?

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4 Commenti

  1. Per rilanciare il centro destra ci vogliono, signori miei, leader degni di questo nome, disposti a lottare costi quel che costi per il proprio paese. La domanda che dovreste porvi è la seguente: secondo voi, il tris di soggetti che si vede in questa foto, sarebbe disposto a combattere per la propria patria, costi quel che costi? Fatevi aiutare dalla fisiognomica, se avete qualche dubbio nella risposta.

  2. Egr.Dragoni…Fabio,non è questo il momento di continuare sulle s m che ormai da 4 anni ci stiamo a raccontare,oggi c’è la G U E R R A.ed i ns sforzi devono essere tutti concentrati su sto ‘gravissimo’ problema…che non sappiamo neanche se ci sarà data possibilità,anche più avanti,di addentrarci sul ‘solito’ argomento riririportato da Lei.Casomai…intanto…fra le possibilità da Lei ‘prospettate’ e del nome da Lei suggerito,c’è l’insormontabile divieto berlusconiano a Giulio Tremonti,che Berlusconi non si sognerebbe mai di ‘prestargli’ i suoi dipendenti a colui che stette seduto,nel 2011,davanti ai wc di Montecitorio,dove aveva accompagnato Maroni che a sua volta accompagnava il Bossi preso da non tanto improvvisa ‘incontinenza’,proprio mentre si votava l’assestamento di bilancio’ che x due voti mancanti(Maroni non era deputato,ma solo ‘badante’,’mancò’ la poltrona di pdc a Berlusconi.Potrebbe come Presidente dell’Aspen Institute essere sponsorizzato solo dalla Meloni che dell’Aspen fa parte,ma MAI dagli altri due coalizzabili nominati.E soprattutto,a mio parere,certo,la Meloni dovrebbe innanzi tutto ‘decifrarsi’ quel che il George ha voluto ‘tramandarci’,forse in ‘1984’,”Un popolo che elegge(in questo caso una persona,Meloni,che tende ad accompagnarsi con)corrotti(e corruttori),impostori,ladri,traditori,non è vittima:è complice”.Cara Giorgia,possono anche farti arrivare al governo di sta nazione,ma…sempre ‘malagente ormai rimangono’.

  3. Idea – se la si voglia definir tale – del tutto malsana: Tremonti nutre al fondo una, per me assolutamente fatale e pericolosa, ammirazione per l’UE.

    Si crogiola in una presunta ed immaginaria mitica UE delle origini, poi, purtroppo, a suo dire, tradita dai banchieri, e vagheggia un “modello di difesa europea integrata nella Nato”.

    Inoltre, in questi due anni di pandemia, non ha mai cessato di sperticarsi in elogi dell’UE per aver, secondo lui, introdotto i supposti eurobond, frutto, a suo dire, di una sua antica mirabolante invenzione.

    Facendo finta, quindi, di non sapere che veri titoli pubblici dell’UE presupporrebbero un ministero delle finanze UE, che comanda “de iure” sulla formazione dei bilanci dei singoli stati nazionali.

    Il che vuol dire, alla luce dei rapporti di forza in UE, soltanto dei bilanci degli stati nazionali deboli, o reietti che dir si voglia, tra cui, ovviamente, l’Italia.

    Ancora, ad avviso del valtellinese, con il Pnrr l’UE si sarebbe messa “dal lato giusto della storia”.

    Insomma, eviterei di dar credito ai consigli di Socci, soprattutto tenendo conto di come si è ridotto costui in quest’ultimo anno, e mi riferisco al suo plauso alla politica sanitaria condotta dal governo Draghi in relazione alla questione pandemica ed alla campagna punturale.

    Infine, mi permetto di suggerire a Dragoni di far decantare ed affievolire un po’ i suoi entusiasmi di fronte a certi nomi prima di lanciarli, come adesso fa, appunto, con Tremonti.

    O prima di addirittura esaltarli. Come ha fatto in precedenza con Draghi.

    Ricordo, difatti, quando, insediatosi da poco il governo Draghi, Dragoni disse, nel corso di una delle tante conversazioni che intratteneva ogni sabato pomeriggio in diretta “on line”, che il banchiere in questione aveva, rispetto a tutti gli altri politici, non una, ma dieci marce in più (queste furono all’incirca le parole da lui pronunciate).

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