“Per il governo italiano l’intelligenza artificiale è una questione prioritaria”: il presidente del Consiglio Giorgia Meloni apre la conferenza stampa annuale sui cambi di paradigma imposti dall’AI e i rischi incombenti in particolare per i diritti dei lavoratori. “Sono preoccupata dall’impatto a diversi livelli e in particolare su quello che riguarda il mondo del lavoro. Il progresso serve a ottimizzare le competenze umane ma in passato abbiamo conosciuto una sostituzione del lavoro fisico che ha consentito alle persone di concentrarsi su lavori di concetto. Oggi è l’intelletto che rischia di essere sostituito, quindi l’impatto riguarda anche lavori di alto profilo e dunque si rischia un impatto devastante”.
La Meloni ribadisce anche che l’Italia ha assunto la presidenza del G7 e in questa veste intende porre la questione sul tavolo del dibattito internazionale: “Non so se siamo ancora in tempo, il progresso corre veloce e le decisioni politiche vanno prese a livello globale. Organizzeremo un focus specifico con un’iniziativa ad hoc”.
La risposta della Meloni arriva dopo la polemica della Federazione nazionale stampa sulla cosiddetta “legge bavaglio”, che pone limiti alla diffusione delle intercettazioni telefoniche, alla quale ribatte che “la norma è frutto di un emendamento parlamentare che arriva da un esponente dell’opposizione su cui c’è stato parere favorevole del governo, ma non è un’iniziativa del governo. Per cui la manifestazione sotto palazzo Chigi, quando l’iniziativa non è del governo, doveva essere sotto il Parlamento visto che le Camere si sono assunte le responsabilità”. Inoltre, aggiunge il presidente del Consiglio, “l’emendamento riporta l’articolo 114 del codice di procedura penale al suo perimetro originario. La riforma Orlando fece un’eccezione consentendo la pubblicazione delle intercettazioni. Qui non si toglie il diritto del giornalista ad informare. Non ci vedo un bavaglio a meno che non si dica che la stampa sia stata imbavagliata fino al 2017. A me pare un’iniziativa valida. Mi pare una norma di equilibrio tra il diritto di informare e il diritto alla difesa del cittadino”.
Merita anche d’essere sottolineata la risposta della Meloni circa il caso Degni, il giudice della Corte dei Conti finito nella bufera per le sue parole contro il governo. “Ritengo che non spetti a me dire che cosa dovrebbe accadere ma mi spetta dire qualcosa sulla gravità di quello che è accaduto: avere un magistrato della Corte dei conti che come incarico ha quello di mettere in sicurezza i conti pubblici che spera per ragioni politiche che l’Italia vada in esercizio provvisorio, con tutte le conseguenze, oggettivamente un po’ di preoccupazione la mette”. Ma, aggiunge la Meloni, “la cosa più grave è la sfrontatezza con la quale questo giudice ritiene che sia normale farlo”.
Tuttavia il vero problema è rappresentato dai doppi standard della sinistra e dalla presunzione che una parte politica possa avere diritto di imporre la propria visione di parte anche nei ruoli che dovrebbero essere super partes, preoccupazione espressa dalla Meloni anche in una domanda circa Giuliano Amato: “Io ho da chiedere alla sinistra se sia normale che persone nominate per incarichi super partes si comportino da militanti politici. Mi aspetto una risposta da Elly Schlein. Mi ha colpito molto che non ci sia stato nessuno a sinistra a dire due parole su questo tema: Paolo Gentiloni che l’ha nominato, Elly Schlein… mentre io vengo chiamata in causa per qualsiasi cosa”.
Lapidaria la risposta della Meloni sul caso Pozzolo: “io non sono disposta ad assumermi tutte le responsabilità se chi mi sta attorno non si assume a sua volta la sua parte di responsabilità”.
Molto si può fare in Rai per migliorare la qualità, per avere maggiore pluralismo, e bene è la lotta agli sprechi. La Rai è servizio pubblico, deve pensare prima a quello che all’audience. E su “Telemeloni”, “altro che Telemeloni, qui stiamo cercando di riequilibrare ciò che è stato fatto negli anni precedenti, quando si è arrivati al caso che durante il governo Draghi, Fratelli d’Italia, l’unico partito d’opposizione è stato escluso dal CDA. All’epoca non sentivo parlare di “regime”…”.