Che cosa c’entra mai la questione palestinese con la protesta contro la nomina di Beatrice Venezi alla direzione artistica della Fenice di Venezia? Una perplessità alquanto pertinente, alla quale cercano di dare risposta i manifestanti della CGIL che lo scorso 10 novembre hanno dato vita a una singolare manifestazione nella Città della Laguna in cui i due temi venivano accomunati all’insegna dello slogan, “ Dalla Fenice alla Palestina per una cultura indipendente e di pace”.
La manifestazione, animata da un centinaio di partecipanti, secondo quanto scrive “Il Tempo” di oggi, è stata organizzata dalla sigla Sale Docks – un centro sociale occupato dal 2007 – al quale si sono uniti sindacalisti di CGIL, USB e di altri associazioni, con la significativa astensione dell’UGL (che ha anzi espresso “solidarietà professionale e umana” al maestro Venezi). E poi i consueti orchestrali dissidenti della Fenice e due esponenti della politica: la segretaria regionale dem Monica Sambo e il senatore grillino Luca Pirondini.
La Sembo è una vecchia conoscenza delle proteste sindacali alla Fenice, visto che un anno fa aveva sostenuto lo sciopero che fece saltare la prima dell’“Otello” di Verdi per una serie di rivendicazioni fra cui la mancanza di “quote rosa” nel direttivo del teatro…
Con squisita coerenza, la protesta si è ora spostata contro un direttore d’orchestra fornita di cromosomi XX (per chi era assente a biologia alle medie, vuol dire “donna”), segno evidente che il gradimento politico conta più del colore del fiocco sulla culla.
Pirondini, invece, capogruppo in commissione Cultura del M5S al Senato, ex orchestrale, è esperto di questioni teatrali. Infatti era stato firmatario di un emendamento nel 2023 in cui chiedeva l’erogazione di 2,5 milioni di euro al Carlo Felice di Genova. Guarda caso, nel CdA del teatro dell’opera in questione Pirondini sedeva come consigliere di indirizzo. Una coincidenza che non sfuggì agli altri membri della commissione Cultura, che hanno sollevato un problema di conflitto d’interesse. Immediata, quindi, la presa di congedo da parte di Pirondini dal suo ruolo di consigliere: «Excusatio non petita, accusatio manifesta» commentò in quel frangente Alessandro Amorese, capogruppo di Fratelli d’Italia nella commissione Cultura e Istruzione di Montecitorio, subito dopo l’uno-due fra denuncia e dimissioni di Pirondini.
Fatti e nomi che danno una panoramica dell’attacco contro il direttore Beatrice Venezi, dal minestrone di argomenti passepartout alle vicende personali e politiche di alcuni dei volti che si sono messi in prima fila a beneficio fotografi, dalle incoerenze ideologiche al fumus di conflitti d’interesse. L’attacco pagliaccesco alla Venezi sarà al centro di una conferenza stampa convocata per domani, 12 novembre, dal sindacato UGL. “La musica non cambia – il caso Venezi”, questo il titolo dell’iniziativa del sindacato, sarà l’occasione per analizzare l’attacco ad hominem dietro gli striscioni, le bandiere e i proclami. E del resto, che quello alla Venezi sia un attacco del tutto strumentale e politico lo aveva detto anche il compianto Beppe Vessicchio, che sulla collega lucchese, scrive “Il Gazzettino” del 9 novembre scorso, aveva affermato: «Ne parlavano bene fino a quando non ha esternato la sua vicinanza ad alcuni movimenti politici». Insomma tra una bandiera proPal, una della CGIL e una di chissà quale centro sociale, il linciaggio mediatico della Venezi continua ma assume sempre più i suoi veri connotati politici, altro che curriculum artistico!


















