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Come i mezzi di comunicazione contribuiscono al racconto dell’identità culturale italiana. E’ stato questo il tema attorno al quale ha ruotato la terza, e ultima, tappa del Festival delle Città Identitarie, la kermesse diretta da Edoardo Sylos Labini nata per far conoscere i simboli culturali e storici delle provincie italiane, iniziata con la presentazione del libro “Emilio Colombo, l’ultimo dei costituenti” di Donato Verrastro ed Elena Vigilante: a condurre Fabio Dragoni vicedirettore di CulturaIdentità. A seguire serata spettacolo, con la musica protagonista.
Il sipario del Piccolo Teatro del CeSam di Potenza si è aperto sulle note di Vesti la Giubba, l’aria dell’opera “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo, melodramma più rappresentato al mondo e composto proprio nella città di Potenza. Ospite d’onore nella serata conclusiva è stato il direttore di Rai News 24, Paolo Petrecca. L’Italia “è bella perchè ha tanti simboli da raccontare, tanti personaggi che creano il nostro immaginario – ha spiegato Sylos Labini -. E chi meglio della televisione di Stato contribuisce a creare l’immaginario simbolico del nostro Paese? Proprio Ruggero Leoncavallo, simbolo di Potenza – ha aggiunto – è un caso di cronaca tradotto in musica che diventa il melodramma più rappresentato al mondo”.
Raccontare personaggi storici “è un dovere e un piacere per la Rai”, ha sottolineato Petrecca. “Così come lo è scoprire i grandi personaggi e i posti dove hanno ideato le loro opere liriche, o dove sono state raccontate le grandi inchieste. Mi viene in mente il grande personaggio interpretato da Luca Zingaretti, il commissario Montalbano, tirato fuori dai libri di Camilleri e che è diventato un modo di raccontare non solo la vita di un personaggio, ma un’inchiesta e il tessuto sociale di un Paese. Ecco – ha proseguito -, l’identità dei Paesi passa dai grandi fatti di cronaca e dai grandi personaggi”.
Al centro del dibattito, nel corso della serata, anche il rapporto tra giovani e informazione. “I dati parlano chiaro – ha spiegato Petrecca -, c’è sicuramente un allontanamento di una parte delle fasce sociali più giovani dalla televisione perché c’è un approccio immediato al web e al telefonino. La crisi, però, è nel mondo del giornalismo più che nel mondo della televisione. Secondo me – ha aggiunto – oggi bisogna cambiare il modo di raccontare e cercare tornare alle origini del giornalismo e quindi cercare di raccontare attraverso l’uscire dalla sede dove ci siamo seduti: ci siamo seduti troppo, siamo stati troppo fermi ad aspettare che arrivassero le notizie, dobbiamo andare a cercarci le notizie”.
Infine, anche il direttore del day time Rai, Angelo Mellone, ha voluto portare il suo saluto in un video messaggio proiettato sul maxi schermo del teatro. “Chi fa televisione, fa immaginario: una grandissima responsabilità. La televisione e i media producono fatti culturali e contribuiscono a raccontare la nostra identità, le sue trasformazioni, e a custodire, accompagnare e innovare. Quindi – ha concluso Mellone -, chi fa questo mestiere ha una grandissima responsabilità: raccontare, informare, educare, intrattenere e parlare dell’identità italiana”.
A concludere la tre giorni – ricca di incontri, approfondimenti e interviste – è stata la Compagnia dei Lupi, che ha animato il palco insieme ai cantanti del Conservatorio Gesualdo da Venosa.
L’appuntamento ora è a Trino, nel vercellese, dove dal 21 al 23 luglio lo splendido Palazzo Paleologo ospiterà la seconda tappa del Festival.
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