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Grande successo per la VII edizione del Festival delle Città Identitarie a Potenza con grandi personaggi della cultura, dello sport e dello spettacolo
“Maurizio Leggeri era avanti, ma talmente avanti che ogni volta che si voltava indietro guardava al futuro”. Maurizio Leggeri è stato forse il più importante sismologo italiano contemporaneo. Uno dei più apprezzati al mondo. “Consideri che faceva il pendolare fra Potenza e Berkeley in California, una settimana sì ed una no. Ed ha detto no alla Nasa. Voleva rimanere a Potenza”. I virgolettati sono di Antonio Colangelo fondatore di Geocart dove Maurizio Leggeri ha lavorato come ingegnere per oltre vent’anni. Un’azienda che fa la radiografia al territorio con le più moderne tecnologie. Bisogna essere preparati in caso di terremoto. Proprio così. Perché quello che tutti ricordano come terremoto dell’Irpinia avvenuto il 23 novembre del 1980, investì tragicamente pure la Lucania. Pardon Basilicata. Così venne chiamata la Regione al momento della sua istituzione. Dovevamo farla finita col suo primo nome recuperato durante il ventennio fascista. Il Festival delle Città identitarie arriva a Potenza. “Scelta la città, iniziamo a studiarla ripercorrendo la sua storia. Riscoprendo e talvolta scoprendo i suoi meravigliosi segreti. I simboli e gli uomini che l’hanno costruita. Nel caso di Potenza -dopo il terremoto- direi anche ricostruita” dice dal palco del teatro CESAM Edoardo Sylos Labini. Animatore di CulturaIdentità e motore instancabile di una serie di Festival che a breve vireranno a Trino nel Vercellese e poi a Loano in Liguria. Emilio Colombo, ministro dell’agricoltura, dell’industria, del commercio estero, degli esteri, del tesoro e del bilancio nonché Presidente del Consiglio e del Parlamento europeo era potentino. Parlava con Kennedy ma era lucano. Una squadra di fuoriclasse sul palco. Federico Palmaroli in arte Osho, coi suoi meme. La sua satira “non vuol fare pensare ma semplicemente ridere”. Mi dice Federico mentre andiamo al teatro senza prendersi troppo sul serio. “Sei un patriota?” gli chiede Edoardo Sylos Labini. “Sì ma non nel calcio. Tifo Lazio e un po’ meno l’Italia. Se in azzurro segnava Totti, mi rodeva il culo. Si può dire?” Vabbè lo ha detto. La timbrica meravigliosa di Arianna -voce Disney per tanti anni quando questa pensava a fare i cartoni e non il politically correct con fate di colore dentro Pinocchio- è la colonna sonora del Festival. Intanto pochi ricordano che Boninsegna -in arte Bonimba- ha portato il Potenza Calcio ad un passo dalla serie A. “Ma Potenza non è una città meridionale. Non ha il mare. Ha provato un percorso di industrializzazione che non è andato a buon fine. Una città verticale con tantissime scale. Ma anche orizzontale. Lo dico sempre. Una piccola Los Angeles. Ci vuole tanto a percorrerla. Impossibile a piedi”. È il commento di Camillo Langone che ripercorre i simboli identitari di Potenza fra cui il Palazzo delle Poste del potentino Lapadula. Non conoscete Lapadula? Siete mai sati all’Eur a Roma? Chi credete abbia progettato il moderno Colosseo oggi affittato a Fendi? Paolo Petrecca direttore Rai News si sistema in Piazza Duca delle Verdure. Il viaggio di Cultura Identità si nutre del suo racconto e delle sue illustrazioni. La Rai è media partner dell’iniziativa. Arriva il momento di Giancarlo Giannini. Il fascino ed il talento di un attore insuperabile. Al Pacino o Micheal Douglas devono tantissimo a lui. Cioè, ma Giannini quante volte è stato attore in vita sua? Dopo sé stesso anche con gli altri…doppiandoli. Sullo sfondo l’ideale abbraccio ad una scintillante compagna di viaggio: Claudia Cardinale. Il suo messaggio viene letto dalla nipote Luce. Incredibilmente somigliante. Ah, dimenticavo. “Sul set io non bacio mai veramente” mi ricorda il maestro Giannini a fine serata.