Dal successo negli Anni ‘80 ad oggi, Simona Tagli apre le porte della sua vita e della carriera in TV senza filtri per CulturaIdentità.
A che punto sei della tua carriera?
Sono in un momento della mia vita professionale che definirei “consapevole”.
Ho vissuto un’epoca televisiva irripetibile, ho fatto tutto quello che desideravo fare davanti alle telecamere e oggi scelgo con cura cosa raccontare, cosa costruire, cosa lasciare andare. Sto sviluppando progetti che parlano alle donne, alla loro identità, alla loro forza e alla loro bellezza che non ha età. E li vivo con una libertà che forse, anni fa, non avevo.
Come va la vita sentimentale? Negli scorsi mesi avevi parlato tanto di interruzione del voto di castità e del tuo amore per Francesco Ambrosoli…
La mia vita sentimentale è… in casto fermento. Sì, perché sono ancora casta — lo dico sorridendo — in attesa del famoso “sì” che Francesco dovrebbe dire a me. È diventato quasi un gioco, una promessa sospesa tra ironia e destino. E poi c’è un dettaglio che mi piace ricordare: la castità non è privazione, è scelta. Freud la definiva una forma di sublimazione dell’amore, un modo per trasformare l’energia sessuale in forza creativa, in progettualità, in visione.
E io, in questo periodo della mia vita, sto canalizzando tutto in ciò che creo: format, idee, nuovi linguaggi, nuove forme di seduzione che non passano solo dal corpo.
Quindi sì, sono casta. Ma è una castità che produce vita, non vuoti.
Simona, hai vissuto da protagonista un periodo d’oro della televisione italiana. Qual è il primo ricordo che ti viene in mente se ti dico Gigi Sabani?
La sua leggerezza. Gigi sapeva giocare con il pubblico come pochi: era ironico, pungente ma sempre elegante. Con lui si lavorava bene, si rideva sul serio. E aveva quell’umanità che oggi, purtroppo, vedo sempre meno. Conservo un affetto speciale per quel periodo della mia vita: era televisione “vera”, fatta di talento, improvvisazione, di una spontaneità che non si può replicare.
Gianni Boncompagni è stato un gigante della TV, con un tocco unico. Come lo hai conosciuto e cosa ti ha insegnato lavorare con lui?
Gianni era un genio: un visionario che vedeva oltre tutti. L’ho conosciuto in un momento in cui la TV stava cambiando e lui aveva la straordinaria capacità di farti capire chi eri, ancora prima che lo capissi tu stessa. Mi ha insegnato a non avere paura di essere me stessa, a non scusarmi per la mia femminilità e a portare intelligenza anche nella leggerezza. È stato uno dei miei grandi maestri.
C’è un aneddoto, magari mai raccontato prima, legato a uno di loro o a quel periodo, che ti piace ricordare oggi?
Una sera, durante una prova, Gianni mi disse: “Tu non sei solo bella. Tu hai un ritmo interno, non perderlo mai”. Era un complimento e un avvertimento insieme. In quel mondo, il ritmo lo perdi facilmente: tra pressioni, etichette, giudizi. Quella frase me la sono portata dietro come un talismano.
Guardando la televisione di oggi, cosa pensi sia cambiato di più rispetto a quella che tu hai conosciuto?
Oggi la TV ha perso spontaneità. È molto più costruita, più frenata, più attenta a non disturbare nessuno. La mia generazione televisiva era libera: si sbagliava, si rideva, si rischiava. Ora vedo tanta prudenza e poca creatività vera.
C’è qualcosa che salveresti dell’attuale panorama televisivo e qualcosa che invece ti dispiace vedere scomparire?
Salverei il talento dei giovani che arrivano con una freschezza nuova, soprattutto le donne, più consapevoli e meno disposte a farsi omologare. Mi dispiace invece vedere scomparire l’ironia intelligente, il varietà elegante, la capacità di giocare senza volgarità. Era un’arte che pochi sapevano fare davvero.
Parliamo ora di te, lontano dalle luci dei riflettori: qual è il tuo luogo del cuore, quello dove ti senti davvero “a casa”?
Il mio luogo del cuore è dove posso stare in silenzio. Può essere una spiaggia, un angolo di casa, una stanza piena di libri o anche solo un luogo dove respiro senza dover interpretare nessun ruolo. Sono una donna che ha imparato a stare bene con sé stessa, e questo è il mio vero “casa”.
Se dovessi scegliere un monumento, un’opera d’arte o un luogo artistico che ti rappresenta, quale sceglieresti e perché?
Sceglierei una statua classica: elegante, composta, ma con una storia segreta dentro. Le statue sembrano immobili, ma in realtà trattengono epoche intere nel loro silenzio. Un po’ come me: una donna che sembra ferma, ma che ha attraversato diversi mondi.
Infine, puoi anticiparci qualcosa sui tuoi nuovi progetti o sogni che stai coltivando per il futuro?
Sto lavorando a progetti editoriali e digitali dedicati alle donne, alla loro identità e alla loro forza dopo i 50. E sto costruendo format che uniscono bellezza, salute, consapevolezza e ironia. Il mio sogno? Continuare a creare, a raccontare, a ispirare. E ricordare a tutte le donne che la seduzione non ha età, ha stile.
















