Ieri a Milano nella sala Gonfalone di Palazzo Pirelli CulturaIdentità insieme al gruppo consiliare di Fratelli d’Italia in Regione ha voluto ricordare gli 80 anni dal martirio di Norma Cossetto. “Un fiore che non appassisce” è il titolo che l’associazione ha donato all’evento, ormai alla sua V edizione e presente quest’anno in più di 400 città italiane ed estere.
Federico Romani, Presidente del Consiglio Regionale lombardo apre questo momento di memoria: “Riteniamo doveroso commemorare Norma Cossetto a ottant’anni dal suo tremendo martirio, indignarsi per la ferocia con cui è stata oltraggiata. Non passa anno in cui non affiora alla nostra coscienza questa vicenda drammatica che simboleggia un periodo oscuro e ancora troppo censurato. Bisogna ricordare, diffondere e promuovere questi temi”.
Anche il Capogruppo di FDI Cristian Garavaglia condivide una riflessione interessante, che “oggi ricordiamo Norma Cossetto ma fino ad un po’ di anni fa non era così. Incontri come questo rappresentano un andare sempre di più verso la verità storica”.
Edoardo Sylos Labini, fondatore e direttore di CulturaIdentità, interviene con la frase significativa “Una rosa per Norma, un rosa per voi”: queste poche ma laconiche parole vogliono mettere in luce che ricordare Norma con una rosa rossa in occasione di questo evento non simboleggia solo il ricordo dei gesti efferati subiti dalla ragazza istriana ma anche di tutte le violenze subite da molte donne.
Altro ospite di eccellenza presente alla conferenza è Stefano Zecchi, filosofo, giornalista e scrittore che guarda il caso di Norma e delle vicende istriane con occhio stimolante e divergente: “Quello delle foibe e dei massacri è un problema vero e difficile da decifrare. Quando ero alle scuole superiori il mio professore di storia diceva che le foibe erano avvallamenti del terreno in cui i fascisti gettavano i comunisti, uno stravolgimento totale ridicolo della verità storica. Negli anni passati era ancora più difficile far emergere questo tema ed io sono un colpevole di questo, ho scritto tre romanzi che narrano di vittime della guerra e dei massacri dei partigiani titini in quelle terre di confine. Mentre le foibe sono una questione capita da tutti quello che non si vuole capire è l’esodo istriano dalmata, 350 mila nostri connazionali emigrati dopo il massacro delle foibe. Questa è la vera colpa della Repubblica italiana, l’avere completamente ignorato questo fenomeno.
Perché Norma è diventata un simbolo? Perché era una ragazza colta, studiava, mostrava un ponte tra l’Università di Padova e la cultura istriana e gli slavi temevano la cultura italiana, non ammettevano che noi fossimo persone colte”.
Prende la parola successivamente Paola Radaelli, Presidente UNAVI Associazione Nazionale Vittime, sostenendo con dati precisi ma inquietanti che quello che è successo anni fa succede anche oggi in luoghi e tempi diversi. Solo nel luglio 2023 in Italia, dice la Presidente, ci sono stati 70 femminicidi, che ad oggi sono diventati 90, con una media di 8 femminicidi al mese.
Radaelli afferma: “Tutta questa tragica violenza è spesso perpetrata da branchi, branchi di ragazzini, di uomini violenti che commettono, forti dell’appoggio del gruppo, stupri, omicidi, gesti tremendi. Dobbiamo cercare di entrare nelle scuole e far capire cosa vuol dire convivenza, educazione civile e civica, perché già dall’asilo i bambini si trattano male. Noi di UNAVI abbiamo fatto portare a compimento in parlamento l’adeguamento dell’educazione civica, svecchiandola e portandola su una linea di educazione relazionale. Dobbiamo lavorare perché la violenza non regredisce ma al contrario, aumenta”.
Francesca Giarmoleo, Responsabile Regionale di CulturaIdentità, sostiene che è profondamente giusto ricordare non solo il massacro delle foibe ma anche il martirio di tutti gli esuli, coloro che hanno sacrificato tutto per l’indipendenza e la libertà delle loro terre.
Conclude infine la serie di interventi Daniel Degli Esposti, Responsabile della provincia di Milano per CulturaIdentità con un pensiero aderente anche alla realtà odierna: “Vorrei porre l’attenzione di tutti voi sul tema dell’abuso sessuale come abominio aberrante e soverchiante in guerra. Anche oggi, in Ucraina e in altri paesi al mondo viene usato lo stupro come arma per mortificare e di incidere sulla coscienza della vittima. I soldati vengono spesso incitati dai loro generali a stuprare le donne per un fatto di supremazia e vittoria sui popoli nemici. Questi fatti sono vergognosi, aberranti ma fu solo nel 1998 che l’abuso sessuale venne dichiarato ufficialmente crimine di guerra. Si deve andare incontro non solo ad una condanna ferma di quest’arma psicologica tremenda ma anche ad un ripensamento totale dei ruoli di uomo e donna nella società”.