Trump promette di portare la pace in Ucraina e Medio Oriente, può riuscirci?

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Discorso di Trump alla Rochester Opera House di Rochester, New Hampshire, 21 gennaio 2024 - Foto Liam Enea CC 4.0 sa by

“Farò concludere l’affare in un giorno, un giorno solo”. Così ha detto l’ex presidente americano Donald Trump a luglio ‘23 relativamente la guerra Russo-Ucraina. Gli analisti hanno subito liquidato le dichiarazioni del tycoon come un’iperbole, ma oggi le possibilità che Trump torni nello Studio Ovale sono sempre maggiori. Gli esperti di politica estera, quindi, dovrebbero cominciare a dare più peso alle dichiarazioni dell’ex presidente e considerare che una vicina seconda amministrazione Trump potrebbe affrontare quello che oggi è diventato un vero e proprio scenario globale di conflitti e tensione che non si vedeva dalla Seconda Guerra Mondiale.

Cominciamo col riconoscere che la strategia di Biden per la difesa dell’Ucraina non sia stata affatto vincente. La sua scarsa capacità di leadership in primis è ciò che ha dato il “via libera” a Putin nel lanciare l’attacco. Tanto che lo stesso “Comandante Supremo” alleato di Biden in Europa, aveva ammesso come proprio il pessimo ritiro di Biden dall’Afghanistan avesse convinto Putin ad invadere l’Ucraina. Poi i successivi deboli tentativi di “deterrenza integrata”, tramite minacce di sanzioni alla Russia e aiuti all’Ucraina, hanno fallito miseramente non dissuadendo Putin in alcun modo.

Ricordiamo che il presidente russo ha invaso l’Ucraina sia sotto la presidenza Obama che quella di Biden, ma non ha mai attaccato durante quella di Trump. Non dal nulla perciò l’ex presidente repubblicano rivendica a gran voce la pace mantenuta durante il suo mandato continuando a ribadire a ragion veduta che “sotto la sua guida la guerra tra Russia e Ucraina non sarebbe mai avvenuta”.

Secondo tanti poi, Biden avrebbe dovuto fornire all’Ucraina le armi necessarie per vincere nel breve termine, invece temendo una potenziale “escalation” russa si è subito opposto alla fornitura di molti sistemi d’arma, come carri armati, aerei e artiglieria a lungo raggio fornendo all’Ucraina la capacità di rispondere, ma non di vincere.

Di conseguenza, la sua strategia bellica non ha fatto che spendere miliardi di dollari per un sanguinoso ed inconcludente stallo.

Al contrario, date le dichiarazioni pubbliche di Donald Trump, si può ipotizzare una dottrina molto diversa per l’Ucraina. L’ex presidente ha infatti affermato che userebbe il suo rapporto personale con entrambi i presidenti, Zelenskij e Putin, per negoziare una soluzione al conflitto “in un giorno”. Il termine di un giorno potrebbe forse essere considerato ambizioso, dato che né Putin né Zelenskij hanno espresso interesse per una soluzione negoziata, ma sicuramente l’approccio trumpiano giocherebbe un ruolo non irrilevante nel “ricalcolo dei dadi” e delle posizioni.

Trump ha dichiarato: “Direi a Putin: se non fate un accordo, gli daremo molto (all’Ucraina). Più di quanto abbia mai ottenuto, se necessario”. E le azioni passate di Trump rendono decisamente credibile questa minaccia. Durante il suo mandato, Trump ha più volte dimostrato di essere disposto a superare i limiti, ad esempio eliminando le restrizioni dell’era Obama sulle regole di ingaggio con l’Iran e ottenendo di fatti l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani.

Se Putin si rifiuta di negoziare perciò, Trump potrebbe benissimo rimuovere i vincoli dati da Biden sui trasferimenti di armi e dare all’Ucraina tutto ciò di cui avrebbe bisogno, comprese le armi a lungo raggio per colpire la Crimea e la Russia. A quel punto, di fronte alla prospettiva di una costosa sconfitta militare, Putin potrebbe dover preferire i negoziati.

Per portare Kiev al tavolo, Trump ha invece dichiarato: “Direi a Zelenskij: ‘basta’. Dovete fare un accordo”.

L’Ucraina infatti continua a sostenere lo sforzo bellico solo grazie al sostegno occidentale, perciò la prospettiva di perdere gli aiuti sarebbe un forte ed inevitabile incentivo al negoziato.

Ed in questo senso, Kiev manterrebbe la sua sovranità su tutto il territorio ucraino, il cui riconoscimento rimarrebbe intatto a livello internazionale, e in più vedrebbe il realizzarsi di una eventuale adesione alla NATO e all’UE. Anche se meno soddisfacente di una vittoria militare totale (che appare sempre più irraggiungibile), quest’ultimo risultato rappresenterebbe una sconfitta strategica per la Russia e un rafforzamento della sicurezza nazionale americana e dell’alleanza occidentale.

Mentre alcuni repubblicani sostengono che il conflitto ucraino sia una questione europea senza alcuna conseguenza per gli Stati Uniti, Trump non è d’accordo. Per lui la fine della guerra è una questione fondamentale di politica estera, che intende portare a termine fin dal primo giorno.

La stessa cosa varrà anche per la questione israeliano-palestinese? Anche qui i dati non fanno che confermare le dichiarazioni di Donald Trump. Fino a prova contraria, fu lui ad ottenere la pace in Medio Oriente, facendo firmare uno storico accordo di pace tra Israele, Emirati e Bahrein, perciò sempre lui, e forse solo lui, potrà essere in grado di riportarla.

“Tre anni fa, l’Iran era debole, al verde e totalmente sotto controllo. Grazie alla mia politica di massima pressione, il regime iraniano riusciva a malapena a racimolare due dollari per finanziare i suoi proxy terroristi. Poi è arrivato Joe Biden e ha dato all’Iran miliardi di dollari, che il regime ha usato per spargere sangue e carneficine in tutto il Medio Oriente. Questo attacco non sarebbe MAI avvenuto se io fossi stato presidente, nemmeno per sogno – così come non sarebbe mai avvenuto l’attacco di Hamas, sostenuto dall’Iran, a Israele, non sarebbe mai avvenuta la guerra in Ucraina e ora saremmo in pace in tutto il mondo. Invece, siamo sull’orlo della terza guerra mondiale.” Così twitta Donald Trump domenica 28 dicembre 2024 sul suo “truth social”. E noi, gli crediamo?

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