Elisa Isoardi: «Vi porto nel bar centrale della provincia italiana»

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Dal 4 ottobre prossimo su Rai1 con la conduttrice cuneese andremo alla scoperta delle storie delle nostre cittadine raccontate fra il bancone e i tavolini dei caffè

È un volto fresco, garbato ed eclettico della nostra tv, dove ama sperimentare e mettersi continuamente in gioco in format diversi. Elisa Isoardi ad agosto festeggerà 20 anni di tv, praticamente tutti in Rai, dove porta sempre un’empatia che è raro trovare. La sua sincera curiosità nei confronti di temi e ospiti con cui si confronta è la stessa del pubblico da casa, che in lei incontra ogni volta professionalità ed eleganza. Unitamente a un linguaggio mai fuori posto. Troveremo proprio la gente comune al centro del suo nuovo programma. Dopo aver condotto, tra gli altri, La prova del cuoco, Unomattina, Linea Verde, A conti fatti, dal prossimo 4 ottobre Elisa sarà infatti al timone di «Bar Centrale», in diretta nel primo pomeriggio di Raiuno ogni sabato. Le province italiane saranno il filo narrativo di questo nuovo format.

«Proveremo a capire notizie di costume e società in un clima allegro e sereno», anticipa lei. «Il nostro principio è questo: facciamo la tv per chi la guarda, che quindi ha bisogno di svuotare la testa e recepire ciò che arriva dal teleschermo. Il messaggio deve essere positivo».

Come nasce l’idea della provincia?

Tutti abbiamo dentro una provincia. Io stessa arrivo da lì, essendo cresciuta a Monterosso Grana (CN), un paese che quando era fortunato faceva 700 abitanti nelle stagioni di villeggiatura. Sono cresciuta con papà e nonno agricoltori e ancora oggi sento un richiamo verso le montagne, che restano nel mio DNA.

La caratteristica più bella della provincia?

È protettiva. Anche in tanti film neorealisti viene raccontato come, nei paesi, la gente in difficoltà si trovi meno a disagio rispetto alle periferie delle città, dove si è più abbandonati. E se poi in città esasperiamo le notizie, la provincia con la sua filosofia popolare ci riporta a mantenere i piedi per terra. Credo sia quello di cui abbiamo bisogno in questo periodo storico spesso tragico.

Tu sarai in studio.

Esatto. Avremo finestre aperte sui bar centrali di due paesi diversi ogni settimana che, essendo sempre contrapposti tra loro geograficamente, creeranno situazioni divertenti e identitarie.

Perché il bar centrale?

Ciascun paese di provincia ha il proprio punto di incontro dove si parla dei fatti che accadono nel mondo e in Italia. Quindi magari parleremo con le persone comuni della dipendenza dei giovanissimi dai cellulari o del matrimonio di Bezos. Ci sarà sicuramente tra loro qualcuno che ha fatto un matrimonio con 400 invitati, ma con un’atmosfera diversa!

Adesso però è tempo di vacanze anche per te. Ho visto che sei andata a vari concerti. Qual è la musica che non può mancare nei tuoi viaggi?

In questo periodo sto ascoltando tantissimo i grandi classici melodici: Mina, Battisti…e Giorgia! Recentemente sono stata però in effetti anche al concerto di Achille Lauro: adoro la vena romantica di questo giovane! Sono rimasta affascinata: unisce tante cose in uno spettacolo meraviglioso.

Cosa rappresenta per te la tv pubblica?

Un grande strumento di comunicazione per il nostro Paese. Mia nonna era di quelle che sosteneva: «Se l’ha detto la Rai, allora è vero». Ecco, la mia missione deontologica è continuare in quel senso. Anche per questo non mi si vede fare sponsorizzazioni sui social:sento quella responsabilità a mantenere una certa credibilità come conduttrice Rai. Cerco di onorare al meglio la fiducia dell’azienda a cui devo tanto.

Hai fatto dell’approccio educato la tua cifra principale. Allora la gentilezza funziona anche ai tempi di una tv spesso urlata.

Forse è più apprezzata oggi perché è diventato raro. Non ho inventato nulla: sono contenta quando mi viene riconosciuto, ma penso faccia parte del carattere, non riuscirei a comportarmi diversamente.

Il momento più emozionante di questa carriera?

Adesso. A 40 anni scatta qualcosa per cui tutto quello che si è fatto diventa finalmente più autentico: c’è una maturità che consente di guardare a una certa evoluzione. Proporre cose nuove e vedere che piacciono a un’azienda come la Rai è sicuramente una bella emozione.

Colleghi da cui hai imparato qualcosa?

«Unomattina» con Franco Di Mare per me è stata un’università televisiva. Avevo poco più di trent’anni e lui, da grandissimo uomo di generosità professionale, mi faceva partecipare a tutte le interviste, dandomi sicurezza in argomenti fino a quel momento impensabili per me. Da Milly Carlucci, che mi chiamò per «Ballando» facendomi esprimere nel lato più artistico, ho imparato la disciplina in questo lavoro. Vorrei essere un briciolo di quello che è lei: sempre la prima ad arrivare e l’ultima ad andare via. Da Mara Venier c’è da imparare il rapporto viscerale col pubblico. Ma guardo anche a Maria De Filippi: ha insegnato a tutti la televisione dell’ascolto: quella di chi sa fare parlare gli altri oltre che se stessa.

Pensi mai a Sanremo?

Ora mi vergognerei a farlo. Spero di arrivarci a 60 anni con il peso di un bel lavoro fatto insieme al pubblico. Il Festival è un punto di arrivo per chi arriva preparato e lo sa fare durare, altrimenti si rischia di rovinare una carriera. Bisogna prendere da Carlo Conti che, come Baudo, ha mostrato grande preparazione.

Subito dopo Miss Italia, nel 2000, ti sei diplomata in teatro drammatico: un mondo che hai frequentato per pochissimo tempo. Rimpianti?

Nessuno, perché sono arrivate tante altre cose. Però il teatro mi ha dato tanto: iniziai a frequentare lezioni intorno a 15 anni perché ero molto timida, al punto che non riuscivo a leggere in classe davanti ai compagni.

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