ABBONATI A CULTURAIDENTITA’
La storia come pensiero e come azione, diceva, anzi scriveva, Benedetto Croce, tra i filosofi più rappresentativi della cultura italiana che in quella prima metà del ‘900 con l’invenzione delle riviste rese proteiforme e magmatico quello che poi sarebbe stato chiamato il dibattito culturale.
E il Ministro Gennaro Sangiuliano, nell’inaugurare la mostra da lui fortemente voluta al Museo degli Uffizi così ha chiosato il filosofo e storico italiano: «Come diceva Benedetto Croce La politica non può essere solo prassi amministrazione la politica deve avere una sua visione ideale e da questa visione ideale poi deve promanare un programma di attuazione di fatti politici».
Così eccoci qui: Riviste. La cultura in Italia nel primo ‘900, inaugurata ieri alle Gallerie degli Uffizi (fino al 17 settembre) insieme alla Biblioteca nazionale centrale di Firenze, curata da Giovanna Lambroni, Simona Mammana e Chiara Toti, per una panoramica delle più influenti riviste culturali italiane nel primo quarto del secolo scorso. Da La Voce a Lacerba, da Strapaese a 900, più di 250 pezzi esposti in una mostra che fa diventare, come ha detto il Presidente del Senato Ignazio La Russa, «Firenze epicentro dell’avanguardia italiana che svecchiò la cultura italiana e le fece assumere una dimensione europea».
Infatti la Storia parla chiaro: con il 1903 inizia la grande stagione fiorentina delle riviste, aperta dal Leonardo (1903-1907) di Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini, che vede riuniti giovani intellettuali accomunati dall’idealismo antipositivista e mossi dal desiderio di uno scardinamento della cultura del tempo. Sempre a Firenze nasce Il Regno (1903-1906) di Enrico Corradini, primo importante organo di stampa del nazionalismo italiano. Poi arriva Hermes (1904-1906), rivista letteraria di ispirazione dannunziana. Nello stesso fecondo 1903 esce a Napoli il primo fascicolo de La Critica (1903-1944) di Benedetto Croce, col l’intento di svolgere un’attività critica garantita dall’autorevole presenza di Croce e Giovanni Gentile.
A Firenze nel Museo degli Uffizi edizioni originali delle riviste ma non solo: libri, manifesti, fogli, copertine, caricature, e una selezione di dipinti, disegni e sculture dell’epoca, che vanno a colmare un vuoto durato troppi anni. Da La voce di Prezzolini e Marinetti e il Futurismo fino a La Rivoluzione Liberale di Gobetti e Ordine Nuovo di Gramsci e poi Carrà, Malaparte, Longanesi, Mino Maccari ( L’Italiano, Il Selvaggio) e Croce e Bontempelli, per una mostra che è un film storico su quei decenni che hanno cambiato il volto dell’Italia, come ha detto il direttore degli Uffizi Eike Schmidt e che pure non sono mai state trattate adeguatamente a livello di ordinamento espositivo.
Ecco perché la mostra rappresenta in un certo senso una novità assoluta, almeno per quanto attiene alla quantità di produzioni da vedere: «La cultura alta non conosce steccati», ha detto il Ministro Sangiuliano, che ha annunciato il rilancio del Premio Prezzolini e ha reso omaggio anche un altro fiorentino eccellente, Giovanni Spadolini, nella ventiseiesima edizione del premio intitolato all’ex Presidente del Senato, statista coltissimo secondo il giudizio dei suoi stessi contemporanei a cominciare da Reagan.






















