Addio a Franco Di Mare, cronista di guerra ed elegante conduttore RAI

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Si è spento oggi Franco Di Mare, giornalista, volto storico della RAI. Lo ha portato via un mesotelioma, probabilmente contratto a causa dell’amianto inalato durante le sue molte missioni all’estero come inviato. Nato a Napoli nel 1955, Di Mare, infatti, era stato un cronista di guerra fra i più attivi, in particolare nel teatro balcanico, e proprio per questo aveva appena fatto in tempo a ricevere il premio Almerigo Grilz alla carriera, lo scorso 6 maggio. La Giuria del Premio Grilz, appresa la scomparsa dell’amico e collega Franco Di Mare, ha comunicato che il premio alla carriera assegnatogli in questa prima edizione gli verrà conferito alla memoria durante la serata finale di lunedì 20 maggio alla Triennale di Milano. Intensa la sua carriera in Rai, ma anche l’attività editoriale (è stato autore di otto saggi, principalmente con Rizzoli). Inoltre fu uno dei più signorili e amati conduttori della kermesse finale del Premio Acqui Storia, durante gli anni d’oro del prestigioso riconoscimento piemontese.

In questa intervista, rilasciata su “Il Giornale Off” a Giovanni Terzi il 3 ottobre del 2017, Di Mare racconta se stesso, come padre e come giornalista.

“Mia figlia Stella mi ha salvato la vita”

Colui che ha vissuto sulla propria pelle esperienze da giornalista di guerra ha negli occhi una luce speciale tipica di chi, avendo visto più volte la morte in viso, apprezza la vita in ogni sua sfumatura; questa luce è nello sguardo di Franco Di Mare

Franco iniziamo dal tuo successo più grande

Parli di mia figlia Stella naturalmente. Ero a Sarajevo ed una bomba si è abbattuta su orfanotrofio. Incrocio gli occhi di una bambina e ci capiamo subito. Avevo trentacinque anni in un momento particolare della mia vita e Stella mi ha salvato. Mi ha salvato il nostro amore che è riuscito, incredibilmente, ad aprire ogni porta e superare ogni difficoltà; oggi Stella ha venticinque anni è  laureata in economia e mi ha fatto incontrare la Fede. Mi ha fatto dire “Dio c’è”.

Possiamo dire che portare Stella in Italia tu singolo è stato il momento Off della tua vita ?

Assolutamente si, una rocambolesca e quasi impossibile avventura nei meandri della burocrazia che si è risolta meravigliosamente. L’Italia è un paese pieno di burocrazia ma Stella con la forza dell’innocenza ha abbattuto ogni criticità.

Forse per questa tua sensibilità paterna il tuo speciale su Giulio Regeni ha avuto così successo?

Giulio Regeni è figlio di ognuno di noi esiste una verità storica, assodata e chiara a tutti, lo speciale sul ricercatore italiano era una via di mezzo tra un approfondimento e una perorazione civile.

I tuoi 5 minuti quotidiani “Sarò Franco” su Rai uno li scrivi tu ?

Ho totale libertà e per questo non posso che ringraziare la rete e il mio direttore Mario Orfeo per la libertà totale che mi offrono.

Consiglieresti ad un giovane la carriera del giornalista di guerra?

No non lo farei. Una volta i giornalisti erano comunque tutelati anche al fronte. Oggi invece sono diventati un obiettivo sensibile per chiunque.

C’è un episodio che ti ha colpito nei tuoi anni di carriera?

Ero in Afghanistan e dovevamo filmare dei bambini in mensa. Due di questi avevamo appena recuperato un aquilone e con il cucchiaio in tasca si sono diretti a mangiare. Uno di fronte all’altro si sono seduti e nessuno ha mai guardato nella telecamera; la loro testa, i loro pensieri erano altrove. Forse sognavano ancora di inseguire quegli aquiloni.

Un personaggio che avresti voluto intervistare?

Mark Wolff capo dei servizi segreti della ex DDR avevo il suo numero di telefono ma non riuscii mai a parlargli

Ci sono colleghi che consideri tuoi riferimenti?

Due su tutti; Giuseppe Davanzo e Tony Capuozzo a loro in modo diverso devo molto della mia formazione professionale.

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