“Albatross”. La vita di Almerigo Grilz con Centorame e Giannini

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Grilz

Albatross” è questo il titolo del film che racconterà la vita di Almerigo Grilz, il primo giornalista italiano a morire in guerra dopo il 1945. Una produzione One More con Rai Cinema e il sostegno della FVG Film Commission – PromoTurismoFVG e con la regia di Giulio Base. Ambientata negli anni ’70, la pellicola tratta della storia di due giovani i quali, sebbene agli antipodi per posizioni politiche, daranno vita ad una forte amicizia: Almerigo (interpretato da Francesco Centorame) e Vito (personaggio di fantasia, interpretato da Giancarlo Giannini).

Il sogno di Almerigo è quello di fondare con due amici un’agenzia di stampa indipendente, la Albatross, una start up ante litteram con l’ intento di raccontare il mondo in prima linea e senza filtri. E’ così che Almerigo diventerà un cronista e cine-reporter di guerra di livello internazionale e testimone di conflitti globali.

Una passione sfrenata, quella per il giornalismo di guerra, che lo accompagnerà fino alla morte, il 19 maggio 1987 in Mozambico, nella provincia di Sofala. Il 34enne verrà colpito da un proiettile vagante mentre era armato, come sempre, della sua cinepresa, intento a documentare una cruenta battaglia fra i miliziani anticomunisti della RENAMO, finanziati dal Sudafrica segregazionista, e i fedeli al governo in carica. Vito, invece, avrà un’importante carriera nei media che lo vede attivo ancora oggi.

Una passione mai paga, vissuta con determinazione ed audacia anche a costo della stessa vita, è questo il perno del film, le cui riprese sono proseguite fino al 15 novembre a Trieste, immortalando il Molo Audace, la stazione centrale, il piazzale di San Giusto e l’edicola di via di Tor Bandena, chiusa ormai da tempo, ma ben adatta per un’ambientazione anni ’70/’80. La troupe si sposterà poi in altre regioni italiane per concludere le riprese.

Il nome di Almerigo Grilz è oggi ricordato nel memoriale di Bayeux, in Normandia, insieme ad altri reporter uccisi mentre svolgevano la propria professione. Il suo nome è inserito anche nel Journalist Memorial del Newseum di Washington e alla Casa del Jazz di Roma nella lapide in memoria delle vittime innocenti delle mafie apposta all’ingresso e nel Pannello della Memoria di Ossigeno per l’Informazione. Ebbene, nonostante ciò, in Italia il giornalista triestino è rimasto nel limbo.

Infatti la sua morte è stata ricordata da pochi; dal conduttore Paolo Frajese del TG1; dal settimanale Il Sabato da Renato Farina e da Ettore Mo, inviato nei “luoghi impossibili” per il Corriere della Sera. Nel 2002 Gian Micalessin ha realizzato L’albero di Almerigo, un documentario filmato e montato assieme alle immagini girate dal giovane fotoreporter fino all’ultimo istante prima di morire. Un lavoro frutto del desiderio di Micalessin di vedere gli ultimi luoghi nei quali era vissuto il suo caro amico e collega e, soprattutto, con l’ intenzione di conoscere la sorte dei suoi resti, sepolti nel luogo dove il giornalista trovò la morte.

Tra le poche occasioni in cui si è cercato di tener viva la memoria del giovane fotoreporter, da ricordare quanto successo lo scorso maggio, in occasione della commemorazione della sua morte, quando il centro studi Primo Articolo si è fatto promotore con la collaborazione di un gruppo di amici e colleghi del reporter triestino, di organizzare un premio giornalistico in sua memoria, diretto a inviati di guerra under 40, che si erano particolarmente contraddistinti per l’impegno professionale e umano.

Un riconoscimento presentato lo scorso 15 maggio al Palazzo delle Stelline di Milano, in presenza del presidente del Senato Ignazio La Russa e di una giuria composta da nomi di prestigio del giornalismo italiano come Toni Capuozzo (presidente di giuria), Maurizio Belpietro, Fausto Biloslavo, Giovanna Botteri, Gian Marco Chiocci, Peter Gomez, Mauro Mazza, Gian Micalessin, Gabriele Micalizzi, Gianfranco Peroncini, Gabriella Simoni e Francesco Semprini.

“Il messaggio di Almerigo supera le differenze ideologiche, culturali e politiche. È il messaggio di chi per la propria passione è disposto a dare tutto” aveva detto il Presidente del Senato alla serata di presentazione. L’ 11 aprile scorso, invece, in occasione dei 70 anni dalla nascita del giornalista, è stata pubblicata “La marcia dei ribelli”, un volume che raccoglie i diari inediti degli ultimi due anni di attività di Almerigo Grilz e che documenta gli ultimi viaggi del reporter triestino fino alla morte.

Un’ iniziativa dell’ editore triestino Spazio Inattuale: «Questo non è un libro “su”, nessuno parla di lui, ma è un libro “di” Almerigo Grilz. Un libro scritto di suo pugno ,che sembra quasi un romanzo, e invece è la realtà quotidiana da lui vissuta in Afghanistan, Etiopia, Filippine e Mozambico».

Ma il ricordo del fotoreporter è stato tenuto vivo anche dalla fumettistica con “Almerigo Grilz avventure di una vita al fronte” edito Ferrogallico nel 2017, con la prefazione di Toni Capuozzo, postfazione di Fausto Biloslavo e Gian Micalessin e i disegni di Francesco Bisaro. Un fumetto arricchito da tavole e documentazione fotografica che racconta la vita avventurosa del giornalista. Una vita rocambolesca, quasi romanzesca, divisa tra le due più grandi passioni di Almerigo: politica e giornalismo.

Alla fine sarà quest’ultimo a prevalere portando il giovane a raggiungere vari traguardi, come il “Centro Nazionale Audiovisivi”, da lui stesso fondato, partendo da alcuni suoi servizi realizzati durante il conflitto in Libano tra i cristiano-maroniti, i palestinesi e gli israeliani. Una passione che diventerà un vero e proprio lavoro. Infatti,a metà degli anni ottanta, Grilz lascia la carica di consigliere comunale missino a Trieste e parte per l’estero, rimanendo, per almeno dieci mesi. Un’attività giornalistica che vedrà Grilz su tutti i fronti di guerra dalla fine degli anni settanta alla morte.

Eventi e dinamiche che il giornalista riporta in corrispondenze scritte, unite a foto e poi video, un modus operandi che lo porterà a diventare uno stimato fotoreporter freelance. Le sue immagini, oltre a fare il giro del mondo, saranno acquistate anche dalla CBS (Stati Uniti d’America), da France 3 e dall’NBC (USA), grandi network, mentre i reportage saranno pubblicati su The Sunday Times, su Der Spiegel e su altre autorevoli riviste europee.

Il 1983 sarà l’anno in cui Grilz con Gian Micalessin e Fausto Biloslavo, con i quali condivideva la militanza nel Fronte della Gioventù, fonda l’agenzia giornalistica Albatross, diretta a produrre servizi (scritti, fotografati e filmati) da gran parte delle aree del mondo interessate da eventi bellici, di guerriglia o rivoluzionari, i cui servizi e reportage lasceranno il segno a livello nazionale e internazionale.

Un lavoro fatto con audacia, passione e onestà intellettuale. Tratti che avevano sempre contraddistinto Grilz, la cui vita la si può infatti sintetizzare in un sua celebre frase “E tu onore avrai ove sia santo e lacrimato il sangue per la Patria versato, e finché il sole risplendera’ sulle sciagure umane“.

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