Alessandro Manzoni a 240 anni dalla nascita

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Alessandro Manzoni, padre del romanzo storico e della lingua italiana, tra i principali esponenti del romanticismo italiano, senatore della neonata nazione, morì a 88 anni, il 22 maggio di 152 anni fa per le conseguenze di una caduta all’uscita della chiesa di San Fedele a Milano. Ex senatore del Regno d’Italia, scrittore, poeta e figura intellettuale cardine della cultura e della società italiana del XIX secolo, Manzoni ha contribuito a plasmare e definire la cultura nazionale del nostro Paese. Autore del romanzo italiano più influente e celebre di tutti i tempi, “I Promessi Sposi”, della tragedia storica “Adelchi”, dell’ode a Napoleone Bonaparte “Il cinque maggio” e di altre opere di spicco, tra poesie, saggi e tragedie, Manzoni nel 2025 viene celebrato in occasione dell’anniversario della sua nascita (il 7 marzo 1785) con eventi e iniziative culturali in tutta Italia.

Alessandro Manzoni nacque a Milano il 7 marzo 1785. Sua madre, Giulia Beccaria, era figlia del celebre illuminista Cesare Beccaria. Questa illustre discendenza e l’ambiente milanese pongono le basi di quello che sarebbe stato il pensiero manzoniano. All’età di sei anni fu mandato in collegio, dove rimase per cinque anni, raccontati come un periodo durissimo per il difficile rapporto con i compagni di scuola, descritti come violenti, e gli insegnanti che lo punivano spesso. L’unica consolazione, fin da bambino, era la letteratura, che ben presto divenne anche una passione, tanto che durante la ricreazione il piccolo Alessandro si chiudeva in una camera a comporre versi. Nel 1805 Manzoni venne invitato a Parigi dalla madre e dal compagno di lei, Carlo Imbonati, ma non fece in tempo a conoscerlo, perché morì poco prima del suo arrivo. Questo evento drammatico portò madre e figlio a instaurare un forte legame, che tale rimase per tutta la vita.

Uscito in occasione dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, In viaggio con Manzoni. I luoghi della sua vita e dei Promessi sposi di Gianluca Barbera (Rizzoli, 2023) è un’interessante pubblicazione a metà tra un saggio e guida letteraria, che rintraccia i luoghi legati alla vita dello scrittore e alla sua opera più celebre, I promessi sposi.

Si apre con un sunto della biografia di Manzoni dando ovviamente ampio risalto ai luoghi che sono accuratamente evidenziati in grassetto così da favorire a colpo d’occhio la costruzione di una “geografia dell’anima dello scrittore.

E così le ville e i palazzi dismettono le vesti di austeri edifici o ingessate “case-museo” e si popolano finalmente di personaggi vivi: vediamo Alessandro alle prese con la passione per l’agronomia nel giardino della villa di Brusuglio, vediamo la tanto amata moglie Enrichetta, alle prese con una nidiata di figli nella casa di via Morone, vediamo i tanti intellettuali che incrociano la strada di Manzoni nei salotti milanesi e fiorentini, fino alla madre Giulia nelle varie dimore parigine, una donna critica e severa ma anche volitiva e brillante, che fu costretta a sposare il tetro Pietro Manzoni, ma che ebbe il suo unico figlio dall’amante Giovanni Verri, per poi ribellarsi ai gioghi coniugali e trasferirsi a Parigi con l’uomo che davvero amava, Carlo Imbonati.

I luoghi offrono anche l’occasione per mettere in risalto alcuni aspetti del carattere di Manzoni ma anche tratti del temperamento meno noti, come la balbuzie e le frequenti nevrosi che lo costringevano a cercare sempre compagnia durante i suoi spostamenti, e una certa propensione alla sedentarietà, soprattutto dopo la morte della prima moglie Enrichetta, nonostante abbia amato i viaggi a Parigi e avesse preso in considerazione di trasferircisi in via definitiva. A questo proposito, tra i luoghi parigini più cari a Manzoni c’è la chiesa di San Rocco in rue Saint-Honoré, sfondo dell’episodio miliare della sua biografia che lo riavvicinò assieme alla moglie alla fede cristiana.

La sua notoria pacatezza e l’esigenza di riservatezza ben si sposano invece con la casa di via Morone, oggi museo, acquistata nel 1813 dove visse gran parte della sua vita fino alla morte nel 1873. Si trova nel centro di Milano, a poca distanza dalle residenze di amici e intellettuali e dai centri della vita sociale e culturale cittadina (il Teatro alla Scala, l’allora Galleria de Cristoforis, le biblioteche Braidense e Ambrosiana); quel palazzo color terracotta gli offriva un’oasi urbana di concentrazione e pace grazie allo studio al piano terra affacciato sul giardino (entrambi visitabili, al giardino si accede dalle Gallerie d’Italia).

Ma i luoghi menzionati sono tanti e di ciascuno viene ricostruito il legame con lo scrittore: dalla villa di Brusuglio, ereditata dal compagno della madre Carlo Imbonati, ai collegi lombardi in cui trascorse infanzia e adolescenza, dalla villa Stampa sul lago Maggiore, proprietà della seconda moglie, fino al soggiorno a Firenze nel 1827, fondamentale per la “risciacquatura in Arno” dei Promessi sposi, durante il quale incontrò tra gli altri Giacomo Leopardi e fu ricevuto dal Granduca Leopoldo II in persona. Si passa poi alla seconda parte, incentrata sui luoghi reali o immaginari dei Promessi sposi. Anche qui emerge l’importanza del portato biografico manzoniano, specialmente quello relativo agli anni dell’infanzia e dell’adolescenza trascorsi nei dintorni di Lecco.

Dall’indimenticabile descrizione di “Quel ramo del lago di Como” al villaggio di pescatori di Pescarenico, fino ai numerosi luoghi (la casa di Lucia, la parrocchia di Don Abbondio) che sono stati identificati nei borghi di Olate e Acquate, alcuni frutto dell’immaginazione di Manzoni, altri molto tangibili, come il tabernacolo dove i bravi attendono il parroco all’inizio del romanzo, identificato con la cappella di via Croce ad Acquate (oggi c’è una targa commemorativa).

Scanditi da brani tratti dal romanzo, i luoghi dei Promessi sposi sfilano dunque lungo la soglia tra realtà e fantasia, così come i molti personaggi menzionati: dalle sponde del lago di Como si arriva prima a Monza, dove si trova il convento della celebre monaca, e si prosegue poi nella Milano della pestilenza, grande scenografia del romanzo. Indimenticabile la descrizione del Duomo di Milano che appare agli occhi di Renzo.

La Lombardia, centro economico e culturale dell’Italia settentrionale, ha visto nascere scrittori di notevole talento, le cui opere hanno contribuito in modo significativo al patrimonio letterario italiano. In questa esplorazione delle menti creative della Lombardia, ci immergiamo nelle vite e nelle opere di tre maestri letterari che hanno plasmato la narrativa con la loro genialità unica. Oltre a Manzoni Giovanni Testori: Un’Innovativa Voce del Novecento
Giovanni Testori, nato a Milano, è stato uno scrittore e drammaturgo straordinario che ha lasciato un’impronta indelebile sulla letteratura italiana del Novecento. Le sue opere, tra cui “Il dio Kurt” e “Tartarino sucre della Vanità”, sono state acclamate per la loro capacità di esplorare temi controversi e per stimolare profonde riflessioni. Testori non ha esitato ad affrontare argomenti complessi, spingendo i limiti della narrativa e del teatro con la sua scrittura innovativa e audace. La sua abilità di dare voce alle esperienze umane più intime e oscure lo ha reso un punto di riferimento per coloro che cercano una prospettiva unica e provocatoria sulla società e sull’esistenza umana. La sua eredità letteraria continua a ispirare e influenzare generazioni di lettori e artisti, consolidando il suo ruolo come una delle figure più significative e rivoluzionarie della cultura italiana moderna.

Carlo Emilio Gadda è stato un autore straordinario che ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura italiana del Novecento. Nato a Milano, Gadda si è fatto conoscere per la sua scrittura sperimentale e complessa, che ha sfidato le convenzioni letterarie del tempo. I suoi romanzi, tra cui il celebre “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”, rappresentano esempi emblematici della sua maestria nell’uso della lingua e nella creazione di narrazioni ricche di sfumature. Attraverso un linguaggio denso e vibrante, Gadda ha saputo catturare l’essenza della realtà in un intreccio di situazioni, personaggi e ambientazioni che si fondono in una moltitudine di voci e prospettive. La complessità delle sue opere è una manifestazione della sua profonda sensibilità artistica e della sua straordinaria capacità di esplorare le profondità dell’animo umano con uno sguardo acuto e penetrante. In ogni pagina dei suoi scritti, emerge la vivida complessità della vita e delle relazioni umane, offrendo al lettore un’esperienza letteraria unica e indimenticabile.

Insieme, Manzoni, Testori e Gadda ci conducono attraverso le strade vivaci di Milano e i paesaggi lombardi, offrendoci una prospettiva avvincente e culturale. La loro eredità continua a brillare, arricchendo il panorama letterario italiano con la bellezza e la complessità della Lombardia.

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