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Quando arriva febbraio, per molti ragazzi, quelli belli, simpatici, spigliati e sicuri di sé, le date si susseguono distrattamente sul calendario fino ai cioccolatini di San Valentino….E poi ci sono loro, quelli meno intraprendenti, i timidi che si nascondono, che narrano i giorni come se ogni 24 fossero 24 ore in meno da subire, quelli che vorrebbero sparire ogni mattina in un buco nero per non andare a scuola, per non essere aggrediti e non doversi sentire così dannatamente soli, mortificati, disperati. Il 7 febbraio è la giornata contro il bullismo e il cyberbullismo, una giornata che, come tutte le giornate dedicate, non ha senso se non come spunto di riflessione etica e politica. Ma su cosa riflettere? Sicuramente sul mondo che abbiamo costruito e costruiamo giorno per giorno per i nostri figli, su quello che sentono, su quello che vivono. C’è un universo buio dietro a questo fenomeno dilagante e preoccupante del bullismo e urge una riflessione seria e corale su una società che è diventata sempre più una giungla, una giungla che seleziona giovani alfa e,di contro, giovani omega. Quelli omega sono maledettamente fragili e vulnerabili: i loro teneri rami sono troppo delicati per resistere alla furia del vento di chi si si sente forte e si diverte facendo loro del male gratuito. Il bullismo, in tutte le sue forme fisiche e psicologiche, è una tempesta devastante che può creare ferite tanto profonde da impiegare una vita per rimarginare. Sarebbe doveroso inchiodare finalmente alla propria responsabilità il ruolo degli adulti. In primis i genitori. Molti hanno rinunciato ad essere autorevoli, a guidare i propri figli per fare “gli amici”. Sono genitori che non rimproverano più, che assecondano, che fanno finta di non vedere, che considerano la giungla sociale come una prova generale di sopravvivenza anche se il prezzo di far diventare grandi i propri ragazzi è calpestare gli altri. Oggi essere grandi e di successo è sinonimo di arroganza, di mancanza di rispetto, è indifferenza al dolore causato al prossimo.
Quanto è facile essere forti coi deboli, far provare loro vergogna di sé, convincerli di essere indegni della vita, lacerare l’esistenza di chi si sente già un’ombra di se stesso. Le parole sono affilate come coltelli: distruggono l’autostima e annientano i sogni …….Ma dove la famiglia non agisce o non vuole agire, dovrebbe esserci lo Stato. Ad oggi il Diritto penale ancora non disciplina i reati di bullismo lasciando che rientrino ipoteticamente nell’ambito di altri reati che violano la Costituzione. Nel 2017 si è scelta la via dell’educazione preventiva ma questi legislatori così attenti ai diritti umani sanno cosa significhi vivere nel terrore di uscire di casa o di ricevere un messaggio sul cellulare? Sanno che quando si gioca con la vita dei ragazzi non si può usare come deterrente una pacca sulla spalla o un seminario preventivo? Tutelare le vittime equivale ad innescare la solita spirale burocratica senz’anima? E l’emarginazione? E la paura? Essere giovani non può essere un’attenuante per chi sceglie deliberatamente di distruggere la vita altrui facendosene un vanto come una tacca sulla pistola e consapevole di non doverne subire conseguenze dinanzi alla legge. Le vittime a volte non possono tornare indietro