Noi di Mede@, insieme alle associazioni che amiamo riconoscere come sorelle e fratelli, condividiamo con loro quello che non deve esitarsi a definire il dolore di non prevenire in misura significativa la violenza di genere ed in genere.
Non ci scrolliamo di dosso, e non intendiamo farlo gratuitamente, il sentimento di insufficienza che ci pervade ogni volta che la cronaca consegna alle nostre coscienze un altro episodio di violenza.
Sappiamo di fare molto e sappiamo che per ogni violenza sulla quale non siamo riusciti ad intervenire ce ne sono tante che abbiamo affrontato e risolto con successo.
Vuole la comunicazione dei nostri tempi che gli episodi negativi contrastino con successo quelli positivi, purtroppo.
E però non ci rassegniamo.
Le vie da percorrersi per potenziare la nostra azione ci sono note: alcune le abbiamo attivate e sono la mobilitazione delle coscienze e delle persone, cioè la sussidiarietà della comunità; altre non risultano agibili o, per lo meno, non sono del tutto agibili, quelle che comportano una notevole mobilitazione di risorse finanziarie.
Allora, ci concentriamo su una notevole mobilitazione delle risorse umane.
Tra le altre iniziative abbiamo messo a punto una proposta di Legge. L’abbiamo derivata da meccanismi esistenti. Consiste nell’assegnare, in particolare nell’ambito del lavoro cioè in un ambito popolato ogni giorno dalla maggior parte delle donne e degli uomini, purtroppo, da numerosissimi (noti o sconosciuti) episodi di violenza, una responsabilità di contrasto della violenza. Diremmo meglio, di anticipazione e contrasto della violenza.
Come nella Legge sulla responsabilità penale amministrativa, così nella nostra proposta l’azione positiva che contrasti la violenza, la violenza di genere in particolare, costituisce esimente da responsabilità se sia sostenuta dall’esistenza nel Modello Organizzativo aziendale (ma noi diciamo anche nel Modello Organizzativo del datore di lavoro pubblico) l’intera gamma di procedure di messa in sicurezza dal rischio di violenza.
Non è questa la sede per entrare nei particolari tecnici, ma credeteci, i risultati non mancherebbero, perché si creerebbe per certo, senza sconfinare nel campo della lealtà o della violazione dei principi di lealtà, la consapevolezza oggettiva di partecipare ad una azione di contrasto di una odiosa rappresentazione dei nostri tempi, la violenza contro chi è più debole, per genere, per condizione di salute, per etnia.
E’ stato ben detto in ambito processuale che i Modelli Organizzativi e di Gestione, lo ribadiamo per noi privati e pubblici, si stanno adeguando a prevenire seriamente i reati presupposto, nel nostro caso la violenza, arricchendosi progressivamente il loro catalogo.
Ne siamo certi, la violenza di genere ne deve essere parte.
Questa è la proposta di Mede@.
















