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Emanuele Franz torna in libreria con un saggio breve e profondo: Le origini del transumanesimo. Da Zoroastro a Davos (Audax, 2023, 140 pagine), con un’intervista esclusiva ad Alain De Benoist, il teorico della Nouvelle Droite.
Oggi tra utero in affitto, cambiamenti di sesso, interventi chirurgici con innesti vari sul corpo e teorizzazioni sulla necessaria estinzione dell’uomo in favore del pianeta da salvare, ci troviamo in un universo di discorso che sembra super-contemporaneo ma che in realtà, come ci insegna Franz, ha una storia millenaria. Purché ci si metta d’accordo su cosa s’intenda per transumanesimo.
Ecco che allora il filosofo friulano ci fa vedere che il famoso “superomismo” (Nietzsche) altro non è che, alla lettera, un “oltre-uomo” e che, a ben pensarci, riguarda anche le famose bordate di Marx e di Engels sulla necessità di “sopprimere” (cioè hegelianamente “superare”) l’uomo alienato del capitalismo per sostituirlo con un uomo “nuovo”, autenticamente umano e dis-alienato.
Noi oggi sappiamo di poter integrare l’umano alla tecnologia, alla macchina, per potenziarlo e andare al di là dei limiti naturali al fine di ri-definire l’uomo, ma Emanuele Franz a questo punto ci invita a fare un viaggio nel tempo per fare nostra una riflessione: il dominio della tecnica (che ormai non ha più nulla a che vedere con la techne di cui parlava Heidegger, è qualcosa che oggi è molto più violento di quanto potesse pensare il solitario filosofo dei sentieri nei boschi) non è affatto una acquisizione contemporanea dei vari Zuckerberg, Larry Page, Sergey Brin e tutta la combriccola della Silicon Valley, ma affonda le proprie origini nel dualismo di tremila anni fa.

Zoroastro, i manichei, gli gnostici, i catari, i rosacroce e tutti i vari movimenti ereticali che poi, con la nascita della Chiesa, si sarebbero posti come “avversari” del cristianesimo, religione del corpo per eccellenza (si pensi all’espressione “il Corpo di Cristo”, metafora usata nel Nuovo Testamento per indicare la Chiesa).
Perché il fulcro del discorso sta tutto qui: erano tutti dei massimalisti, dei fanatici. E quel dualismo millenario che è arrivato fino a noi vedeva il corpo come un “male” da “superare”, proprio come Marx ed Engels consideravano l’uomo alienato un “male” da superare per raggiungere hegelianamente la sintesi superiore dell’uomo rivoluzionario e dis-alienato: un male da “sopprimere” (e chissà se i fanatici anti-uomo le usano o le tolgono ‘ste virgolette) per raggiungere una dimensione fatta di pura energia cioè tecnologica cioè ecologica cioè digitale.
E allora pensiamoci bene, anche la mania UE dell’elettrico contro il motore termico e la smania dell’auto che guida da sola in fin del conto non rappresentano una guerra della Macchina-Puro-Spirito-Green contro la macchina guidata da noi? Altro che progresso, il cyborg non l’hanno inventato Asimov e Ballard, il post-umano e la bio-politica che piacciono tanto a tutti i moderni affondano in realtà le loro radici “in ataviche aspirazioni”, scrive Franz.
Ecco perché la copertina di questo suo libro raffigura Ahura Mazda il Dio del profeta Zoroastro sovrastato da un androide. Ecco perché quest’ultimo saggio di Franz ha la finzione di una prefazione di un certo Friedrich Nietzsche. Ecco perché in appendice c’è una intervista, rigorosamente vis a vis, con Alain De Benoist: che, citando Gramsci (pessimismo della ragione VS ottimismo della volontà), dice che tuttavia non tutto è perduto. La storia è aperta (come diceva Karl Popper, il teorico della società aperta odiatissimo in un’Italia fino a pochi decenni fa dominata dal marxismo in varie salse) e procede per imprevisti: siamo in un momento di transizione, il transumanesimo che va tanto di moda magari passerà, perché “gli déi antichi sono scomparsi ma déi nuovi non sono ancora visibili”. E con ogni probabilità non si fermeranno a Davos.