Gli Inimitabili e la musica. Dal sodalizio di Mazzini con Mameli a quello di d’Annunzio con Tosti fino ai futuristi Luigi Russolo e Francesco Balilla Pratella anticipatori della musica elettronica, su CulturaIdentità in edicola
Ogni “apparizione culturale” si svolge esattamente in una determinata società, in cui l’essenza stessa viene influenzata, modificata e caratterizzata. Il rapporto tra vari “testimoni di cultura” può considerarsi un importante raggio d’azione per definire l’identità intellettuale di una collettività, nonché per tracciarne le stratificazioni più profonde del suo itinerario storiografico. Giuseppe Mazzini e Goffredo Mameli possono definirsi eminenti figure del panorama Risorgimentale; due protagonisti che attraverso le loro azioni hanno istituito come punto focale della loro esistenza la riunificazione dell’Italia. Il periodo universitario del poeta italiano coincide difatti con l’accostamento alle idee repubblicane espresse dal fondatore della Giovine Italia, il quale precede il loro primo incontro nel 1848 in occasione delle Cinque Giornate di Milano. Goffredo Mameli parteciperà attivamente ai moti nella Città Eterna, con la successiva istituzione della Repubblica Romana e da qui il celeberrimo invito scritto a Mazzini: “Roma. Repubblica. Venite!”. Poi, l’intervento delle truppe di Parigi. Il piombo francese porterà alla fine della neonata istituzione politica e alla morte prematura del patriota italiano, il 6 luglio 1849 che, agonizzante per la ferita, avrà al suo fianco negli ultimi momenti di vita lo stesso Giuseppe Mazzini. Il compianto poeta rimane ai posteri per la scrittura del testo di quello che oggi è il nostro Inno Nazionale, allora intitolato semplicemente “il Canto degli Italiani”, musicato nel 1847 da Michele Novaro. Novaro (1818-1885) fu didatta e compositore; per tutta la vita, attraverso le sue opere, ha sostenuto gli ideali risorgimentali, con varie creazioni tra le quali l’elaborazione dell’inno militare “Suona la Tromba” (sempre su testo di Mameli), precedentemente commissionato da Mazzini a Verdi.
Il filo rosso continua nel Futurismo fondato da Filippo Tommaso Marinetti, con il “Manifesto dei musicisti futuristi” (1910) scritto da Francesco Balilla Pratella (1880-1955). L’indirizzo verso le future generazioni, nonché il riutilizzo di temi popolari e lo scardinamento delle convenzioni accademiche sono gli aspetti basilari della trattatistica. Assieme a Pratella, Luigi Russolo (1885-1947), che nell’“Arte dei Rumori” presuppone importanti novità per la natura stilistica della musica, proiettando la creatività in effetti rumoristici avanguardistici, che rappresentano lo svolgersi della vita quotidiana, come in un “mescolamento d’improvvisazione”. Possiamo definire questo come un carattere quasi anticipatorio e liberatorio; che sarà ripreso dalla dodecafonia fino alla massima contemporaneità, nonché nella musica elettronica e concreta, dove la ricerca della particolarità sonora diventa l’elemento fondante per lo sviluppo compositivo.
Mentre maturava la rivoluzione futurista, fioriva il sodalizio tra Francesco Paolo Tosti (1846-1916) e Gabriele D’Annunzio, una delle più importanti collaborazioni tra esponenti di varie arti, che esattamente iniziò nel 1880 protraendosi fino alla morte del musicista. La stessa può dividersi in due periodi; il primo che va dal 1880 al 1892, mentre il secondo dal 1907 al 1916, dopo quindici anni di assoluto silenzio. Il loro primo incontro avvenne nell’antico convento Francescano di Santa Maria del Gesù a Francavilla al Mare, quando il Vate era appena diciassettenne, mentre il musicista abruzzese era già famoso in tutta Europa, anche come illustre didatta (basti ricordare che la stessa regina Margherita di Savoia era una sua allieva). La nascita di un rapporto di amicizia si unirà ad un’affiliazione artistica, che vedrà la creazione di opere quali: “A Vucchella”, “Non t’amo più”, “Vorrei”; magnifici capisaldi per la musica da camera otto-novecentesca, su testo del poeta pescarese. Lo stesso d’Annunzio ricorda con queste parole la collaborazione con il celeberrimo musicista: “Paolo Tosti, quando era in vena, faceva musica per ore e ore, senza stancarsi, obliandosi d’innanzi al pianoforte, talvolta improvvisando, con una foga e con una felicità d’ispirazione veramente singolare… La musica ci aveva chiusi in un circolo magico. Dopo due mesi di quella consuetudine, le nostre sensazioni erano così affinate, che ogni urto della vita esteriore ci affliggeva e ci turbava” (Tribuna, 1888). Languore e malinconia, che si alternano a dolcezza e sensualità: emozioni d’ogni tempo che da sempre caratterizzano l’essere più profondo del sentimento umano.