Grillo torna a delirare: contro lo Stato ‘Brigate’ e passamontagna

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Qualcuno ha minimizzato, qualcun altro ha parlato di equivoco, qualcun altro ancora ha ridimensionato, qualcuno ha parlato di strumentalizzazione, molti di contesto trascurato. Ma forse siete in malafede, oppure accecati dalle ideologia, o ignorate gli eventi, o siete solo tifosi ultrà di questo o quel partito. Allora, ricapitoliamo cosa sono stati gli Anni di Piombo. Oltre 400 le vittime, molte di loro erano appartenenti alle forze dell’ordine, ben 61 erano poliziotti, che furono uccisi in modo premeditato solo perché erano servitori dello Stato. I feriti più di mille. Il termine ‘Brigate’ ricorda le ‘Brigate rosse’, il termine ‘passamontagna’ il volto coperto dei terroristi che hanno insanguinato il nostro Paese. Chi evoca Brigate e passamontagna, seppure con finalità diverse, evoca di fatto un periodo buio dominato dalla violenza. Per protesta persino Alessio D’Amato, addirittura ex esponente del Pdci, partito dei comunisti italiani, si è dimesso dall’assemblea nazionale dei Dem, che sono scesi in piazza a fianco dei pentastellati. Beppe Grillo, che nella manifestazione di M5S e Pd sabato scorso ha adottato proprio la terminologia di cui scriviamo, ormai da anni non è più soltanto un comico, al di là degli incarichi ufficiali ha responsabilità politiche palesi e manifeste. E quindi può legittimamente decidere di usare un linguaggio estremista e radicale ma non può lamentarsi delle critiche conseguenti. Ha utilizzato parole irresponsabili, da fiancheggiatore, da simpatizzante dei terroristi, da cattivo maestro. E chi era in piazza con lui è stato complice. Negli anni di Piombo una fetta della società italiana, quella che oggi chiameremmo radical_chic, quella presunta intellighenzia progressista, fatta di gente che piace alla gente che piace, gridava ‘né con le Bierre né con lo Stato’. La stessa sinistra ‘Ztl’ di oggi che adesso promuove la disobbedienza civile contro la premier Giorgia Meloni. Noi, come ieri, come oggi e come domani, non abbiamo dubbi con chi stare: stiamo con lo Stato. Qualunque sia il governo, qualunque sia il colore dell’esecutivo, chiunque sia il premier, chiunque sia il ministro dell’Interno. L’unico nome che ci interessa è quello dell’Italia, la nostra Nazione. Lo Stato, la legalità, l’onore, l’ordine, la legge: queste sono le parole di cui ci serviamo. Profondamente e orgogliosamente diversi da chi parla di Brigate e passamontagna.

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2 Commenti

  1. … e qualcuno parla di “deliranti provocazioni” (?).
    Più semplicemente è caduto nel pozzo senza fondo del suo malessere mentre si esibiva sul filo funambolico della politica. Aprendo le porte alla sua ‘deminutio capitis’ che lo consegnerà, lui che sinora ha goduto di una grande rilevanza politica, all’irrilevanza totale.

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