Grosseto, la scommessa vinta dell’uomo sulla palude

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Foto: Giacomo Spinsanti

Dagli Etruschi alle bonifiche, il trionfo del lavoro si unisce alla bellezza della natura

Grosseto, la capitale della Maremma, si estende al centro di un antico golfo del mar Tirreno, progressivamente chiusosi e divenuto una laguna in età etrusca, sulle cui rive sorse la potente città di Roselle. Nel III secolo a.C., all’epoca della conquista romana, si era formato un vasto lago salato che progressivamente si interrò in una palude malarica. Tuttavia era stato creato un florido porto sul fiume Ombrone: attorno a quel porto nasceva nell’alto medioevo la città identitaria Grosseto: porto fluviale elevata a urbe nel 1138, quando papa Innocenzo II vi trasferì la sede vescovile. È dell’803 il primo documento che cita Grosseto, amministrato dai conti Aldobrandeschi. L’8 settembre 1204, attraverso la firma della Carta delle Libertà, divenne libero comune; il soggiorno dell’imperatore Federico II tra il 1243 ed il 1246 favorì l’arrivo di nobili e poeti da ogni parte d’Italia. Fu un periodo d’oro, in cui Andrea da Grosseto contribuì, attraverso le traduzioni che si allontanavano dal latino classico, alla diffusione della lingua volgare italiana. A quel periodo risale la cattedrale romanica che ancora oggi possiamo ammirare nella piazza principale. Nel 1328 subì l’assedio delle truppe di Ludovico il Bavaro e dell’antipapa Niccolò V: i grossetani difesero eroicamente le proprie mura e l’Imperatore dovette ritirarsi. Da allora lo stemma della città è un grifone d’argento in campo rosso che impugna la spada, simbolo della vittoria sull’esercito tedesco.

Nel 1335, dopo molti assedi, il comune capitolò e venne sottomesso da Siena, che costruì il Cassero per ospitare una sua guarnigione di soldati. Seguirono oltre duecento anni di sfruttamento del territorio, un buio periodo in cui i proventi dell’affitto dei pascoli permisero a Siena di costituire la sua banca, a fronte di un progressivo impoverimento della Maremma, sempre più spopolata e paludosa. La situazione non migliorò col Granducato di Toscana dei Medici, che tra il 1565 ed il 1593 fece costruire mura “alla moderna” progettate per favorire l’avvistamento e permettere i tiri incrociati dall’architetto militare Baldassare Lanci. Ma la palude e la malaria ridussero Grosseto a poco più di un avamposto militare. Il riscatto della Maremma arrivò con l’avvento degli Asburgo-Lorena: dal 1765 con Pietro Leopoldo iniziò la bonifica, e, dopo la Restaurazione, suo nipote Leopoldo II: “Io sapeva la Maremma esser malata, quindi in me il desiderio di soccorrere prima si potesse alla provincia inferma e bisognosa di cure” disse il Granduca che non si limitò al prosciugamento delle paludi, ma rimodernò la provincia dotandola di strade, acquedotti, scuole e della ferrovia. Dopo l’unità d’Italia gli effetti durevoli di questi interventi condussero alla formazione di una agiata borghesia agraria che fece costruire villini liberty, impreziosendo i nuovi quartieri di eleganti strutture. L’ultimo colpo alla malaria venne con l’impegno profuso dal governo fascista: la legge Serpieri del 1923 ed il Testo Unico del 1933 fornirono gli strumenti giuridici per gestire i suoli e regolamentare i Consorzi Bonifica, il resto fu fatto da capaci tecnici e tenaci “badilanti”, che scavarono canali e realizzarono colmate.

Alla fine della Seconda guerra mondiale la bonifica era conclusa, ed i maremmani, finalmente emancipati dal pericolo della malaria, poterono coltivare una fertile pianura alluvionale; inoltre la Riforma Agraria del 1950, completamento di quella d’anteguerra, eliminò la maggior parte dei grandi latifondi attraverso la distribuzione dei terreni ai coloni. Ora si poteva frequentare la costa, e rapidamente Marina di Grosseto si popolò di famiglie e turisti. Dagli anni ’70 si ebbe una nuova consapevolezza del territorio: l’istituzione del Parco della Maremma, custode di ecosistemi intatti e preziose figure tradizionali come i butteri, nonchè la valorizzazione delle aree archeologiche e dei prodotti di qualità come il vino DOCG, hanno posto Grosseto all’attenzione di un turismo internazionale. Così, Grosseto è stata una scommessa vinta con onore e grande fatica attraverso i secoli: non l’hanno piegata paludi, malaria, guerre, dominazioni. Oggi entrando nel suo antico centro si può percorrere un itinerario costituito dai bellissimi musei, come l’archeologico e quello di storia naturale, passeggiare sulle mura esagonali, ammirare la Cattedrale ed il Giardino dell’Archeologia, e trovarsi a tu per tu con il granduca Leopoldo II, ritratto nella scultura che troneggia in piazza Dante. Ma l’identità di Grosseto è anche fuori dai confini cittadini: le sue spiagge, la macchia mediterranea, i cavalli bradi, i bovini al pascolo sorvegliati dai butteri, le frazioni medioevali Montepescali e Batignano, ed il silenzio che pervade di serenità questi immensi, luminosi spazi. 

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