Gli anni non sono passati invano per il Festival del Cinema di Venezia. Nel corso delle sue otto decadi di esistenza, il festival ha affrontato sfide e ha adattato il suo formato alle mutevoli dinamiche dell’industria cinematografica. Ha continuato a scoprire nuovi talenti, a premiare opere d’arte innovative e a riflettere le evoluzioni della società attraverso il cinema.
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La kermesse, guidata da Alberto Barbera, raggiunge la pietra miliare di 80 anni e c’è tanto da celebrare e da riflettere. È un momento per onorare le radici del cinema, esplorare come il medium abbia influenzato e sia stato influenzato dalla cultura globale. Con l’avvento di nuove tecnologie e formati, il Festival del Cinema di Venezia ha l’opportunità di continuare a svolgere un ruolo guida nel futuro del panorama cinematografico.
La kermesse è irrimediabilmente segnata dalle defezioni delle major d’Oltreoceano, “freezate” dallo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood giunto ormai al 116° giorno. Lo stesso direttore Barbera ha ammesso, nei giorni scorsi, come questa mobilitazione abbia creato una certa turbolenza all’avvio della nuova edizione. A partire dal film di apertura: “Comandante”, la pellicola di Edoardo De Angelis, con un attesissimo Pierfrancesco Favino, sostituirà “Challengers” diretto dal premio Oscar Luca Guadagnino. “Challengers” è stato infatti ritirato dalla selezione a causa dello sciopero degli attori che, secondo la produzione, non avrebbe permesso di dare al film il giusto rilievo mediatico tanto che la data di uscita è slittata ad aprile del 2024.
Una complicazione che, in realtà, potrebbe nascondere un’inaspettata opportunità per il cinema italiano. Venezia, per cause di forza maggiore, ha dovuto virare sulle produzioni indipendenti USA (più libere dai vincoli della serrata dei sindacati Wga e della Sag-Aftra), costretta (ma potrebbe non essere affatto un male) a dare più spazio al cinema italiano e a prodotti dal respiro europeo.
E così, l’80 esima edizione potrebbe svelarsi un trampolino di lancio per il rinascimento del cinema italiano, con sei film nazionali che accendono i riflettori su un nuovo immaginario artistico e narrativo.
Inoltre, domani sarà proiettato, in anteprima alla 80ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, “L’ordine del Tempo” ultima fatica di Liliana Cavani. Dopo ventun anni di silenzio (l’ultimo film risale al 2002 ed è “Il gioco di Ripley”, tratto dal romanzo di Patricia Highsmith) la novantenne Cavani è tornata al cinema, giusto in tempo per l’appuntamento con Venezia 80 e riceverà il Leone d’Oro alla carriera.
L’Ordine del Tempo di Liliana Cavani
Il film è tratto dal saggio omonimo del fisico Carlo Rovelli, sarà presentato fuori concorso. E se scoprissimo che il mondo potrebbe finire nel giro di poche ore? È quello che accade una sera a un gruppo di amici di vecchia data che, come ogni anno, si ritrova in una villa sul mare per festeggiare un compleanno. Da quel momento, il tempo che li separa dalla possibile fine del mondo sembrerà scorrere diversamente, veloce ed eterno, durante una notte d’estate che cambierà le loro vite. La regista è tornata dietro la macchina da presa e ha curato con Paolo Costello anche la sceneggiatura de L’ordine del tempo, che le è stato ispirato dalla lettura del saggio di Rovelli da lei stessa definito “fascinoso e un po’ inquietante”. La riflessione del fisico Rovelli sulla natura del tempo diventa così la trama essenziale di un film dolceamaro che narra la fine del mondo e, al contempo, il nostro presente. Prodotto da Vision Distribution, Indiana Production, Gapbusters e Rai Cinema
Film italiani in concorso
1. “Comandante” di Edoardo De Angelis
Il racconto dell’autentica vicenda del comandante Salvatore Todaro (interpretato da Pierfrancesco Favino) che salvò la vita ai marinai sopravvissuti all’affondamento del mercantile nemico. Ambientato all’inizio della Seconda guerra mondiale, quando Todaro è al comando del sommergibile Cappellini della Regia Marina. Nell’ottobre del 1940, mentre naviga in Atlantico, nel buio della notte affronta un mercantile armato che viaggia a luci spente e lo affonda a colpi di cannone. Deciderà poi di salvare i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all’oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino, come previsto dalla legge del mare. Per accoglierli a bordo è costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini.Scritto da Sandro Veronesi e Edoardo De Angelis. Il film è una produzione Indigo Film e O’Groove con Rai Cinema, Tramp LTD, V-Groove, Wise Pictures, in associazione con Beside Productions, in collaborazione con la Marina Militare Italiana e Cinecittà; la distribuzione è affidata a 01 Distribution.
2. “Enea” di Pietro Castellitto
L’Opera seconda del regista di Pietro Castellitto sfida le convenzioni narrando una storia complessa attraverso una lente intergenerazionale. Il film esplora i legami familiari, i desideri inespressi in un mondo inesorabilmente corrotto. Enea (Pietro Castellitto) rincorre il mito che porta nel nome, lo fa per sentirsi vivo in un’epoca morta e decadente. Lo fa assieme a Valentino, aviatore appena battezzato. I due, oltre allo spaccio e le feste, condividono la giovinezza. Amici da sempre, vittime e artefici di un mondo corrotto, ma mossi da una vitalità incorruttibile. Oltre i confini delle regole, dall’altra parte della morale, c’è un mare pieno di umanità e simboli da scoprire. Enea e Valentino ci voleranno sopra fino alle più estreme conseguenze. Tuttavia, droga e malavita sono l’ombra invisibile di una storia che parla d’altro: un padre malinconico, un fratello che litiga a scuola, una madre sconfitta dall’amore e una ragazza bellissima, un lieto fine e una lieta morte, una palma che cade su un mondo di vetro. Il film è prodotto da Lorenzo Mieli per The Apartment Pictures, società del gruppo Fremantle e Luca Guadagnino per Frenesy. Una produzione The Apartment, Vision Distribution, Società del gruppo SKY e Frenesy, in collaborazione con SKY, Prime Video e Giovane film.
3. “Finalmente Alba” di Saverio Costanzo
Saverio Costanzo ci offre un’introspezione toccante su un caso di cronaca che ebbe risvolti inattesi.”. Il viaggio lungo una notte della giovane Mimosa (Rebecca Antonaci) che, nella Cinecittà degli anni Cinquanta, diventa la protagonista di ore per lei memorabili. Una notte che da ragazza la trasformerà in donna. Ambientato nel 1953, la notte prima dell’omicidio di Wilma Montesi. Il caso Montesi è un fatto di cronaca nera italiana risalente al 9 aprile 1953 inerente la morte per annegamento della ventunenne Wilma Montesi (3 febbraio 1932 – 9 aprile 1953). Il fatto ebbe grande rilievo mediatico a causa del coinvolgimento di numerosi personaggi di spicco nelle indagini successive al presunto delitto, tra questi Piero Piccioni (nel film interpretato da Gabriele Falsetta), noto musicista jazz (conosciuto col nome d’arte Piero Morgan), fidanzato di Alida Valli e figlio di Attilio Piccioni, Vicepresidente del Consiglio, Ministro degli Esteri e fra i massimi esponenti della Democrazia Cristiana. Il caso ebbe grande risonanza sulla stampa nazionale attirata dalle complesse relazioni tra delitti, politica e vip. Prodotto Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside, società del Gruppo Fremantle. Una produzione Wildside con Rai Cinema, in collaborazione con Fremantle, in collaborazione con CIinecittà S.p.A, in collaborazione con Filmantion Entertainment.
4. “Lubo” di Giorgio Diritti
Giorgio Diritti ci porta in un viaggio emozionante attraverso “Lubo” la storia di un nomade, un artista di strada, un uomo che subisce una grande ingiustizia. Un film sul senso dell’educare, sull’amore, su leggi disumane e discriminatorie che generano un male che si espande come una macchia d’olio nella vita di chi le subisce, modificandone il percorso e i valori, producendo dolore, rabbia e violenza, ma nel caso di Lubo, anche la volontà di reagire con un immenso amore per la vita e per i propri figli. Il soggetto del film, liberamente ispirato al romanzo “Il seminatore” di Mario Cavatore edito da Einaudi, è stato scritto da Giorgio Diritti, Fredo Valla e Tania Pedroni. Il film è una coproduzione italo-svizzera Indiana Production, Aranciafilm con Rai Cinema, Hugofilm Features e Proxima Milano.
5. “Io Capitano” di Matteo Garrone
Il nuovo film di Matteo Garrone, regista di capolavori come “L’imbalsamatore”, “Gomorra” e “Dogman” ripercorre il viaggio avventuroso di due giovani, Seydou e Moussa, che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa. Un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare. Il film, scritto da Garrone con Massimo Ceccherini, Massimo Gaudioso e Andrea Tagliaferri, è interpretato dagli esordienti Seydou Sarr e Moustapha Fall. Il film è una coproduzione internazionale Italia Belgio, prodotto da Archimede, Tarantula, Pathé Pictures, Logical Content Ventures, Rai Cinema.
6. “Adagio” di Stefano Sollima
Una storia di vendetta e redenzione nella Roma di oggi. La pellicola segna il ritorno nella capitale di Stefano Sollima, dopo i suoi trascorsi americani e internazionali con la serie ZeroZeroZero e le collaborazioni con Taylor Sheridan: il sequel Soldado e l’action militare Senza rimorso. Per la conclusione della sua trilogia ideale sulla Roma criminale, iniziata con A.C.A.B. – All Cops Are Bastards e continuata con Suburra, Sollima si affida a un cast italiano all-star: Toni Servillo, Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea e Adriano Giannini. Al suo fianco tornano inoltre il fidato sceneggiatore Stefano Bises e il direttore della fotografia Paolo Carnera. Prodotto da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, Stefano Sollima per AlterEgo, con Vision Distribution.