La Patria è stata fatta da Eroi, spesso silenziosi, la cui Memoria tende a perdersi nella frenesia quotidiana. È la civiltà italiana che si basa su un popolo fatto anche di Eroi. Lo ricorda, a Roma, la facciata del Palazzo della Civiltà Italiana, ove è scritto che siamo «UN POPOLO DI POETI DI ARTISTI DI EROI / DI SANTI DI PENSATORI DI SCIENZIATI / DI NAVIGATORI DI TRASMIGRATORI».
L’epica figura del Comandante Salvatore Todaro, che sarà riscoperta dal grande pubblico grazie al film in uscita nel 2023, con il noto attore Pierfrancesco Favino nei panni del nostro eroico sommergibilista. Grazie al film, in quest’anno appena iniziato, rivivremo l’epopea del soccorso ai naufraghi del Kabalo, un gesto rimasto nel Libro d’Oro della nostra marineria. Il 16 ottobre 1940 Todaro, a capo del sommergibile “Comandante Cappellini”, dopo aver affondato il cargo belga Kabalo, che trasportava materiale dell’aeronautica inglese, decideva di raccogliere i ventisei naufraghi della nave nemica e di rimorchiarli su una zattera per 4 giorni nell’Atlantico. Quando si spezzò il cavo che tirava quella scialuppa, il Comandante non esitò ad ospitare i naufraghi a bordo fino a sbarcarli, incolumi, in un porto neutrale alle Azzorre. Lo straordinario comportamento di Todaro non sarebbe, però, stato apprezzato dal comandante tedesco, l’ammiraglio Dönitz, che lo avrebbe criticato aspramente: “Signori, – disse rivolgendosi ai colleghi italiani – io vi prego di voler ricordare ai vostri ufficiali che questa è una guerra e non una crociata missionaria. Il Signor Todaro è un bravo comandante, ma non può fare il Don Chisciotte del mare”. Todaro rispose alle critiche, con una frase lapidaria, riportata da molte fonti e mai smentita: “Gli altri non hanno, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle!”.
Rimorchiare i nemici con zattere per salvarli dal mare e poi addirittura ospitarli sul sommergibile non era solo una prova di umanità, ma significava mettere a rischio la propria vita e quella dell’equipaggio. Non ebbe mai dubbi il Comandante Todaro, che combatteva con coraggio e spirito da cavaliere antico, con lealtà e generosità, senza mai odiare il nemico.