Isola del Liri: un viaggio affascinante tra natura, religione, archeologia

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Di Harlock81 - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8797007

Isola del Liri, città dell’acqua e della musica, città identitaria, è figlia di uno dei fiumi più importanti dell’Italia centro-meridionale, che le dà anche il nome: il Liri. In provincia di Frosinone – in posizione strategica e perfettamente equidistante tra Roma e Napoli – il fiume Liri si biforca in due bracci, offre spettacolo e scherza con la natura, per dirla con le parole dell’abate Ferdinando Pistilli, dotto storiografo locale particolarmente attivo nella seconda metà del diciottesimo secolo.

Qui il Liri incornicia un paesaggio di rara bellezza, per la presenza di diverse cascate. Tra queste, primeggia la maestosa «Cascata grande», con caduta di ben ventisette metri in pieno centro cittadino, un unicum, che da secoli ha attratto e ispirato viaggiatori, studiosi e artisti, perenne simbolo identitario, sempre affascinante e vivo, nonostante le odierne problematiche connesse al rischio di esauribilità della risorsa idrica. La Città delle Cascate fu indiscussa meta del Grand Tour del settecento. Testimonianza illustre è il celebre dipinto del 1793 del pittore francese Jean-Joseph-Xavier Bidauld, esposto al Museo Louvre di Parigi, che ritrae proprio l’iconica Cascata grande isolana e il Castello Boncompagni. L’opera intitolata Vue de l’ile de Sora dans le Royaume de Naples, documenta il nome storico della città, allora Isola di Sora, che assunse l’attuale denominazione solo nel 1869.

Jean-Joseph-Xavier Bidauld, “Vue de l’île de Sora dans le royaume de Naples”, 1793

A dispetto di ogni possibile significato simbolico insito nel nome, Isola del Liri non è mai stata «isolata» ma è storicamente luogo-ponte tra natura, arte, industrializzazione, riconversione turistica, interazione e apertura al dialogo culturale internazionale.

Le rappresentazioni artistiche del Grand Tour contribuirono a far conoscere la bellezza del territorio nel contesto europeo e quasi inconsapevolmente ne svelarono la vocazione produttiva, evidenziando le enormi potenzialità legate alla forza motrice dell’acqua. Isola del Liri fu vera protagonista del complesso fenomeno dell’industrializzazione ottocentesca e la narrazione artistico-culturale dei luoghi non fece altro che anticipare ed accompagnare il processo di trasformazione economica della città, con la nascita di opifici, cartiere d’eccellenza e lanifici, proprio grazie alla portata, purezza, temperatura costante e ai molti salti di quota compiuti durante il percorso dal fiume Liri. Quando con la grande crisi industriale degli anni settanta, le fabbriche sbarrarono i cancelli, la città fu costretta a confrontarsi con un cambiamento radicale ma ciò che sembrava una fine si è rivelata un’occasione di rinascita. Oggi il patrimonio paesaggistico-naturale e il copioso lascito archeologico-industriale costituiscono un patrimonio turistico-culturale di ingente valore forse ancora non sufficientemente promosso, anche per carenze infrastrutturali. Così l’acqua che un tempo muoveva macchine e industrie, oggi muove numerose e operose associazioni costantemente impegnate nel faticoso processo di promozione e valorizzazione territoriale, muove idee e genera ulteriore bellezza e proficue relazioni.

Se l’acqua è vita, il fiume è movimento, e occorre lasciarsi trasportare dalla corrente del cambiamento. Oggi la valorizzazione del patrimonio archeologico industriale conduce a percorsi turisticispecifici nei quali il filo conduttore è sì quello dell’industria ma indissolubilmente legato all’ambiente ed ai paesaggi.

Così il Fiume assume soprattutto un significato simbolico e rappresenta la via ideale verso il rispetto dell’ambiente e verso la riscoperta del nostro Paese, unendo territori diversi, al fine di recuperare, conservare e valorizzare l’importante patrimonio culturale e paesaggistico che li caratterizza.

Un viaggio affascinante tra natura, religione, archeologia ed attività economico-produttive lungo le sponde del Liri e dei suoi affluenti che consente di aggiungere un ulteriore tassello alla ricostruzione delle vicende della storia locale ed al mosaico che rappresenta il Bel Paese. Il Verde è la definizione dantesca del Liri ed è il colore della vivacità della Natura, sia anche la tinta dell’auspicio in un futuro migliore.

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